10 Ottobre 2025
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10 Ottobre 2025

“Ma io sono fuoco”: il racconto del nuovo disco di Annalisa canzone per canzone

Un disco che brucia e illumina in undici tracce

Annalisa ritratto promozionale per l’album Ma io sono fuoco
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annalisa – ma io sono fuoco canzone per canzone

MA IO SONO FUOCO – TRACKLIST

Clicca sulla canzone per scoprire testo e significato.

  1. Dipende
  2. Piazza San Marco (feat. Marco Mengoni)
  3. Delusa
  4. Esibizionista
  5. Maschio
  6. Avvelenata (feat. Paolo Santo)
  7. Emanuela
  8. Chiodi
  9. Io sono
  10. Amica
  11. Una tigre sul letto continua a parlarmi

L’album si muove nel solco del pop contemporaneo, contaminato da sonorità anni ’80 e sfumature elettroniche di respiro internazionale. Un sound che sa essere nostalgico e attuale allo stesso tempo, frutto della sintonia artistica tra Annalisa, Paolo Antonacci e Davide Simonetta.

L’apertura, affidata a Dipende, è una scarica elettrica di energia e ironia: un brano che restituisce l’impeto emotivo del disco, tra rabbia e leggerezza, con versi che colpiscono come proiettili (“Ho pianto tutta la sera però non ti ho detto niente / A cena verrò con le mitragliette”). È un modo per dire subito chi è Annalisa oggi: una donna che conosce le proprie ferite e le sa trasformare in forza.

Poi arriva Piazza San Marco, il duetto con Marco Mengoni, dove il fuoco si fa malinconia e le fiamme diventano acqua. Una canzone sospesa, in cui le due voci si cercano tra lacrime e mare (“Quante lacrime nell’acqua tonica / sembrava di bere il mare”). In Delusa torna la rabbia, ma non come resa: è un urlo elegante, una rivendicazione di sé davanti al mondo. Le chitarre distorte accompagnano un testo diretto, dove ammettere una sconfitta diventa un atto di potere (“Credo che Gesù fosse una lei / Delusa”).

C’è poi l’ironia di Esibizionista, il disincanto di chi ha imparato a guardarsi da fuori senza smettere di crederci, e il magnetismo di Maschio, brano simbolo del progetto, dove stilemi lessicali anni ’70 e ’80 si fondono con sonorità ultramoderne. È un equilibrio tra nostalgia italiana e sound design internazionale, tra passato e futuro, tra sensibilità e istinto.

Con Avvelenata, in duetto con Paolo Santo, il racconto si fa più crudo: due voci si rincorrono e si confondono, raccontando la fragilità delle relazioni e il peso delle aspettative. È un brano che suona come una confessione condivisa, sincera e surreale allo stesso tempo. “Le caramelle non mi tengono su / Non sono una santa / Sono un’altra avvelenata”.

Emanuela invece ci porta in discoteca, tra luci stroboscopiche e malinconia, dove le emozioni si mescolano alle ombre dei corpi e alle riflessioni sul sentirsi umani, piccoli, fragili. “Siamo tutti molto umani, tutti piccoli così”: un verso che sembra scritto per essere gridato in mezzo alla folla.

In Chiodi l’amore diventa fuoco e guerra santa: un duello fatto di equilibrio e potere, dove chi ama rischia di bruciarsi ma continua a restare. E poi c’è Io sono, uno dei momenti più dichiarativi del disco: un brano che alterna autoironia e liberazione, in cui Annalisa si racconta ballando sopra i pensieri, trasformando il caos in identità. “Atmosfere tristi, mantra positivi, io entro, io pago, io sono”.

A chiudere il disco, Amica e Una tigre sul letto continua a parlarmi, due parti di uno stesso racconto, come un giorno che finisce per rinascere sotto altra forma. È qui che il fuoco diventa pienamente simbolico: non si spegne, cambia solo colore. Il tempo scorre, ritorna, ci brucia e ci culla. “Quando è tutto da rifare io mi posso trasformare, pensi che mi faccia male, ma io sono fuoco.”

Un disco intenso, viscerale, lucido. Un racconto di rinascita che, ancora una volta, dimostra come Annalisa non sia solo una voce della musica pop italiana, ma una delle più consapevoli, capaci di costruire una poetica in continua evoluzione.

Foto di Nicholas Fols

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