5 Ottobre 2018
di Interviste, Recensioni
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5 Ottobre 2018

Da Oggi In Radio – Le Pagelle Dei Nuovi Singoli In Uscita il 5 ottobre: Alessandra Amoroso, Jacopo Ratini, Veronica Marchi e…

Come ogni venerdì ecco puntuale Da oggi in radio, la rubrica con le pagelle dei nuovi singoli in uscita da Alessandra Amoroso a Jacopo Ratini

Nuovi singoli
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Tempo di novità e come ogni Venerdì tempo della rubrica Da Oggi In Radio, redatta per noi dal nostro critico musicale Fabio Fiume che ha ascoltato in anteprima tutti i nuovi singoli in uscita quest’oggi in radio.

Come sempre c’è chi teme il resoconto del nostro Fabio, che ricordiamo essere personale ed espresso liberamente, ma non necessariamente corrispondente a ciò che ne pensa il resto della redazione di All Music Italia.

Si ricorda inoltre che i voti espressi alla fine delle mini recensioni non mettono in relazione alcuna artisti diversi tra loro. Essi sono soltanto una valutazione del brano ascoltato in base alla carriera di chi lo propone.

Alessio – T’amerò sempre

Chitarre d’apertura vintage e seguito danzereccio con riferimenti latini che arrivano un po’ ritardo rispetto alla stagione che stiamo vivendo. Nel cantato Alessio è un continuo ibrido tra ciò che ha provato più volte ad essere, cioè un cantante pop italiano e ciò che la reale carriera, pur di successo, gli permette d’essere, cioè un cantante regionale con pochi guizzi d’originalità.
Quattro ½

Alessandra Amoroso – Trova un modo

Parte come uno dei suoi classici lenti, ma poi evolve seguendo una melodia trascinante che riesce col ritmo ad alleggerire la voce di Alessandra che, di suo, corre il rischio di risultare troppo barocca ma che è indubbiamente riconoscibile, cosa che vale tantissimo. E poi la scrittura di Casalino è sempre scorrevole e piacevolmente memorizzabile.
Sette

Aris – Semplice 18

Ballatone senza infamia e senza lode. Semplice dimostrazione delle belle note che il nostro può prendere, che effettivamente sono molto belle e piene, ma quando la canzone scorre via tra frasi fatte e messe un po’ li una dietro l’altra, come se incollate …io mi sento semplice, mi scorre nell’anima che cosa non è l’amore che ho donato a te… insomma, un po’ di retrogusto amaro lo lasciano.
Cinque =

Giusy Attanasio – I’ me chiammo Marì

Sound pop pulito, di quelli che potrebbe far parte tranquillamente parte di metà dei dischi italiani. Cantato in dialetto anche quello pulito, senza inflessioni pesanti e volgari. Il testo certo ha tematica abbastanza inflazionata per l’ambiente neomelodico; vai, torni, non andare, vattene… pure se la resa generale, la forma canzone, è più classica che addentro allo stile neomelodico, per l’appunto.
Sei

Tiziano Bak Bacarani – Canzoni di sbronze

Sorta di Ligabue meno ruspante che lascia da parte il rock e prende a cantare brani da balera… C’è tanta strumentazione e questo potrebbe essere un bene, soprattutto per come essa è bilanciata e dosata. Il problema è che pensare che cammino possa fare un brano del genere, fuori da un circuito di localini di provincia appunto. E chiaramente piano piano, nel finale, sbronza chiama la sua rima prevedibile!
Quattro

Barile & St Luca Spenish – Pane e groove

Rap abbastanza essenziale nella base con testo che come al solito cade in parecchi clichè; c’inciampa proprio. Tipa, cash, bere, fumare, spararsi qualcosa… insomma anche uffà!
Quattro

Luigi Bianco – Fatico a scegliere

Perché scimmiottare vocalmente nelle cadenze Marco Mengoni? La sua carriera è ancora troppo scintillante per farla franca, soprattutto con brano del genere che musicalmente è un insieme di cose già sentite, spostando quindi l’attenzione per forza di cose sulla parte cantata.
Quattro

Cannella – Campo felice

Intro che fa tanto Coldplay ma che apre ad una forma cantautorale abbastanza personale, che è fotografia di un momento preciso, ben spiegato. L’arrangiamento avrebbe meritato un esplosione che non arriva; tenuta così la base, fa sì che la canzone resti per pochi, mentre avrebbe potuto giocarsi le sue carte per affermarsi.
Sei =

Laura Cervigni – Ripartire da zero

Voce un po’ plasticosa che si muove in un range prestabilito, senza regalare nessuna variazione, nessuna modifica né di tono, meno che mai d’intenzione interpretativa, che resta per tutto il brano fredda ed algida, distaccata. Una batteria vera avrebbe reso più pimpante il risultato finale.
Quattro

Andrea D’Alessio – Un altro mondo

Il gigante barbuto trova un brano in cui riuscire ad unire le sue doti vocali ad una fruibilità di massa, necessaria per emergere e non essere magari più solo una bella speranza. Curato l’arrangiamento vocale, su base elettronica accattivante ed incalzante.
Sette

Luca D’Aversa – Solo no

La voce mi ha fatto pensare ad artisti come Niccolò Fabi o Pier Cortese. Inciso che ha una bella apertura synth, che però spreca un po’ ribadendo un concetto in maniera decisamente ripetitiva. A volte sarebbe il caso di studiare un po’ meglio i testi, perché il discorso in generale non è affatto malvagio.
Sei =

Giorgieness – Questa città

C’è sempre qualche idea cattiva negli arrangiamenti dei Giorgieness; cattiva nel senso di forte, dispettosa’ non pulita, come un bulletto in mezzo a dei studenti modello. Ad esempio la batteria in disimpegno dopo il primo inciso, o la variazione incastarat nelle strofe, prima delle esplosioni degli incisi. Voce impertinente, adatta alla proposta musicale.
Sette

Vincenzo Incenzo – Je Suis

Lui ha scritto per tanti e qui è prodotto da Renato Zero e si sente moltissimo, tanto che questo brano avrebbe potuto tranquillamente interpretarlo il re dei sorcini. Incenzo di suo non ha una voce così riconoscibile e forse questo è il motivo per cui non è mai esploso come artista in prima linea. Questo brano, pur con testo molto buono, non cambia questo corso delle cose, tanto che pensi più a Renato Zero per l’appunto che a Vincenzo Incenzo.
Cinque

Inigo & Andrea Mirò – La tesi del coraggio

Bella pasta vocale anche se, già in disco, dà la sensazione di non restare così facilmente in nota. La scrittura comunque è essenziale, asciutta ma anche diretta, riuscendo a fare arrivare preciso ciò che racconta. A tenerlo in nota ci pensa comunque l’intervento della Mirò, che avrebbe fatto bene anche come interprete in solitaria di un brano del genere, appieno nelle sue corde.
Sei +

Andrea Lelli – La vita sai com’è

L’inciso ricorda molto da vicino Stop, Dimentica! di Tiziano Ferro che di suo già ricordava nella base varie cose internazionali, Fade to grey dei Visage e Cambodia di Kim Wilde su tutte. L’arrangiamento è figlio di lavoro di studio e null’altro.
Quattro ½

Veronica Marchi – Cose che danno fastidio

Originale racconto della propria esistenza, con un testo sagace in un certo senso di rassegnata consapevolezza ed accettazione di sé. Il tutto su una base elettronica, ritmata e non scontata. Voce gradevole che può raggiungere, se spinta, una sua riconoscibilità.
Sette

Nashley & Guè Pequeno – 3d Notte

Sono fuori con i miei, torniamo alle tre di notte. Beato te, mi verrebbe da dire! Pequeno ormai è più presente nelle produzioni musicali che il basilico sulle pizze napoletane. Nell’insieme il pezzo radiofonicamente funziona, pur non dicendo nulla che non sia stato ampiamente affrontato in nove su dieci pezzi in stile.
Sei

Nero – Anche solo un secondo

Base elettronica con cadenza ritmica regolare, senza mai una variazione. E’ l’intenzione interpretativa che sancisce dei punti di forza. Molto “mengoniana” nella sia essenzialità, ma la voce di Nero, per di bella pasta, non è così bella.
Sei +

Fabrizio Nitti – Una ragione per vivere

Per la serie: Una canzone per Sanremo! Una ballata di quelle che può avere un senso solo su quel palco con orchestra alle spalle, dieci telecamere puntate addosso, un pubblico spesso incartapecorito in platea e dopo una settimana il nulla.
Quattro

Peligro – Sorrisi altrove

Da un album che s’intitola stranamente Mietta Sono Io ( sarà contenta la cantante pugliese… in realtà Mietta è il vero cognome di Peligro ) si tratta di un rap abbastanza leggero, con base abbastanza scarna, canticchiato nell’inciso in maniera abbastanza intonata, con un linguaggio abbastanza pulito. Tutto abbastanza insomma, ma con gli abbastanza non è che si fa tanta strada.
Cinque

Quentin40 – Giovan8

Hip hop abbastanza regolare con effetti inflazionati dalla trap per l’inciso. Il linguaggio ormai è una crociata per me; è che adesso sarebbe originale non usare parolacce gratuite!
Cinque ½

Jacopo Ratini – Cose che a parole non so dire

Ratini è un cantautore capace e centrato, che non ha ancora ottenuto l’attenzione che meriterebbe. Anche stavolta la sua scrittura pulita, sospesa tra cantautorato italiano iconico e pop, arriva precisa e piacevole, non stupida ma nemmeno pesante. Siamo le nostre scelte, siamo i nostri pensieri e a volte siamo l’eco di chi tace… – racconta – segreti chiusi a chiave dentro la memoria, che spesso ti regalo sotto forma di sorrisi.
Sette

Valerio Scanu – Inciampando dentro un’anima

Carone firma ed è autore di sensibile intelligenza, mentre Scanu, che è tecnicamente impeccabile, esegue con padronanza ma forse qui con un po’ poca anima. E’ un bellissimo cantato ma è come se l’artista sardo si fosse tenuto a distanza dal sentimento del brano, rimanendo più attento alla nota precisa che all’emozione. Sicuramente Pierdavide l’avrebbe resa più sporca.
Sei

Scarda – Non relazione

Nome da rapper, fare cantautorale tutto sommato personale, con un testo bello esplicativo ma reso in maniera un po’ troppo ripetitiva, con strofe cantilenate ed inciso che si distingue solo per l’aver interrotto la liturgia delle strofe. Per una sigaretta spenta ce n’è sempre un’altra che ti tenta… ed effettivamente. Brano nell’insieme positivo ma bisognoso di qualche intervento esterno che lo diversifichi un po’ nel suo racconto musicale.
Sei

Sgs – Per non dimenticare

Che brutto testo! Che insieme di frasi messe assieme solo perché metricamente ci stanno. Su tutte Ma ora il tempo saprà, dire la verità e un ricordo sarà come riabbracciarvi tutti ancora… ed ancora soltanto il fango sa cancellare, piangere, ricominciare… Io ascolto e dico: “mah”!
Quattro

Michele Terralavoro – Altrove

Ballata noiosa sia nella forma canzone che nella voce che la propone , priva di colore o per lo meno di sfumature . Chitarra di base e qualche intermezzo elettronico nell’arrangiamento per cercare di variegare, cosa poi però svilita dalla voce che rende tutto piuttosto piatto.
Quattro