2 Agosto 2025
di Direttore Editoriale
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2 Agosto 2025

Syria risponde a un fan sul perché non pubblica più dischi. Dal licenziamento via mail da una major ai no del Festival di Sanremo

“Io non me ne sono mai andata”: la cantante rompe il silenzio e mostra il volto meno patinato del mondo della musica.

Syria in primo piano nel 2025, mentre condivide una lunga lettera sulle difficoltà discografiche
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Qualche giorno fa, Syria ha deciso di rispondere – per la prima volta senza alcun filtro – a un commento lasciato da un ammiratore nostalgico che, tra i complimenti, le chiedeva perché da anni non incida nuova musica. Ne è nata una sorta di lettera aperta che ha fatto il giro del web, toccando una domanda che in molti si pongono da tempo: perché Syria non canta più?

Non è certo la prima volta che la cantante riceve messaggi di questo tipo. Eppure, non si è mai distinta per risposte polemiche: ha sempre preferito il silenzio, lavorare a testa bassa e continuare il proprio percorso lontano dal clamore. Questa volta, però, ha deciso di esporsi con un post sentito, sincero, privo di vittimismo e, forse, con quel pizzico in più di umiltà che da sempre la contraddistingue.

La carriera, all’insegna della sperimentazione, di Syria

Syria, all’anagrafe Cecilia Syria Cipressi, debutta nel 1995 a Sanremo Giovani, portando sul palco una cover di Sei Bellissima di Loredana Bertè, distinguendosi per la sua voce ruvida e intensa.

Nel 1996 vince tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo con Non ci sto, diventando – tra l’altro – la prima cantante ad apparire in TV con un tatuaggio in bella vista, simbolo di una personalità libera prima ancora che fosse di moda esserlo. Il sodalizio con Claudio Mattone prosegue nei primi album, fino al 1998, quando Syria inizia a virare verso una scrittura più matura, affidandosi ad autori come Mimmo Cavallo, Mariella Nava e Gatto Panceri con l’album Station Wagon.

Nel 2000, arriva la prima vera svolta: Biagio Antonacci le produce l’album Come una goccia d’acqua e Syria si sposta verso un pop-rock di grande impatto radiofonico. Canzoni come Se t’amo o no, Fino al cielo e Maledetto il giorno la portano al successo nelle radio e nelle classifiche e il progetto conquista il disco di platino. Ma Syria non è una che ama stare ferma.

Nel 2002, l’incontro con Jovanotti la trascina verso un pop solare e disinvolto ma interpretato con convinzione. Nascono diversi brani tra cui L’amore è, che la riporta a Sanremo, e l’album Le mie favole. Di lì a poco, nel 2005, un disco che racconta la voglia di libertà e contaminazione: Non è peccato, con firme importanti come Tiziano Ferro, Mario Venuti, Jovanotti, Sarcina de Le Vibrazioni e Bianconi dei Baustelle.

Ed è proprio dal duetto con quest’ultimo che parte un nuovo pezzo di storia, in anticipo sui tempi. Syria si apre alla scena indie – quella vera, fatta di locali fumosi e dischi autoprodotti – e pubblica Un’altra me, un disco di cover di brani indipendenti. Si confronta con Perturbazione, Atleticodefina, Blume, Marta sui Tubi… un lavoro che oggi sarebbe osannato, all’epoca fu un gesto coraggioso. Lo abbiamo approfondito in questo recente articolo.

E se non bastasse, l’anno dopo si reinventa come Ayris, virando verso l’elettronica prima ancora che le popstar italiane scoprissero i synth. Un progetto simile a quello realizzato di recente da Elodie, Red Light.

Negli anni ‘10 continua a muoversi con discrezione ma coerenza: Scrivere al futuro, Syria 10 e 10+10, il suo primo best of realizzato live con un orchestra di cinquanta elementi, segna un momento che sembrava dovesse proiettare in alto e invece porta al blackout discografico.

La Universal Music, mancato per due volte il palco di Sanremo, la licenzia con una mail (un po’ come fatto di recente con Michele Bravi, vedi qui) e il Festival di Sanremo, evento fondamentale per mantenere in piedi la carriera di quasi ogni artista in Italia, soprattutto le interpreti, le viene costantemente negato nonostante brani firmati da Agliardi, Il Cile, Mauro Ermanno Giovanardi.

Syria sfiora il ritorno diverse volte, soprattutto con Morandi e Carlo Conti, ma i no arrivano inesorabili. I direttori artisti sembrano confermare quanto già noto: al festival o sei di moda o sei vintage da restauro, altrimenti è un probabile no.

Eppure Syria non si ferma: canta in teatro, si reinventa, partecipa a Star in the Star – e vince omaggiando la Bertè – ma rifiuta altri reality, rinunce pesanti ma necessarie per la sua idea di arte e musica. Infatti sceglie di dedicarsi ai progetti teatrali con Bellissime, per raccontare le grandi voci femminili italiane, Perché non canti più omaggio Gabriella Ferri, e oggi A questo punto la voglia, la pazzia con Tony Canto sulle tracce di Ornella Vanoni e del Brasile.

Syria ha scelto la musica dal vivo e il teatro, ha detto no ai reality preferendo rimanere restare fedele a se stessa. Scelte non facili, come potete leggere nella sua lettera di risposta al fan. Cliccate in basso su continua.

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