Dopo essere arrivato in finale a Sanremo Giovani con Spiagge, Senza Cri torna al centro dell’attenzione con un monologo andato in onda a Le Iene, scegliendo di usare la televisione generalista per raccontare identità, fragilità e responsabilità. Un intervento diretto, personale, che non cerca slogan ma parole necessarie.
Senza Cri, artista non binario, ha scelto di esporsi partendo da sé, mettendo in relazione la propria identità con la musica, due ambiti spesso oggetto di discussione anche da parte di chi non li conosce davvero. Il monologo si è sviluppato come una dichiarazione di esistenza prima ancora che come una spiegazione, lasciando spazio a un racconto intimo e privo di semplificazioni.
IL MONOLOGO DI SENZA CRI A LE IENE
Di seguito il monologo integrale pronunciato dall’artista:
“Sapete cosa hanno in comune la mia identità e la musica? Anche chi non ne sa niente ne parla. Sono una persona non binaria e i miei pronomi sono il neutro e il maschile. L’identità di genere di una persona non binaria si colloca al di fuori della dicotomia maschile-femminile.
L’innocenza mi portava a vivere e basta. Ma più crescevo e più c’era qualcosa da spiegare. Come se la mia esistenza non potesse essere motivabile in quanto viva, ma in quanto lecita. E quando il corpo cambiava, l’anima si faceva più piccola e chiedeva pietà. Ho stretto il petto fino a farmi male. E mi dicevano, ma così respiri? Ed io non conoscevo altro modo.
Solo chi conosce il peso dello sguardo degli altri si premura di non far mai piangere un paio di occhi. Credevo di essere un problema e mi chiedevo, ma perché non posso essere una pecora bianca?
Poi ho capito che essere l’anomalia, la pecora nera, era una responsabilità fatta di sofferenze, ma anche un percorso verso il futuro, il mio. E se la domanda è, ah è in un binario, e su che binario viaggia?
Io viaggio sul mio, verso una stazione in cui aspetto agli arrivi una società che ha voglia di fare una rivoluzione gentile, umana davvero.
Io sono Senza Cri e ho paura, ma anche coraggio. Il coraggio di non lasciare indietro nessuno, di ammettere che esisto, che sono. E quando finiranno le parole, quando finirò anch’io, continuerò a parlare tutto quello per cui vivo. La musica.”
Identità, responsabilità e musica come spazio di esistenza
Nel suo intervento, Senza Cri ha affrontato il tema dell’identità non binaria con un linguaggio personale, lontano da definizioni didascaliche, soffermandosi sul peso dello sguardo altrui, sulla necessità di giustificarsi e sulla difficoltà di crescere in un corpo che cambia senza sentirsi riconosciuti.
La metafora della “pecora nera” diventa il centro del racconto: non come etichetta subita, ma come condizione che nel tempo si trasforma in responsabilità. Un percorso segnato dalla sofferenza, ma anche dalla possibilità di aprire strade nuove, non solo per sé, ma per chi verrà dopo.











