7 Luglio 2014
di Officina del talento
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7 Luglio 2014

Il Corriere stronca “Axforismi” e J-AX non le manda a dire

Antonio D'Orrico recensisce negativamente il libro di J-Ax sul Corriere della Sera e il rapper ci va giù pesante tramite i suoi social!

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In questi mesi abbiamo imparato a conoscere meglio J-Ax. Il rapper, grazie all’avventura come coach a The Voice of Italy è riuscito a catalizzare l’attenzione e a diventare un personaggio mediatico rilevante, soprattutto su Twitter, mezzo primario di diffusione dei suoi pensieri, gli ormai conosciuti axforismi, e delle sue risposte al vetriolo.

Ormai si è capito, se critichi J-Ax devi aspettarti la sua risposta, che lascia spesso senza fiato. Il sig. Aleotti non sa solo rappare ma sa anche andar giù pesante con le parole in altri ambiti, in nome della libertà d’opinione, squarciando il “velo di Maya” e ribellandosi, a suo dire, al mondo dello spettacolo troppo ipocrita.

Dopo l’esperienza nel talent di Rai Due, la Mondadori ha pensato di racchiudere gli Axforismi di J-Ax in un libro, subito balzato sul podio dei più venduti in Italia.

Antonio D’Orrico del Corriere della Sera lo ha recensito, e non ha speso parole d’amore, in primis per l’autore, in secundis per il prodotto.

Si parte con un sunto personale del giornalista sulla carriera musicale di J-Ax, che a ben vedere con il libro in sé non ha nulla a che fare: “Per chi non lo conoscesse, J-Ax (Alessandro Aleotti, quarantaduenne milanese) era un rapper che ha poi cambiato stile suscitando molte polemiche nell’ambiente. Secondo gli accusatori, J-Ax è un disertore, un traditore dell’hip hop, uno che si è venduto alla musica commerciale, al sistema (ogni generazione è uguale all’altra: non c’è niente di nuovo sotto il sole)“.

Si passa poi a riferimenti ben precisi e alle ormai consuete polemiche in salsa hip-hop, che in ogni caso continuano a c’entrare poco in una recensione letteraria: “Il suo vecchio amico Dj Enzo (Vincenzo Cerciello, quarantacinquenne napoletano) lo ha additato al pubblico ludibrio in un video minaccioso, intitolato Piccole puttane, che arriva a un passo dallo scontro fisico. E a Cerciello ha dato manforte Jad (Vito Luca Perrini, quarantottenne di Bollate), che con J-Ax aveva formato gli Articolo 31. Ma Alessandro Aleotti non si è lasciato intimidire e ha proseguito per la sua strada”.

Dopo questo incipit di fuoco parte l’analisi del volume, condita da una buona dose di sarcasmo: “Musicalmente parlando, però, le cose non gli devono essere andate come sperava e perciò ha cominciato a prendere in considerazione la carriera televisiva e (perché no? così fan tutti) quella letteraria. L’ex rapper ha raccolto i suoi a(x)forismi e il libro è entrato nella lista dei bestseller. Nei suoi pensierini J-Ax loda Raffaella Carrà (sua collega nel talent show The Voice, quello vinto da Suor Cristina) e Piero Pelù, altro suo collega in trasmissione, che avrebbe fatto «crescere i peli sul petto alla musica italiana»“.

Nel finale la stroncatura è totale, si ricorre anche al confronto “talentiano” The Voice-X Factor, e J-Ax si becca un bel 4 in pagella: “Ma soprattutto si capisce che da grande vuole fare il Morgan (il protagonista assoluto dell’X Factor italiano) della Rai. Ma di Morgan, J-Ax non ha il maledettismo e l’autenticità (pagata a caro prezzo), la classe culturale e l’umorismo. Il suo meglio è qualche vecchia battutaccia di gusto rapper come in questo pensierino: «Carla Bruni è il Che Guevara delle f*** di legno». Per il resto, come forse direbbe Dj Cerciello, quello di J-Ax sembra un problema di peli sullo stomaco, più che sul petto. La prefazione è di Bonolis“.

axforismi

Repentina la lunga replica di J-Ax, che arriva attraverso la sua pagina Facebook, e si apre con un’auto-recensione del volume seguita da ringraziamento ai seguaci e sottolineatura del successo commerciale: “Ovviamente è una stroncatura. È assolutamente lecito che a qualcuno non piaccia Axforismi. Le sue origini sono modeste; raccoglie le battute che tantissimi hanno richiesto di poter conservare in formato cartaceo pronunciate durante i mesi di The Voice, più molte altre inedite. È un piccolo volume tascabile da leggere sotto l’ombrellone o sfogliare quando si ha voglia di sorridere. Niente di più. E, proprio per questa sua immediatezza, ha dimostrato di piacere a molti. In meno di un mese dalla sua uscita è già un bestseller. È terzo in classifica fra i libri più venduti in Italia, con più di 20.000 copie vendute. È addirittura già in ristampa, perché in molti librerie è andato esaurito. Tutto questo solo grazie al vostro incredibile supporto!“.

Si insinua però il dubbio del rapper, che non si spiega perché una rubrica di altra levatura si “abbassi” a recensire il suo libro (parte inoltre la stoccatina al premier Renzi): “Ma com’è possibile, quindi, che un inserto culturale dedito a raccontare di saggi e libri “veri” decida, all’improvviso, di recensire nel suo spazio di punta una raccolta di battute? E che la recensione, poi, non parli nemmeno del libro, ma sia una scusa per insultare oziosamente il sottoscritto? Proviamo a “teorizzare” la cosa. È solo un esempio eh! Cose del genere non accadrebbero mai nel Paese degli 80 euro!“.

J-Ax illumina il suo pubblico e lascia ben intendere, senza mezzi termini, che a pestarsi i piedi l’uno con l’altro non sono certo solo i personaggi dell’hip-hop, come ci raccontava D’Orrico: “Può capitare che, magari, qualcuno decida di rilasciare un’intervista a un giornale o rivista concorrente e, sempre magari, scelga di pubblicare la propria raccolta di battute per un’altra casa editrice. Tutto questo mette in moto un battito di farfalle di ripicche e vendette varie che portano a un uragano scatologico che schizza verso la tua direzione mordendoti. E in questo Paese di cani da riporto sono tutti pronti a guizzare i muscoli quando il Sig. Burns della situazione ordina di “liberare i cani”.

Ma la battaglia non è battaglia se nel ticchettio della tastiera non si ricorre a qualche riferimento a sfondo sessuale. Perché è ormai noto che secondo tanti la frustrazione sessuale sia fonte primaria di critiche e non solo: “Perché dovete capire una cosa: nonostante l’ingiustificata aria di superiorità intellettuale, il mondo dell’editoria e quello della televisione sono identici. Esatto, l’unica significativa differenza con la televisione è che nell’editoria italiana nessuno scopa. Sui vari canali italiani potete vedere sciampiste che si prendono per i capelli e si minacciano di morte per torti subiti vari; beh, nei colossi dell’editoria accade la stessa cosa, solo che le persone che lo fanno non hanno capelli cotonati e gonne leopardate, ma giacche di tweed e lauree in lettere“.

Tu mi stronchi il libro? E io ti stronco la recensione! Detto fatto: “Per questo siamo arrivati a questa perla di critica letteraria di Antonio D’Orrico, noto vergatore compulsivo di fascette gialle. Fatemelo dire: in tanti anni di Hip Hop credo che questo sia il dissing più moscio che mi sia stato mai fatto. E la maggior parte dei rapper che mi ha dissato ha difficoltà a contare le ore su un orologio analogico. È scritto pure male, pieno di inesattezze e cazzate anacronistiche e assurdi tentativi di allungare il brodo per arrivare al numero di battute richiesto. Sembra dettato al telefono da qualcuno che ha appena googlato il mio nome a un tizio che non capisce la lingua di chi sta parlando, ma è costretto comunque a trascrivere perché ha una pistola puntata alla testa“.

Tu mi attacchi facendo sunti della mia carriera riferendoti solo alle diatribe con i miei ex colleghi? E io ti faccio il sunto della tua carriera! Ari-detto fatto: “Io invece ammetto di avere appena cercato D’Orrico e, a vedere dalle foto, sembra il tipo di persona che si toglie i denti prima di fare sesso. Ma questa è solo la mia opinione professionale di “disertore”. Ho anche scoperto, grazie al motore di ricerca, che il Sig. D’Orrico ha pubblicato un romanzo nel 2010 dal titolo “Come vendere un milione di copie e vivere felici”. Libro che sfortunatamente, dati di vendita alla mano, ha mancato l’obbiettivo stampato in copertina di novecentonovantottomila copie. Bisogna però dare atto anche dei successi di Antonio D’Orrico. Il suo manoscritto è stato opzionato da Hollywood, a quanto pare sarà l’oggetto esotico e che nessuno ha mai visto di persona che dovrà recuperare Indiana Jones nel prossimo film. Complimenti!“.

Nel finale sembra di rivivere le scene dei film di Rocky Balboa, con il gancio talmente ben assestato da gettare a terra l’avversario: “Quindi non ho niente da insegnare a una penna così importante, solo un consiglio: la prima cosa che ti rivelano, quando ti insegnano a scrivere, è di “non utilizzare i cliché”. E non c’è nessun cliché più grande del critico letterario col passato da scrittore fallito“.

Arriverà la risposta di D’Orrico? Magari con un rap in rima, come fatto settimane fa da Giovanardi al collega del rapper Fedez!