PAGELLE NUOVI SINGOLI 24 ottobre 2025 – i Bocciati da AMI
ALESSIO BERNABEI – PRIMO CAFFÈ
Di canzoni come questa ne sentiamo davvero tante, tutti i giorni, sia in Italia che, soprattutto all’estero ma non è tanto questo il problema, per carità. Ormai abbiamo fatto l’abitudine a questo proporre e riproporre costantemente canzoni con stesse melodie, armonie, riff e non si può tornare indietro.
Il problema vero è che Alessio Bernabei non riesce ad articolare bene le parole, cercando di inseguire uno stile di canto che non gli è mai appartenuto né da solista né con i Dear Jack/Follya.
Lui si è sempre distinto per la capacità di sapere cantare con grande controllo e tecnica, passando dalle note acute a quelle gravi con grande semplicità senza mai sforzarsi troppo e, soprattutto, facendo sempre capire tutto.
In questo caso si insegue questo stile sbiascicato, un po’ alla Irama, Blanco e compagnia, che però non gli appartiene ed è un peccato perché il brano non è nemmeno brutto, anzi…
E’ una ballad dove Bernabei cerca, di nuovo, di ritrovare la strada di casa per ritrovare se stesso. Totalmente autobiografico, ci sta, ma un po’ ripetitivo arrivati a questo punto e dopo ben quattro cambi di rotta artistica nel corso degli ultimi dieci anni.
Che sia davvero questo il momento della definitiva maturazione? Lo speriamo, però non con canzoni dove si perde parte del testo per la foga o voglia di inseguire qualcosa di attuale perdendo se stesso.
★★★★★
5
LORENZZA – COSE DA FARE
Il problema di Lorenzza è che sembra tutto troppo costruito alla radice. Quello che dice, quello che canta, quello che fa arrivare alle orecchie con le sue canzoni.
Al momento, Lorenzza ha l’aura di industry plant che pesa moltissimo e canzoni come questa sanno molto di “ok costruiamo una base così le persone empatizzano e dimenticano”.
Sembra tutto troppo costruito nelle parole, nella musica, nei testi e in ciò che appare sui social. Poi, per carità, magari la sensazione di disagio e le cose di questo passato che racconta nella canzone sono anche vere ma c’è sempre quel velo di artificiosità difficile da cancellare.
C’è il brasile, ci sono le favelas, c’è il riscatto, c’è lei che emerge da un contesto difficile: tutti elementi che servono per creare empatia con il pubblico ed è chiaro che si voglia andare in questa direzione perché la prima uscita di questa ragazza, qualche tempo fa, è stata un’ondata pazzesca di odio social, anche per colpa del manager che era (non sappiamo se lo sia ancora), lo ricordiamo, uno dei capoccia di Esse Magazine.
Averle messo determinate etichette, averla costruita così tanto a tavolino fin dal principio, non è stata una mossa vincente e adesso sembra quasi che si voglia correre ai ripari.
★★★★
4
AMALFITANO – MILLE VOLTE Sì
Provare a fare Rino Gaetano con i suoni di Sam Fender, un incrocio troppo strano che a tratti convince, a tratti no.
Amalfitano prova il grande salto nelle radio e nel mainstream cercando di mantenere fede alla sua natura musicale più indie e alternative, riuscendoci anche, ma perdendo completamente, o quasi, la sua identità in questo brano.
Lui è sempre stato una specie di Giovanni Truppi un po’ più commerciale ma senza mai andare del tutto in quella direzione, cosa che stavolta sceglie di fare.
Si poteva e doveva preservare l’identità, non sempre finire nel mainstream o provarci è la soluzione. In questo caso no, nonostante ripetiamo che il brano ha degli elementi che convincono ma, in percentuale, sono meno rispetto quelli che non convincono.
★★★★
4
CAPO PLAZA – CARAMEL
“Lei sa di Caramel e in stanza è senza freno”, “soldi che faccio e spendo”, “non so che stai dicendo ma per me vali zero”.
Insomma, temi nuovi per Capo Plaza anche a questo giro ma la cosa incredibile è che andrà virale o, comunque, fortissima su Spotify (piattaforma amata del e dal genere).
Classica base trap con un classico testo basico trap dove si citano soldi, donne e provincia di provenienza che manca come l’aria.
Qualcuno dica a Plaza che scrive la stessa cosa dal 2018. Salvate il soldato Plaza.
★★★★
4
MATTEO BOCELLI – PIU’ VELOCE DELLA LUCE
E’ chiaro che Bocelli Jr non abbia preso neanche un pelo artistico dal papà, fanno due mestieri completamente diversi e, forse, è un bene per certi versi. Il confronto lo avrebbe schiacciato, come già successo a tantissimi altri figli d’arte prima di lui.
Da qui, però, a fare canzoni pop d’amore di questo livello, non altissimo e assimilabile a mille altri artisti, ce ne passa e dispiace per certi versi.
Per quanto riguarda il testo, è molto semplice e banale a tratti, con frasi scontate su questa relazione che nasce dove lui si prende cura di lei, di loro insieme, senza un minimo guizzo letterario che possa diventare rilevante.
Matteo Bocelli è la semplicità, eccessiva e non in bene in questo caso specifico, trasformata in cantante che sta cercando di distaccarsi dal padre, perché è palese che questo e altri brani siano stati realizzati per potere dire quanto detto nel primo paragrafo: lui e suo padre sono due artisti per nulla accomunabili.
Bisogna farlo bene, però, con canzoni di elevata caratura perché qui giochiamo nel terreno della facilità estrema e neanche un gioco per Nintendo64 a livello facile era così tanto, per l’appunto, facilone.
★★★★★
5
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