8 Settembre 2023
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8 Settembre 2023

Coez e Frah Quintale: guida alle canzoni del nuovo album, “Lovebars”

Un disco che celebra l'amicizia tra i due rapper, parlando della necessità di investire nei rapporti.

Coez e Frah Quintale LOVEBARS
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Coez e Frah Quintale, così vengono raccontati i brani contenuti in “Lovebars“…

Era già scritto
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, A. Climenti; prod. Sine

“Era già scritto” dà inizio al viaggio di Lovebars. In questo brano Coez e Frah danno sfogo ai propri pensieri e raccontano le proprie storie, i sacrifici fatti per arrivare a questo punto della propria carriera con delle barre profondamente autobiografiche (“Sempre seguito la mia cazzo di visione / Con l’andazzo di chi ha il vento in poppa / E in bocca una canzone” – Coez; “Mi sono fatto qualche
pianto, poi ho detto basta / Messo una mano nella tasca / Ho un’idea che spacca” – Frah Quintale).

Coez e Frah mettono in chiaro da subito che i protagonisti di Lovebars hanno qualcosa di importante da dire e hanno intenzione di farlo come le regole del rap pretendono: anche quest’ultimo, infatti, è un elemento fondamentale del disco che unisce entrambi non solo in quanto genere d’origine, ma anche come attitudine, quella di chi lotta sempre finché non ottiene ciò che merita (“Se le persone hanno un talento / Opprimerlo non serve / La vita chiude porte in faccia / Entro dalle finestre” – Frah Quintale).

Terra bruciata
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, P. Paroletti; prod. Golden Years

Si prosegue con “Terra bruciata”, un brano che racconta la complessità del rapporto con se stessi quando si vive una condizione di confusione e non si fa altro che creare, appunto, “terra bruciata intorno”.

Siamo attratti da ciò che riflette il nostro animo e per questo, quando dentro sentiamo un senso di solitudine, scappiamo da tutto quello che sembra volerci stare accanto e, al contempo, lasciamo entrare dentro quel “diavolo” che bussa alle nostre porte.

Non tutto scivola / Non tutto ti darà / Il tempo che gli hai dato indietro” scrivono Coez e Frah, affrontando così la consapevolezza che dare non sempre significa ricevere qualcosa in cambio. Questo modifica profondamente la visione che abbiamo delle cose, oltre a causare una delusione tale da portarci a diventare nemici di noi stessi, trasformando i momenti di spensieratezza in un ricordo ormai lontano (“Ora che sono un nemico / Voglio tornare a quando per toccare il cielo ci bastava un dito”).

Lovebars
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, P. Paroletti, M. Sanchez, N. Wretelid; prod. da Golden Years

Il terzo brano dell’album è “Lovebars”, la title track che vede Coez e Frah complici in uno scambio di rime diretto, come fosse una conversazione tra amici trasformata in barre.

È in questo pezzo che l’amore subentra, diventando un tema centrale tramite un racconto inedito e originale: i due artisti esaltano la donna come matrice della propria ispirazione artistica in quanto figura affascinante e, al contempo, sfuggente, lasciando spazio all’immaginazione e alla fantasia (“Arrivi sui tacchi, te ne vai scalza / E non me ne accorgo nemmeno / In punta di piedi esci dalla mia stanza / Chissà se ci rivedremo” – Coez).

Ma per Coez e Frah la figura femminile non è solo questo: in amore ci si sostiene come farebbe un buon amico (“Baby stringimi le mani / Sei la mia migliore amica / La mia bro della vita” – Coez), ci si lascia andare e ci si sente liberi di essere autentici (“Sto parlando con il cuore / Scusa se dico cose fuori luogo / E’ solo perché sono in love” – Coez).

Fari lontani
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, A. Climenti, G. Maccarinelli; prod. Bruno Belissimo e Sine

I rapporti non sempre si concludono positivamente. “Fari lontani” sviscera il lato più doloroso della fine di una relazione, quando le cose non sono andate come dovevano e le colpe sono al centro.

Prendere le distanze non è facile, tagliare i ponti con chi “ti guardava le spalle” lascia un vuoto che, al contrario della solitudine, resta a lungo. Le lacrime solcano il viso ed escono da “occhi grandi come fari lontani”. Poi lasciano spazio ai pensieri che, purtroppo, non cambiano il modo in cui sono andate le cose.

Proprio quando sembra conoscersi a fondo e sembra impossibile pensare di poter ricominciare con qualcun altro, tutto finisce e l’altro diventa solo uno sconosciuto (“E adesso dove corri, dove ti nascondi? / Ora che non hai più segreti / Lacrime dai tuoi occhi, dove le nascondi”).

Alta marea
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, D. Petrella, R. Castagnola, S. Tartuffo, P. Paroletti; prod. Golden Years, D-Ross e Startuffo

“Alta marea” è un brano che riporta a quei momenti passati a desiderare il mare, ma solo se accompagnati dalla persona che vorremmo davvero al nostro fianco.

Due voci inconfondibili, due personalità dallo stile originale e ricercato: Coez e Frah Quintale mandano un messaggio positivo e malinconico allo stesso tempo (“Stai con me anche con l’alta marea”, “Non si vince da soli ma ci si allea”), sottolineando che la solitudine non è la risposta.

Il segreto per essere felici è sapersi ritrovare sempre, anche quando ci si perde, anche quando la notte e il mare sembrano allontanare chi già sembra distante.

Vetri fumè
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, J. D’Amico, S. Ceri; prod. da Ceri

Si prosegue con “Vetri fumè”, un pezzo che si propone come riflessione sull’incapacità delle persone di saper godere di ciò che hanno, creando così attorno a sé un grande vuoto che riflette quello interiore.

Non sempre basta la compagnia di qualcuno a riempire lo spazio, non sempre la fama è sufficiente. Al contrario, i “vetri fumè” del van sono la metafora che descrive la distanza che essi creano, appesantendo rapporti apparentemente saldi e allontanando le persone care.

La scalata al successo ha un lato nascosto, quello in cui si costruisce una gabbia attorno a chi l’ha tanto bramata, per poi odiarla. È lei, infatti, a cambiare tutto: dalla percezione che gli altri hanno di noi a quella che abbiamo noi del mondo (“Quante carezze si trasformano in schiaffi / Quanti abbracci poi diventano una gabbia?”). Ci illude che gioielli e lusso possano illuminare stanze buie in cui, in realtà, c’è spazio solo per la solitudine (“E in fondo un orologio al polso, una collana addosso / E’ solamente oro che brilla / Non rimetterà le cose a posto” – Frah Quintale).

Local Heroes
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, D. Bassi, F. Visocchi; prod. Bassi Maestro

Coez e Frah Quintale, insieme, su una base di Bassi Maestro vogliono celebrare l’hip-hop con un pezzo dal flow coinvolgente e gli incastri perfetti, scritti come solo chi conosce il rap può fare.

“Local Heroes” è il racconto di due ragazzi di quartiere che, grazie alle rime, si sono salvati da un destino che sembrava scritto. La cultura hip-hop è da sempre la colonna sonora della rivalsa di chi torna vincente nel proprio quartiere d’origine, diventando così un eroe per chi, invece, è rimasto.

L’attitudine e il rap old school sono ulteriormente accentuati dalla presenza di Bassi Maestro ai dischi, che sorprende con un breve skit alla fine del pezzo, e fanno da padroni in questo brano pensato per i più affezionati al genere e alla cultura.

Che colpa ne ho (qui il testo del brano)
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, J. D’Amico, A. Climenti, G. Maccarinelli, R. Puddu; prod. Sine e Bruno Belissimo

Segue “Che colpa ne ho”, un brano che ha come tema centrale il senso di colpa, un sentimento che sancisce momenti chiave nei rapporti perché, nel bene o nel male, ne cambia la rotta.

Nonostante ciò, i due artisti trattano il tema in un’ottica di guarigione, in quanto ha senso sentirsi male per aver commesso un errore solo se da esso si impara qualcosa. In alcuni casi, quindi, la colpa aiuta e crea un momento di crescita, senza necessariamente affondarci emotivamente.

DM feat Guè
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, C. Fini, A. Climenti, G. Maccarinelli; prod. Sine e Bruno Belissimo

In una dimensione come quella attuale, in cui i social hanno preso le redini della nostra società, è inevitabile constatare quanto anche l’amore e le relazioni sembrano evolversi e andare di pari passo con l’era che viviamo.

In questo brano, Coez e Frah Quintale raccontano le relazioni attraverso la metafora dei DM, lo strumento di messaggistica di Instagram. All’interno del pezzo si raccontano momenti di gelosia causati dai social: ormai la vita reale, gli sguardi che si incrociano per le strade hanno perso valore e conta più un messaggio online da una persona sconosciuta, che un rapporto vero e vissuto nella quotidianità (“Va sempre così / Fai la gelosa quando mi scrivono in DM / Scusa di cosa, io queste non le ho mai viste”).

È l’unico brano ad ospitare un featuring, una vera leggenda del rap italiano, ovvero Guè. Senza terminare mai la creatività e le rime, Guè dà al racconto un contributo fondamentale, sia nel flow che nello storytelling. Ha già collaborato sia con Coez che Frah Quintale in diverse occasioni, creando sempre una sintonia che si può dire abbia trovato massima espressione in questo brano contenuto in Lovebars.

Una luce alle 03:00
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, B. Ventura, D. Dezi; prod. Benjamin Ventura e Orang3

Si arriva quasi alla conclusione dell’album con “Una luce alle 03:00”, un brano che già dal titolo rimanda alla notte, a quel momento della giornata dove siamo tutti più fragili e pensiamo più intensamente.

È nella solitudine del buio che nasce una riflessione sulla distanza che, a volte, sembra prendere il sopravvento nei rapporti. Sentirsi lontani non sempre significa che sia arrivata la fine: talvolta la distanza sancisce solamente il momento giusto per imparare ad affrontare anche il buio (“Questi giorni dal sapore amaro restano / Mi dici resta un po’” – Coez), altre è il pretesto per realizzare l’incapacità di lasciar andare la persona che si ama perché, come scrive Coez, “minaccio di mollare tutto, ma è una finta”.

La “luce alle 03:00” è una metafora per indicare la voglia di darsi un’altra possibilità, seppur nelle difficoltà di un rapporto caotico, che guarda in direzioni diverse e che ha lasciato in passato tracce amare negli animi di chi l’ha vissuto. Ma, forse, alla fine di tutto serve solo imparare “a fare i conti col buio”.

Se esiste un Dio
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, A. Climenti, D. Dezi, M. Montalesi); prod. Esseho e Sine

“Se esiste un Dio” è un brano che, ancora una volta, racconta due declinazioni diverse del termine “rapporto”.

Nella prima strofa, Coez e Frah Quintale parlano della fine di una relazione amorosa che lascia dietro di sé rabbia e amarezza, nonostante il finale fosse prevedibile. E dopo essersi dati il peggio, è necessario tagliare il legame per ricominciare (“Istinto di sopravvivenza se ho imparato a stare senza te / Ma almeno ora posso ringraziarti anche del tuo veleno”).

La seconda strofa, invece, assume un significato diverso: il tema centrale è il rapporto con il lavoro prima della musica, una relazione anche in questo caso, difficile.

Aspettative
Scritta da S. Albanese, F. Servidei, P. Paroletti); prod. Golden Years

Con “Aspettative” si concludono le “barre d’amore” di Coez e Frah Quintale. Attraverso un flusso di coscienza, i due utilizzano il concetto di “aspettativa” per sviluppare da un lato il racconto di un ulteriore significato del termine amore e dall’altro il percorso verso il successo nella musica. In entrambi i casi, le aspettative sono sempre state alte e i cambiamenti necessari, ma fermarsi non è mai stato concesso.

Non c’è tempo per guardarsi indietro e questo contempla inevitabilmente la perdita di amori e amicizie che avevano un valore. A volte tornano in mente, ma nel presente non c’è più posto per il passato e chiedere scusa non serve più (“Ci hanno insegnato a buttare / Invece di aggiustare / Scappare invece di restare”).

 

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