17 Luglio 2017
di Direttore Editoriale
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17 Luglio 2017

PMI prende posizione riguardo al caos nella certificazioni FIMI/GFK in seguito all’inserimento dello streaming sugli album

A 2 settimane dall'inserimento dello streaming nella classifica e nelle certificazioni degli album PMI prende posizione. Ecco cosa dichiara..

pmi
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Dopo due settimane dall’inserimento dello streaming da parte di FIMI/GfK, PMI l’Associazione Produttori Musicali indipendenti, prende posizione al riguardo, alla luce anche degli errori scaturiti già nella prima settimana di certificazioni.

Qui di seguito il comunicato ufficiale che riceviamo e riportiamo integralmente. Lasciati dire che siamo felici di questo intervento da parte di PMI in quanto, come è noto a tutti, All Music Italia è stato tra i primi siti a manifestare forti dubbi (anche di diversa natura da quelli esposti da PMI) su questa importante modifica del sistema di rilevamento delle classifiche di vendite e delle certificazioni (vedi qui).

Caos certificazioni album Fimi/Gfk
FIMI non chiarisce GFK non pervenuto

Posizione Pmi

In questi giorni si è discusso molto sulla clamorosa debacle riguardante la compilazione delle certificazioni album Fimi/Gfk per i dischi d’oro e di platino in Italia.
Le classifiche e le relative certificazioni vengono commissionate da FIMI (associazione che raggruppa le 3 major) a GFK, noto istituto di ricerca, con criteri di compilazione decisi da Fimi stessa. PMI per anni ha contribuito a sostenere e pagare i costi delle classifiche (€ 40.000 annue) con l’auspicio di addivenire ad una condivisione dei criteri: nessuna delle nostre proposte è mai stata presa in considerazione. Quindi, rivelatisi vani tutti i tentativi di collaborazione, stanca di subire scelte monopoliste, PMI ha deciso di prendere le distanze.
FIMI ha comunicato nei mesi scorsi l’introduzione dello streaming degli album come elemento aggiuntivo alla redazione delle classifiche degli album.
La scorsa settimana PMI è stata invitata da Enzo Mazza (Ceo di Fimi) per la presentazione di questa nuova classifica e durante la presentazione abbiamo espresso dubbi e perplessità: perché 1:1300? Perché la fretta di partire da un giorno all’altro? Perché il cap al 70%? Perché conteggiare gli utenti free? Ci dimostrate che gli ascolti tramite playlist non entrano nei conteggi? etc.…Tutte queste domande non hanno trovato risposta alcuna. Anche in questo caso il nostro ruolo è stato solo quello di “invitati ad ascoltare” le decisioni prese da Fimi. Questa premessa ci porta a lunedì 10 luglio 2017, quando FIMI annuncia le certificazioni album settimanali contenenti lo streaming sia sul proprio sito che via twitter. Vengono informati artisti e case discografiche che, a loro volta, informano fan e media. Ma dopo qualche ora FIMI comunica che è tutto sbagliato e annulla le certificazioni settimanali degli album dicendo che per errore GFK ha calcolato gli streaming dal 1 gennaio 2017 e non dal 30 giugno 2017, come ci aveva anticipato durante l’incontro. E’ incalcolabile il danno d’immagine procurato agli artisti, alle aziende coinvolte e soprattutto ai consumatori: questo errore merita una spiegazione dettagliata da parte di GFK.
Abbiamo atteso fino ad oggi, ma nessuna risposta…nessuna posizione, con conseguente perdita di credibilità a danno dell’operato nel nostro settore. La domanda è: come mai FIMI (che paga le classifiche) difende a spada tratta GFK (che viene pagata per svolgere un servizio)?
E’ stata FIMI a commissionare l’inserimento dello streaming-album dal 1 gennaio 2017 anzichè dal 30 giugno 2017 oppure FIMI ha commissionato correttamente e GFK ha sbagliato?
Chi ha la responsabilità?
Un altro aspetto che andrebbe chiarito è come saranno stilate le classifiche di fine anno che vedranno gli album usciti dal 30 giugno in poi beneficiare anche dello streaming, mentre gli album pubblicati precedentemente saranno penalizzati. La posizione dominante di FIMI che decide i criteri in totale autonomia, che non apre al confronto e non diffonde i dati di vendita con le relative quantità, rende il tutto inattendibile. Questo episodio ci fa capire che questa non è la strada giusta per dare credibilità al nostro mercato: serve un tavolo di confronto per avere regole chiare ed uguali per tutti.