Annalisa torna con un disco che è insieme confessione e rinascita: Ma io sono fuoco (qui la nostra videointervista). Un titolo che suona come una risposta, ma anche come una dichiarazione di identità.
“Quando è tutto da rifare io mi posso trasformare, pensi che mi faccia male, ma io sono fuoco“: un verso, contenuto nell’outro Una Tigre sul letto continua a parlarmi, che racchiude il cuore pulsante del progetto, in cui la cantautrice sceglie di affrontare la vulnerabilità con forza, e la forza con dolcezza.
Il fuoco di Annalisa non è quello che brucia e distrugge, ma quello che trasforma. È la scintilla creativa, la fiamma che cambia la forma delle cose. E anche la copertina lo racconta: la tigre, simbolo antico di potenza e metamorfosi, rimanda al pensiero di Jorge Luis Borges e alla sua visione del tempo come un cerchio eterno — un fiume, una tigre, un fuoco che ci trascina, ci consuma e ci rigenera.
È il viaggio della vita, quello in cui Annalisa si riconosce: niente è mai statico, tutto evolve, e la chiave è sapersi trasformare. Con questa affermazione, la cantautrice rivendica la sua appartenenza a quella forza inesorabile che distrugge solo per poter rinascere.
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