18 Gennaio 2023
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18 Gennaio 2023

Niko Pandetta entra in sciopero della fame e lancia con una lettera gravi accuse dal carcere: “Stanno provando a distruggermi, non ce la faccio più…”

Il trapper parla di diritti violati, di richieste di colloqui rifiutati e di umiliazioni nel carcere di Opera

niko pandetta ricorso inammissibile
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E dopo Baby Gang, qualche giorno fa, un altro trapper, attualmente detenuto nel carcere di Opera, decide di scrivere una lettera. Si tratta di una delle rivelazioni discografiche dell’anno, Niko Pandetta.

Il 2022 si è chiuso con un 47esimo posto nella classifica FIMI degli album più venduti in Italia nel corso dell’anno e con due dischi d’oro, quello per l’album Bella vita, e quello per il singolo Pistole nella Fendi.

Ma non solo, l’anno si è concluso anche con la pubblicazione in digitale di un nuovo disco, Ricorso inammissibile, fuori sempre con ADA Music Italy, e con l’arresto a seguito della condanna a quattro anni per spaccio di stupefacenti.

A tre mesi dall’incarcerazione Niko Pandetta ha scritto una lettera dal carcere, resa nota sulle sue pagine social, per minacciare lo sciopero della fame in quanto non rispettato nei suoi diritti da detenuto.

La lettera di Niko Pandetta

Non è la prima volta che Niko Pandetta scrive, era già successo ad un mese dall’arresto dove, tra l’altro aveva voluto comunicare quanto segue:

“La verità è che nel 2022 siamo ancora pieni di pregiudizi e non esiste libertà di espressione o pensiero.

Ci insegnano che sbagliare è umano, che fa parte della vita e della crescita personale, ma poi chi sbaglia viene marchiato da chi muove veramente i fili di questo meccanismo antico e malato: magistratura, tribunali, carceri.

Le radio che non passano le mie canzone, qualche piattaforma che ignora totalmente la mia musica e le case discografiche che sono ingolosite dai miei numeri ma sono allo stesso tempo intimorite dal mio passato e dalle etichette che mi avete cucito addosso.

Mi hanno tolto la libertà artistica prima di quella fisica.”

Niko Pandetta lettera

La lettera scritta il 15 gennaio e pubblicata il 17  nelle sue storie Instagram muove accuse ben più gravi. Ecco la versione integrale della lettera del trapper:

“Sono passati 3 mesi.

Il giorno che mi hanno portato a Opera qualcuno ha festeggiato. Io mi sono fatto una settimana di isolamento senza poter parlare a nessuno, senza sigarette, senza niente. Solo con me stesso.

Dopo una settimana di isolamento mi hanno portato nella sezione tossicodipendenti senza farmi analisi di nessun tipo, ne nessun tipo di colloquio. Con la direttrice ci ho parlato una volta sola.

La sua priorità è stata chiamarmi a colloquio non per parlare della mia rieducazione, ne tantomeno per provare a capire le mie problematiche da detenuto. Ci ha tenuto però ad umiliarmi, come persona e come artista, dall’alto della sua ostentata superiorità ha giudicato me e la mia musica e mi ha fatto capire che in fondo non siamo tutti uguali, ma. questo lo sapevo già.

Ho fatto richiesta per i colloqui e le telefonate che mi spettano come detenuto ma continuano a rigettarmele. Vedo gli altri detenuti andare a colloquio con familiari e amici, a me negano, negano tutto nonostante non abbia niente di diverso dagli altri detenuti.

All’accanimento c’ero abituato, ma quello che stanno provando a fare ora è distruggermi, fisicamente e mentalmente.

Dimenticavo che per uno screen fatto in videochiamata tramite Whatsapp, fatto da un’altra persona e pubblicato su TikTok e andato virale, mi hanno sospeso le videochiamate e fatti rapporto e denuncia.

Non ce la faccio più a subire tutto ciò per questo sono a sciopero della fame e spero presto di essere trasferito in una struttura in cui i miei diritti di detenuto possano essere rispettati.

Non chiedo favoritismi, voglio solo ricevere lo stesso trattamento che le strutture carcerarie riservano a tutti gli altri detenuti.

Chiedo a tutti i mie fans e a tutti i miei colleghi artisti e a chi mi vuole bene di condividere questo mio messaggio in modo che possa arrivare un segnale alle autorità competenti in modo che possa scontare la mia condanna in serenità.

Fatemi pagare per i miei sbagli (reati) non per la mia musica.”

Questo è quanto scritto da Niko Pandetta che lancia, come avete potuto leggere, dure accuse al sistema penitenziario e, nello specifico, al carcere di Opera.

Una lettera che, casualità, arriva a ridosso della pubblicazione in formato fisico del suo album Ricorso inammissibile, fuori dal 20 gennaio in digitale con due nuove tracce, e dal 27 in CD.