5 Marzo 2024
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5 Marzo 2024

MACE annuncia l’uscita del suo nuovo e attesissimo album… “MAYA”

Un termine che esprimere la grande illusione che avvolge ciò che definiamo comunemente come "reale"

Mace Maya
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In uscita venerdì 5 aprile nei formati CD, 2 LP colorato e autografato e in digitale, “MAYA” (Island Records / Universal Music Italia) è il nuovo e attesissimo album di MACE, che il 18 ottobre 2024 terrà il suo primo concerto al Mediolanum Forum di Assago (MI), durante il quale proporrà al suo pubblico un’esperienza extracorporea, accompagnandolo in un viaggio attraverso OBE, OLTRE e MAYA.

MACE PRESENTA “MAYA”

Traducibile con “inganno“, “MAYA” è un termine che nasce dalla filosofia induista per esprimere la grande illusione che avvolge ciò che definiamo comunemente come “reale”, un velo che nasconde la vera Natura delle cose e di noi stessi.

Seguire questa visione significa esercitarsi a vedere l’universo come un unico organismo, interconnesso e immateriale; esplorare il mondo dell’inconscio, dell’invisibile, del segreto; scostare leggermente il velo della fisicità in modo da poter liberare lo sguardo sulle cose.

E qui entra in gioco la musica. Impalpabile e (quasi) immateriale, la musica ha infatti il potere di condurre altrove, di trasportare chi ne fruisce in dimensioni che evadono dalla realtà che percepiamo come oggettiva, schiudendone la porta.

Ed ecco che il nuovo album di MACE nasce anche da questa visione. Di fatto, da un lato troviamo il desiderio del produttore multiplatino di accompagnare l’ascoltatore in dimensioni immateriali, di percorrere un vero e proprio viaggio attraverso le atmosfere psichedeliche delle produzioni e di condurre le numerose voci ospiti fuori dalla loro zona di comfort, mentre dall’altro c’è la volontà di tornare ad un processo creativo che privilegi un lavoro collettivo. Proprio per questo, per la scrittura musicale del disco, MACE ha radunato 15 tra i migliori strumentisti italiani.

Mace Maya

“Volevo approcciarmi a un disco totalizzante, che nascesse dal contatto, non da tanti mattoncini separati. È una modalità molto diversa rispetto a quella che è in voga oggi: non singole session, ma periodi di vita vissuta insieme 24 ore al giorno per diversi giorni, nei colori delle campagne toscane, condividendo praticamente tutto, come un collettivo degli anni ‘70.

In particolare, avevo in mente i Funkadelic e il rock psichedelico, ma spesso non davo alcuna indicazione precisa. Volevo che la musica si materializzasse e noi fossimo semplicemente delle antenne, pronte a canalizzarla. Tante delle idee presenti in MAYA sono apparse così, dall’interazione tra i musicisti più talentuosi che conosco all’interno di una stanza piena di strumenti musicali: sintetizzatori, strumenti indiani, fiati, arpe, chitarre, percussioni africane… Ci sentivamo come i Pink Floyd a Pompei!”.