21 Luglio 2025
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21 Luglio 2025

Willie Peyote dal palco contro Spotify: “Tutti tacciono mentre il suo fondatore investe in droni da guerra”

Il rapper torinese attacca Daniel Ek e si interroga sul silenzio degli altri artisti.

Willie Peyote critica Spotify per l’investimento nei droni
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Willie Peyote sale sul palco del suo concerto e “spara” dritto contro Spotify. Ma stavolta il bersaglio non è l’algoritmo. Il bersaglio ha un nome e un cognome: Daniel Ek, fondatore della piattaforma di streaming più utilizzata al mondo.

Un attacco frontale, diretto, politico. E soprattutto, condivisibile.

Daniel Ek investe nei droni da guerra, Willie Peyote attacca

Nelle scorse settimane ha fatto il giro del mondo la notizia che il fondatore di Spotify ha investito 600 milioni di dollari nella startup tedesca Helsing, azienda che produce droni militari autonomi usati anche nei conflitti in Ucraina.

In Italia il primo a esporsi sulla vicenda è stato Piero Pelù seguito da Nello Taver. In pochi in realtà, come fa notare Willie Peyote, si sono esposti sulla questione e contro Spotify. Il motivo? La paura di possibili ripercussioni sulla promozione della propria musica.

E Peyote a tacere sulla questione non ci sta. Queste le sue parole:

In questo pezzo che sto per fare si cita Spotify. In questo periodo tutti gli artisti si schierano per dire, ovviamente, Free Palestine o Fermiamo il genocidio a Gaza, che è sacrosanto da dire, dobbiamo ripeterlo sempre tutti.

Però, Daniel Ek, il proprietario di Spotify, nel frattempo ha investito 600 milioni di dollari in droni militari. E allora tutti gli artisti si schierano a favore dello stop al genocidio. Però poi nessuno dice un ca**o contro quello che possiede Spotify, che investe 600 milioni nell’industria militare.

Ecco sarebbe il caso di dire anche qualcosa in confronto di quello che possiede Spotify.

E tutti siamo su Spotify, non è che io posso cancellarmi da Spotify. Ma quel figlio di pu**ana spende 600 milioni di dollari per droni militari. E ne ha spesi 150 mila nella festa di insediamento di Trump. E nessun artista dice un ca**o. E a me sembra abbastanza un controsenso.

Parole forti, ma chiarissime. Willie Peyote prende posizione anche contro l’inazione politica e culturale, con una seconda parte del discorso altrettanto incisiva:

“Detto questo, ovviamente, se siete al mio concerto sapete da che parte sto. Ed è evidente che io sia a favore dello stop al genocidio e mi chiedo perché il nostro governo non faccia un ca**o e si esponga solo quando bombardano una chiesa.

Ma al tempo stesso mi chiedo perché nessun altro ca**o di artista dice un ca**o contro Daniel Ek. Perché i soldi che non dà a noi artisti li investe in droni militari…”

Perché Willie Peyote “non si può cancellare da Spotify”

Nel suo intervento, Willie dice una frase chiave:

“Tutti siamo su Spotify, non è che io posso cancellarmi da Spotify”.

Un’ammissione sincera e realistica: la maggior parte degli artisti – Peyote compreso probabilmente – non possiede i diritti sui master delle proprie canzoni. Quei diritti sono in mano alle etichette o ai distributori, e solo chi li detiene può decidere di rimuovere un brano dalla piattaforma.

Anche volendo, l’artista non può farlo in autonomia. E ovviamente non può chiedere di farlo a chi ha investito nel suo progetto.

È giusto spiegare questo cortocircuito perché bisogna rendere noto che gli artisti, salvo quelli realmente indipendenti, non possono scegliere dove sta la loro musica e quindi non vanno giudicati in tale senso.

Quindi sì, Willie Peyote resta su Spotify. Ma nel frattempo, usa il palco per far rumore dove conta. E il suo messaggio, a differenza delle playlist, non è filtrato da nessun algoritmo.