27 Ottobre 2023
di Interviste, Recensioni
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27 Ottobre 2023

Pagelle singoli del 27 ottobre: Mecna così profondo è meraviglia! Convincente Alex Wyse mentre Lorenzo Licitra…

Le recensioni alle nuove uscite della settimana del nostro critico musicale

Pagelle Nuovi singoli 27 ottobre 2023
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PAGELLE NUOVI SINGOLI 27 ottobre 2023

Giove – Elastico

Voce a metà strada fra un registro maschile ed uno femminile, che però non viene sfruttata in questa sua peculiarità, lasciandosi confondere in un insieme di interventi che in alcuni momenti la metallizzano, in altre la rendono plasticosa. Troppo artificio rende la percezione del pezzo come qualcosa di finto. In cosa si dovrebbe percepire arte? Certo che non la si cerchi in quella di un computer, chiaro!
Quattro =
⭐⭐⭐⭐=

Lorenzo Licitra – Libero

Che lui sia un eccellente vocalist è cosa indubbia. Che abbia un po’ di difficoltà a trovare pezzi che lo facciano risaltare come deve, comincia però ad essere un problema mica da poco? Qui fra suoni elettronici a mo’ di clacson fastidioso, come quando non si cammina nel traffico ma quello dietro bussa lo stesso come un forsennato, e tu gli grideresti “cha c..beep..zo ti bussi, dove mi sposto”? Ripetitività inutili per un grido di liberazione che poteva anche essere spinto meno. Avere una bella voce può essere infatti un ulteriore problema, quella di volerla a tutti costi mostrare. Ma se il pezzo è brutto e brutto, e c’è poco da fare.
Quattro =
⭐⭐⭐⭐=

Johana – Tu

Ammetto di aver fatto a fatica a capire che l’incipit del pezzo recitava “Tu volevi me“, perché a volte bisognerebbe stare attenti un minimo alla dizione, visto che arriva “tu volevi ma“! L’arrangiamento è confuso fra il mondo elettronico, quello di uno strumento nemmeno a parlarne, e una sorta di marcia fieristica, su cui lei corre per farci stare dentro più parole, molte ripetute, nel minor tempo possibile. Sembra una corsa ansiolitica. Ci manca solo che venda fuori all’improvviso Dick Darstadly e gridi: “Matleyyyyyy fa qualcosaaaaa”! E per chi è troppo giovane per capire, non sa che si è perso! Recuperi.
Quattro
⭐⭐⭐⭐

Bugo – Rock ‘n’ roll

Sferzata rock per Bugo, non solo nel titolo, ma nelle chitarre spedite che guidano la canzone come suono principale. E’ una botta di vita piuttosto potente per l’artista che però non arriva così convincente dal punto di vista promozionale, nel senso che non gli riconosco un grande potenziale come singolo. E non è l’unico problema. Il tutto risulta un po’ fragilino a mio avviso, a causa di un testo piuttosto immaturo e un risultato generale debole, non così potente come un cambiamento del genere richiederebbe.
Cinque =
⭐⭐⭐⭐⭐=

Motta & Willie Peyote – Titoli di coda

Inedita accoppiata anche proprio per provenienza, l’uno dal mondo indie, l’altro che naviga a vista sul rap. Il pezzo però non decolla per via di un inciso che resta piuttosto monocorde. Bella però la chitarra elettrica che si sente in sottofondo, che magari avrei portato un po’ più in prima linea, anziché lasciarle solo il finale. Era una possibilità per dare un fulcro ad una canzone che scorre senza particolari sussulti.
Cinque
⭐⭐⭐⭐⭐

Comete – Qualcosa per te (Irene)

Pezzo ad alti e bassi questo del cantautore romano, che in genere non mi dispiace mai. Devo invece dire che stavolta trovo le strofe fastidiose proprio nel passaggio, quello balbettato, che in realtà aiuta a ricordarlo. L’inciso è più potente, incalza e trasporta e lascia altresì la voce aprirsi, mostrare le sue crepe che sono poi la personalità di Eugenio, quella che riesce con poco a strappare attenzione. Luci ed ombre, stavolta con l’ombra un po’ più marcata in un percorso invece sempre volto al bel tempo, almeno fi qui.
Sei=
⭐⭐⭐⭐⭐⭐=

Beba – Quello che odio di te

Diceva qualcuno: “il primo amore non si scorda mai“! Sembra averlo capito bene Beba, che fra tematiche musicali urban e un modo d’interpretare abile ad unire sia la modernità di discorsi rap ed un cantato per nulla precario e soprattutto personale, ci racconta come lo si cerca sempre in tutto quello che viene poi.

Avrei incattivito la base con qualche chitarra strong ad un certo punto, perché vanno bene le scelte di seguire un filone specifico, urban in questo caso, però se il pezzo richiama una maggiore forza, tu gliela devi dare. Ecco, una chitarra e una batteria magari ad un certo punto, in divenire, a rafforzare l’ultimo inciso, a mio avviso avrebbero dato più peso. Nell’insieme è comunque accettabile.
Sei
⭐⭐⭐⭐⭐⭐

Articolo 31 – Classico

In un mondo in cui i cinquantenni sparano addosso ai giovani e a tutto quello che non va del loro momento, gli Articolo, che sono cinquantenni a loro volta, se la prendono proprio col mondo dei coetanei. Lo fanno con una certa intelligenza, cioè ricordando tutto quello che non andava anche quando loro erano giovani e che oggi sembra normale, magari seguito dall’annosa frase “si usava così“. In più, spesso e volentieri, gli stessi cinquantenni si lasciano andare, social docet, a comportamenti non propriamente degni, supportati da un quantomai opportunistico attuale “si usa così, lo fanno tutti”.

Posso essere d’accordo con loro ed anche trovare carino il sound scelto per raccontare questa annosa sfida generazionale. Solo su una cosa (da quasi cinquantenne anche io) non transigo: la musica nostra era molto più bella, persino quando era musica di merda! E voi che mi leggete, un giorno direte la stessa cosa ai vostri figli come i nostri genitori la dicevano a noi!
Sei+
⭐⭐⭐⭐⭐⭐+

Giuliano Crupi – Luce

Delicata dedica d’amore per quello che si è disponibili a dare ma anche a richiedere, perché l’amore è forte se è reciprocità. E lui qui richiede di essere amato nonostante i suoi limiti, di andare oltre per abbracciarsi al fine e portarsi, reciprocamente appunto, con se, ovunque si va. Arriva di più la parte delicata dell’interpretazione, quella che sembra quasi rivolta ad una persona che, oltre che da amare, è da proteggere. L’irruenza invece con cui sale forse toglie un po’ di pathos al racconto, che però riesce a rientrare proprio con quella frase: “se mi abbracci ti porto con me, se mi abbracci mi porti con te“.
Sei+
⭐⭐⭐⭐⭐⭐+

Colapesce & Dimartino – Ragazzo di destra

Continuano ad uscire anticipazioni del loro nuovo album e stavolta i due cantautori siciliani di cimentano in una ballata non priva di umorismo e sarcasmo sul mondo che osservano, leggono e analizzano e denunciano in qualche modo. Il discorso qui si fa anche politico, mettendo in contrapposizione fazioni diverse che non possono incontrarsi e pure invece lo fanno; accade quando il terreno comune diventa la paura, l’incertezza o per contraccolpo la bellezza, quella oggettiva.

Mi hanno ricordato alcune cose dei primissimi anni 80, quelli che, nel mezzo della new wave e dell’elettronica, davano spazio ad un cantautorato proveniente dai 70 che si ammorbidiva un po’. Quello dove John Lennon o Bryan Ferry oppure persino certe cose di Elton John la facevano da padrone. Forse un pochetto troppo slow per la promozione. Comunque promossa, senz’altro.
Sei 1/2
⭐⭐⭐⭐⭐⭐✨

Diego Conti – I baci a scuola

Ballad rock pulito, quasi di tradizione. Conti trova nella musica la collaborazione del producer dei Rolling Stones, Andrew Loog Oldham, che ispessisce le sue basi di musicista saldo e concreto. La canzone ricorda il periodo degli amori scolastici, quelli che ci sembravano belli perché non avevano complicazioni da contorno, come la vita stessa. E quel ricordo torna ad ogni nuovo primo bacio, perché è l’emozione che resta la stessa. Perché il bacio è il primo step di un’intimità che spaventa, emoziona e fa fremere ogni volta. Un po’ di maniera nell’insieme, ma anche, come già detto, il pezzo nell’insieme è concreto.
Sei 1/2
⭐⭐⭐⭐⭐⭐✨

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