SALMO – LA CONFERENZA STAMPA
“Ranch” è un posto sicuro, un’isola felice che ho ricreato nella mia testa
In quel momento avevo bisogno di isolarmi e trovare un posto tranquillo dove ritrovare la mia creatività.
Ho lasciato i social, ci ho giocato parecchio per anni ma a un certo punto ha iniziato a pesarmi. I social sono un freno per la creatività, un freno. Ho messo i remi in barca e la creatività è esplosa.
L’album è venuto fuori da solo, nel periodo di lavorazione ho fatto la serie tv, ho scritto un libro e fatto una colonna sonora. In quel momento dovevo essere un’altra persona e il concetto di Ranch lo devo al personaggio che ho interpretato, Snake, perché si isola e trova la sua dimensione. Mi sono ispirato alla sua vita.
La scelta di mettere solo Kaos come featuring è stata doverosa, è quello che mi ha ispirato più di tutti. Da ragazzino ero megatimido, non riuscivo a parlare con le persone e cercavo di reagire alla timidezza.
Un giorno ho visto un live di Neffa e a un certo punto entra Kaos con la maglia di Punisher a mangiare il microfono. Lì ho capito che volevo fare la stessa cosa, lui è stato il primo a farmi capire cosa fare e nei miei primi dischi mi sono ispirato molto a Kaos. Per me è come chiudere un cerchio.
SALMO, IL NUOVO ALBUM RANCH E IL Tema dell’isolamento
Come detto, parte tutto da Snake che è in isolamento, uscivo da solo la notte per provare il personaggio. Sono stato molto tempo da solo, quando ho finito le riprese sono tornato in Sardegna e anche lì vivo da solo.
L’aspetto cantautorale è venuto fuori in maniera spontanea e credo sia l’inizio di qualcosa. Non volevo fare il classico disco rap, un pezzo come Incapace volevo farlo da molto tempo. Stavo cercando qualcosa di più ‘punk’ e volevo far capire che a volte è meglio l’intenzione della tecnica, perché non so suonare bene la chitarra.
Ho mollato il clic e ho registrato in presa diretta con un solo microfono dall’inizio alla fine.
LA Sardegna, come ha influito
“On Fire era già chiuso, inizialmente il disco partiva con un background molto filmico con lupo, passi e robe cinematografiche. Un amico mio mi manda un brano di Maria Carta, solo voce, Ave Maria Catalana. Speravo dicesse proprio queste parole e tutto era perfettamente a tempo con ciò che avevo già fatto e registrato.
È tutto pieno di segni nel mondo, devi avere le antenne per riconoscerle. Mi sono convinto quando ho letto le note, erano perfette per l’intro del disco ed era come se mi stesse dicendo di inserirla.
La Sardegna è importante, dovevo tornare lì per ritrovare il fuoco. Adesso vivo in collina e mi ha aiutato molto, se vuoi cercare qualcosa di creativo è il posto giusto.”
il Bilancio dei 40 anni
“La presa di coscienza è il fatto che il rap mi abbia dato la possibilità di uscire da un guscio e sentirmi sicuro di me. Il rap ti dà una scarica di ego, inizi a sentirti qualcuno, importante.
Ho passato tutta la vita a pensare di essere una persona dura, poi arrivo a 40 anni e mi rendo conto di essere una persona buona. Ho tirato una riga e ho capito di essere una brava persona e ne vado veramente fiero.
A una certa età tutti dovrebbero esaminarsi, senza vergogna, e capire chi si è. La sincerità è veramente bella e forse un po’ tutte le canzoni di Ranch hanno sincerità.
Conta Su Di Me ha questa cosa qui, è una canzone d’amore dedicata alla musica. Molti penseranno sia riferita a una donna ma non è così, è solo per la musica.
Crudele è il brano dove parlo della mia famiglia, dall’inizio alla fine. Ho avuto il coraggio di raccontare una storia vera, è una storia privata che avevo in testa da molti anni. È la mia Redemption Song, ce l’avevo come Bob in testa da anni e finalmente è uscita.”
“Non dico assolutamente che il rap di oggi non mi piace”
“C’è un sottobosco di rapper fortissimi oggi. Alcuni non sono poi così bravi ma non a livello tecnico… non mi piace come si esprimono, dovrebbero aprirsi di più, dire la verità, non parlare di terze persone. Molti non sono così sinceri.
Quello dei testi dei rapper è un argomento molto serio e devo stare attento a quello che dico, altrimenti parte il clickbite a manetta.
Allora, c’è questo problema della libera espressione. Forse la gente dovrebbe dare meno peso, meno peso alle parole, perché se tu dai peso alle parole nei testi dei rapper allora lo devi fare per il cinema e per tutto il resto. Cioè, le cose esplicite, la libera espressione non c’è solo nel rap, quindi anche basta dare la colpa ai rapper per quello che succede ai ragazzini, perché se io avessi dovuto dare retta a tutto quello che ho visto e a tutto quello che ho ascoltato, questo lo sarei in galera. Punto.“
IL NO A X FACTOR… avrei pianto
“Mi hanno messo davanti un computer con degli artisti che cantavano e davanti avevo una figura per rappresentare quegli artisti e io dovevo vedere gli artisti e poi parlare con la persona. Dovevo fare solo tre persone, invece mi hanno fatto fare dieci perché sono andato a ruota, ho iniziato a dire delle cose molto tecniche anche abbastanza dure e loro volevano quella cosa lì, volevano quel personaggio lì e mi hanno offerto i soldi, piano piano.
Ho fatto un po’ il stronzo perché ho detto che mi dai questo, vengo, poi mi hanno offerto, poi sono arrivato fino a un milione e alla fine ho mollato tutto, ma non perché non mi piace il programma, alla fine poi ho capito che l’avrei potuto anche fare, solo che in quel periodo avevo accettato di fare la serie tv e dovevo interpretare un personaggio che va completamente da un’altra parte e non volevo andare X Factor a piangere perché probabilmente sarebbe successo perché sono molto sensibile, soprattutto con la musica, non c’è niente che mi faccia piangere più della musica, quindi non mi vergognerei a dire che se avessi visto un ragazzino a 19 anni che si avesse cantato col cuore mi sarei messo a piangere, sicuro. Quindi forse non era il momento giusto.”
Foto di Bogdan ‘Chilldays’ Plakov











