Sarah Toscano, Met Gala, la recensione dell’album.
A distanza di un anno e mezzo dalla vittoria ad Amici, Sarah lancia il suo primo vero album, una sfida davvero tosta da affrontare.
Cercare di mantenere intatte le impressioni positive conquistate da Amarcord, dal post Sanremo in poi non era facile, anzi tutt’altro. Di talenti che sono crollati e si sono sciolti come neve al sole ne abbiamo visti a migliaia negli anni, specialmente se usciti da un talent senza il sostegno di una voce da cantante tecnicamente perfetta e degna di essere chiamata tale fin da subito.
Con l’EP Sarah si era immediatamente intuito che non bisognava metterle pressione e che c’era bisogno di tempo, di studio, di approfondimento ma, soprattutto, pazienza. Chi arriva al grande successo, e lo mantiene, di solito è chi riesce a essere paziente e fare come le formichine: un giorno una briciola, il giorno dopo ancora e ancora fino a creare un nido sicuro senza mai avere un calo di tensione o attenzione.
Su queste pagine, più e più volte nel tempo abbiamo criticato (secondo la definizione pratica e tecnica del mestiere, non certo per antipatia personale e gratuita come spesso mal interpretato sui social) quando c’era da criticare ma anche elogiato e difeso Sarah quando c’era da elogiare e difendere, come vale per ogni singolo artista italiano. Questo è il turno degli elogi… con riserva.
Met Gala è funzionale al percorso di Sarah Toscano
Cos’è, a livello musicale, Met Gala? È un album d’esordio che, dopo una serie di ascolti, restituisce all’ascoltatore la sensazione di avere di fronte una giovane ragazza con le idee chiare, coadiuvata da uno staff artistico che ha saputo interpretare al meglio le eventuali richieste stilistiche.
Un album pop, puramente pop ma con sfumature country (Desco), dance (Amarcord), hip-hop (Match Point) che permettono di non trovarsi di fronte a un lavoro stantio e noioso e di rendere l’ascolto godibile nella sua interezza.
I cambi di ritmo e tempo sono importanti quando si ha a che fare con un album d’esordio: bisogna tenere alta l’attenzione e poco importa se possono esserci balbettamenti di qualche tipo, l’importante è mantenere medio-alto l’interesse d’ascolto.
Molto intelligente la scelta della tracklist, anche se non al 100%. Diciamo che siamo al 99%. Ragazz*, è un album d’esordio, bisogna vedere anche le virgole quindi non arrabbiatevi: possono essere tutti suggerimenti utili per il futuro.
Molti album di questo genere, a livello locale e internazionale, cercano di prediligere una costruzione e composizione dove la mega hit dell’artista sta al n.3, che, secondo storici studi sui livelli d’attenzione del pubblico, è il momento in cui l’ascoltatore generico deve trovare familiarità nella propria esperienza d’ascolto.
Seguendo questa piccola “furbata” (non è una regola fissa ma viene usata spesso), l’unica cosa che si poteva variare per renderla una tracklist perfetta era lo switch tra Amarcord e Desco, ma è un dettaglio.
È un album con una sola ballad pura (Semplicemente), due power ballad (Dopo di te e Maledetto ti amo) e tutto il resto up tempo: cosa giusta se pensiamo al fatto che parliamo di una ragazza di 19 anni che ha energia da vendere e che, per sua stessa ammissione, non ha ancora vissuto quelle sensazioni sentimentali che ti permettono di costruire ballad efficaci e di successo.
Ecco, se dovessimo trovare una definizione di Met Gala potremmo dire che sia funzionale al percorso di Sarah Toscano in questo momento.
Da Amarcord a Caos, l’uptempo è la sua dimensione
L’album si apre con la title track, Met Gala, e subito si capisce che le nostre orecchie navigheranno per i successivi 28 minuti attraverso melodie e arrangiamenti che inseguono, senza scimmiottare, quelli delle popstar americane di nuova generazione.
L’ispirazione è Tate McRae, ma c’è spazio per Sabrina Carpenter, Selena Gomez e non si dimenticano i riferimenti alle popstar più storiche come Taylor Swift o Jennifer Lopez in Match Point.
Semplicemente, Taki, Amarcord e Tacchi (fra le dita) le conoscevamo già, non c’è bisogno di ribadire che Amarcord sia una mini-hit, che Taki sia un livello sotto le altre e che Semplicemente sia una ballad molto carina e coinvolgente.
Desco è la più sperimentale dell’intero progetto, un mix tra pop e country inaspettato, in cui Sarah parla del suo presente ma, soprattutto, del futuro. È il brano che tratteggia al meglio ciò che è: la sua personalità in un mix tra follia e consapevolezza.
Maledetto Ti Amo, presentata al Red Valley, è catchy e radiofonica, una delle più immediate. Dopo di te, invece, rischia di passare inosservata: un po’ macchinosa e meno incisiva rispetto a Caos o Maledetto Ti Amo.
Nella parte finale arrivano i due brani più forti: Caos e Match Point. Si sente la mano diversa dei produttori Riccardo Scirè e Shune, che hanno optato per un approccio più adulto, rispetto a Gianmarco Grande (GRND), che ha curato Amarcord e altri brani con una cifra più adolescenziale.
Sono le due canzoni migliori di tutto l’album, piazzate in chiusura quasi a voler dire: “se non ascolti fino alla fine ti perdi il meglio”.
Considerazioni finali e voto di Met Gala
Al netto di tutto, Met Gala è un buon album, perfetto per il percorso di Sarah Toscano in questo momento.
Non è l’album dell’anno, non è un no-skip, ma è il miglior biglietto da visita che potesse avere. Ha dimostrato che bisognava solo aspettare, perché le potenzialità c’erano tutte.
Met Gala non definisce ancora la sua storia, ma ne traccia le prime linee guida. Adesso tutto è nelle sue mani: dovrà essere brava a tenere stretto pubblico e addetti ai lavori con qualità e serietà.
Voto: ★★★★★★★
Migliori canzoni: Caos, Match Point
Peggiori canzoni: Taki, Dopo di Te











