29 Novembre 2017
di Direttore Editoriale
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29 Novembre 2017

STREAMING CLASSIFICHE & CERTIFICAZIONI. Cinque lunghi mesi per capire che non funziona. Da Gennaio cambia tutto.

STREAMING CLASSIFICHE. Quando lo streaming è comparso nelle classifiche di vendita sono giunte diverse critiche.Ora qualcosa sta per cambaire

STREAMING CLASSIFICHE
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Streaming Classifiche & Certificazioni… grandi cambiamenti in arrivo.
Come in molti sanno dallo scorso 7 luglio FIMI ha iniziato a conteggiare lo streaming audio anche nelle classifiche degli album dando vita ad un classifica che mischia insieme ciò che viene acquistato con ciò che viene ascoltato.
A partire dal prossimo mese di gennaio però le cose cambieranno nuovamente. Andiamo a scoprire come…

QUALI SONO GLI EFFETTI DELLO STREAMING IN CLASSIFICA?

Prima di venire al punto dell’articolo partiamo da qualche considerazione su quanto successo in questi quasi 5 mesi di “nuova classifica”.
Questa novità, già applicata nel resto del mondo ( ma ricordiamoci che ogni paese ha il suo mercato con le proprie regole e peculiarità), ha dato via ad una vera e propria invasione di album di musica Rap in classifica oltre ad una pioggia di certificazioni per gli artisti appartenenti a questo genere musicale (ma non solo…). Come mai?

Semplice spiegarlo, il pubblico che segue la musica rap è composto per lo più da giovanissimi che, dati di mercato alla mano, sono quelli che acquistano i dischi fisici agli instore per poter incontrare il loro cantante preferito, o la ascoltano gratis da Spotify.
Basta in fondo andare a guardare le classifiche Streaming che pubblichiamo settimanalmente qui per accorgerci che, quasi sempre, i 10 artisti italiani più ascoltati, appartengono alla categoria dei rapper.

Se guardiamo poi l’ultima classifica di vendita di Top of the Music di FIMI/GfK possiamo contare sei dischi rap in Top 20, 16 in Top 50 e ben 28 in Top 100. Molti di questi dischi non sono nemmeno novità ma album usciti qualche anno fa. Questo è l’effetto dello streaming in classifica.

Ora, sia chiaro che noi non abbiamo nulla contro la musica rap che si sta rivelando un genere in continuo fermento, fresco e ricco di novità molto interessanti, ma nonostante ciò, è impossibile non accorgersi che lo streaming stia falsando in parte le classifiche e a pagarne il prezzo sono sia gli artisti pop emergenti o di “nicchia” che se prima magari riuscivano ad entrare in Top 50, oggi fanno molta fatica, sia i big della musica italiana, quelli che vendono ancora copie reali dei loro album.

Tutto questo noi lo avevamo previsto già mesi fa in questo articolo, usando come esempio Laura Pausini e Sfera Ebbasta e andando a dimostrare come, paragonando i loro rispettivi ultimi album, Sfera risultava avere più certificazioni della Laura nazionale, nonostante questa avesse venduto cinque volte tanto in fatto di dischi veri e propri.
Infatti alcuni grandi nomi della musica italiana come Pausini, Ferro, Ramazzotti etc… hanno un pubblico cresciuto con loro e legato al disco fisico; un pubblico fatto anche di giovanissimi in parte, ma sopratutto di persone non avvezze al consumo con le piattaforme di streaming.

Questa unione delle classifiche, come avevamo per l’appunto previsto, può (ed è questo che sta accadendo) danneggiare a livello di immagine tali artisti. I comunicati stampa fanno il loro lavoro e parlano di grande successo annunciando dischi di platino e d’oro ma senza specificare in che percentuale siano dovuti allo streaming e quanto alle vendite. Il pubblico di conseguenza non sa distinguere e può pensare che il primo nuovo rapper arrivato (pur con gavetta alle spalle in alcuni casi) riscuota più successo di un artista consolidato della musica italiana. Di questo passo, il rapper di turno con la velocità dei tempi dello streaming in un paio di anni potrebbe avere una bacheca con più dischi d’oro e platino di un artista che vende dischi da 20 anni. Questo è estremamente sbagliato e non segue un vero e proprio sistema meritocratico per tutti gli artisti.

Sta di fatto che l’introduzione dello streaming sulle certificazioni per gli album ha generato in questi cinque mesi dieci dischi di platino e cinque dischi d’oro per album di musica rap italiana. Traguardi mai raggiunti prima in questo lasso di tempo.

COSA CAMBIERA´DA GENNAIO?

Enzo Mazza, CEO di FIMI, Federazione dell’Industria musicale italiana dichiarò lo scorso mese di luglio:

L’integrazione dello streaming nella classifica album, segue quanto già avvenuto per i singoli digitali, in un mercato di ascolti sempre più integrati in cui l’acceso ai contenuti musicali non sembra poter essere limitato ad un solo tipo di supporto, ma richiede la capacità di osservare e riflettere il consumo reale e l’andamento effettivo del mercato. Questo genere di integrazione, sarà ovviamente considerata anche ai fini delle assegnazioni delle certificazioni oro e platino….” specificando poi:Questo metodo di conversione verrà rivalutato dalla FIMI ogni quattro mesi, quindi i prossimi “aggiustamenti” sono previsti per la fine dell’anno.

Ed ecco che a gennaio qualcosa cambierà per fermare l’ondata non solo di musica Rap, ma anche gli ascolti pompati dei grandi fandom che, tramite Streaming day di massa, ma non solo, rischiano di dare vita a classifiche contorte.

Prossimamente verrà dato annuncio dalla FIMI ma possiamo preannunciarvi che, con l’inizio del 2018, ad essere conteggiati per le vendite e le certificazioni saranno solo gli ascolti provenienti da account premium, ovvero quelli di chi paga un abbonamento ai servizi di streaming. Questo cambio di rotta non solo renderà più logica l’integrazione dello streaming, dando peso a chi comunque paga, se non un disco, un servizio, ma diminuirà considerevolmente il peso dello stesso su classifiche e certificazioni visto che, solo prendendo in esame Spotify, il servizio di streaming più utilizzato in assoluto, gli utenti che hanno sottoscritto un abbonamento a livello MONDIALE, sono 60 milioni. In Italia invece si parla di una percentuale inferiore al 20% degli utilizzatori totali, un dato non molto positivo.
Per quel che riguarda il metodo di calcolo tutto rimarrà invariato alla formula già spiegata qui.

Quindi non resta che attendere le comunicazioni ufficiali e vedere come questo nuovo cambiamento influenzerà classifiche e certificazioni… ma c’è un altro dubbio che ci incuriosisce, ovvero come saranno comunicate le classifiche di vendite del 2017 a fine anno visto che i metri di misura per il primo semestre (periodo in cui lo streaming non era considerato sugli album) sono differenti da quelli del secondo (dove è stato introdotto lo streaming)?
Del resto come aveva già fatto notare qualche mese fa PMI (vedi qui): “Un altro aspetto che andrebbe chiarito è come saranno stilate le classifiche di fine anno che vedranno gli album usciti dal 30 giugno in poi beneficiare anche dello streaming, mentre gli album pubblicati precedentemente saranno penalizzati…”
Aspettiamo di capire quale sarà la posizione di FIMI in tal senso.