11 Febbraio 2023
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11 Febbraio 2023

L’ANALISI: Sanremo 2023, quale canzone per l’Italia all’Eurovision Song Contest?

Conosciamo i brani del Festival di Sanremo 2023, ma quale sarebbe il più adatto per l'Eurovision Song Contest?

Eurovision 2023
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Da Sanremo 2023 all’EUROVISION 2023

#1. LAZZA, Cenere

Dall’inizio della “cura Amadeus” (ma in realtà ancora prima, con Francesco Gabbani e Mahmood) l’Italia si è caratterizzata per una delle nazioni più disposte a sperimentare sul palco dell’Eurovision, portando ogni anno una sfaccettatura diversa della propria scena musicale e riuscendo anche a distaccarsi dagli stereotipi ormai inflazionati del bel canto all’italiana.

La canzone di Lazza si inserisce perfettamente in questo trend. Un pezzo pop rap di facilissima presa, con la cassa dritta di Dardust per un brano che può fare scatenare il pubblico di tutta Europa e allo stesso tempo riscuotere grandi consensi tra le giurie (specialmente considerate le ottime doti vocali di Lazza). Soprattutto: è un pezzo estremamente immediato e riconoscibile, anche in una finale a 26 – una caratteristica che all’Eurovision è fondamentale e rende Cenere un’avversaria pericolosissima per qualsiasi nazione.

Un pacchetto moderno, internazionale e di rottura non solo per Sanremo ma anche per il contest europeo, che ormai da diversi anni aspetta di premiare un pezzo rap contemporaneo dopo aver riscoperto il rock con la vittoria dei Måneskin. Ma soprattutto un artista schietto, preparato e che gareggia in musica con gli “occhi della tigre” di chi vuole vincere e prendersi tutto: l’atteggiamento giusto per riportare in Italia il microfono di cristallo.

#2. MARCO MENGONI, Due vite

Se Lazza rappresenta la novità e la rottura, Marco Mengoni è l’usato sicuro. Già in gara per l’Italia all’Eurovision 2013 con L’essenziale7° classificato con qualche rimpianto di aver potuto puntare a qualcosa di più – Mengoni ha lasciato Malmö con una nuova popolarità in Europa e un posto nel cuore di tanti eurofan. Il suo ritorno in gara a Sanremo è stato salutato con grandissimo interesse fuori dai nostri confini, e malgrado qualche perplessità Due vite è uno dei pezzi sanremese che stanno riscuotendo il maggiore successo nei sondaggi esteri.

Guardando alle nazioni che hanno già scelto e a quelle che hanno dato un’indicazione tangibile sul loro possibile rappresentante, l’ESC 2023 sembra configurarsi come un’edizione con molti pezzi up tempo e pochissime ballad. Due vite non reinventa la ruota, ma sarebbe un vero e proprio ritorno al bel canto all’italiana (che all’Eurovision ha sempre raccolto consensi, specie in tutto l’est Europa) con un brano comunque più moderno di Grande amore o della stessa L’essenziale. Una “coccola” che darebbe un effetto di familiarità, di eleganza senza presunzione, di Italia che fa l’Italia e lo fa bene.

Marco ha già partecipato, conosce l’ambiente, e tornare da artista ormai navigato potrebbe portarlo su un palco così importante con una sicurezza ancora maggiore. In una manifestazione dove tanti dei concorrenti sono esordienti o quasi, una vocalità e un carisma come quelli dell’artista di Ronciglione non possono non passare inosservati (soprattutto sul fronte giurie).

#3. MADAME, Il bene nel male

Un passo dietro l’accoppiata Lazza – Mengoni, Madame porterebbe sul palco di Liverpool Il bene nel malebrano elettropop con spunti trap, anch’esso immediatamente apprezzato dai fan dell’Eurovision e pronto ad incanalarsi nel filone d’innovazione che ha caratterizzato le ultime edizioni di Sanremo e l’impatto dell’Italia sulla manifestazione europea.

Al netto delle polemiche dovute alla vicenda legale che l’ha coinvolta nei mesi scorsi, Madame ha riscosso notevoli consensi fin dalla prima sera e molti si sono buttati su di lei anche come potenziale “outsider”, soprattutto per sfatare la maledizione che vede solo uomini vincitori del Festival dal 2015 ad oggi (fatta eccezione per Victoria de Angelis, bassista dei Måneskin). Il dubbio è se l’affaire-Green Pass falsificato possa pesare negativamente sulle sue chance, sia per quanto riguarda il risultato finale a Sanremo sia per il potenziale rimbalzo della notizia sui giornali esteri dovesse arrivare a Liverpool.

#4. ELODIE, Due

Da tanti anni ormai gli osservatori esteri più attenti vedono in Elodie una carta estremamente spendibile per l’Italia in chiave Eurovision, al punto da invidiare apertamente il suo potenziale dance/pop che certo non avrebbe nulla da invidiare a quello di artiste che l’hanno preceduta come la cipriota Eleni Foureira o la spagnola Chanel. Elodie mette in campo un profilo da popstar internazionale, sia a livello d’immagine che di proposta musicale: ballad e brani uptempo eseguiti con grande carisma, sensualità e personalità sul palco – tutti elementi che all’Eurovision pagano bene, specialmente agli occhi di un pubblico che ha dimostrato di apprezzarli particolarmente.

Poi non giriamoci intorno: Due non è il pezzo più forte della produzione di Elodie e tantomeno il più immediato all’ascolto. Quella dell’artista romana non sembra una partecipazione improntata a cercare la vittoria (si veda anche la scelta di portare la rapper Big Mama e un pezzo in inglese per la serata delle cover, entrambi elementi che potrebbero giocarle contro in ottica televoto) quanto a costituire un solido trampolino di lancio per l’uscita del suo nuovo album. La mia impressione è che il suo turno possa arrivare in futuro, ma in ogni caso non sia questo l’anno giusto per lei.

#5. TANANAI, Tango

Ultimo al Festival di Sanremo 2022 con Sesso Occasionale, Tananai ha spiazzato tutti tornando in gara con un pezzo dalle intenzioni diametralmente opposte: Tango, una ballata d’amore con dei riferimenti non troppo velati (anche se non strombazzati né colti da nessuno al primo ascolto, verosimilmente per una precisa strategia commerciale) al conflitto bellico fra Russia e Ucraina. Il video ufficiale, prodotto con filmati di repertorio di una coppia ucraina separata dalla partenza di lui per il fronte, ha riscosso grandissimi apprezzamenti fin dal rilascio e fatto rivalutare una canzone che al primo ascolto sembrava avere qualcosa in meno dell’ultimo singolo Abissale.

Dopo la vittoria dell’Ucraina allo scorso Eurovision, c’è da scommettere che la prossima edizione sarà fortemente improntata sugli stessi valori di comunità e solidarietà verso il popolo invaso che hanno caratterizzato il trionfo della Kalush Orchestra con Stefania. In vari modi, tanti artisti in giro per l’Europa stanno cercando di incanalare con la propria musica quel supporto, e Tananai potrebbe fare lo stesso con una messa in scena che racconti la storia di Tango in un linguaggio più diretto e immediato.

Il confine del percepito fra messaggio sincero e operazione ruffiana però è molto labile, si sa (basti pensare all’eco di polemiche che ha fatto seguito alla vittoria ucraina a Torino soltanto per la loro presenza sul palco nel mezzo del conflitto) e per scongiurare questo rischio occorrerebbe giocare di sottrazione, come si fece già cinque anni fa con la fortunata Non mi avete fatto niente di Ermal Meta e Fabrizio Moro quinti a Lisbona. In più i dubbi sulla resa vocale di Tananai, molto migliorata da un anno all’altro ma allo stesso tempo un passo indietro ad altri.

#6. ROSA CHEMICAL, Made In Italy

Rosa Chemical raccoglie il testimone di Achille Lauro (presenza fissa degli ultimi Festival e all’Eurovision 2022 in rappresentanza di San Marino) con un brano rap con inserti cantati, riferimenti alla tradizione musicale italiana (Tu vuò fà l’americano di Carosone) rivisti in chiave moderna per una proposta dichiaratamente divisiva ma destinata a fare ballare e inserirsi a pieno titolo nella lista dei tormentoni di questo 2023 appena iniziato.

Un brano così liberatorio e anche “spinto” nel testo e nelle intenzioni può fare scalpore a Sanremo, ma meno all’Eurovision, dove il glam e la fluidità sessuale hanno costituito una cifra fondamentale importante negli ultimi 25 anni. L’abbiamo visto già l’anno scorso, con Achille Lauro sostenutissimo in Italia e poi fuori dai qualificati alla finale di Torino – bollato dai più come una brutta copia dei Måneskin vincitori l’anno passato. In più una canzone come Made In Italy necessiterebbe di una messa in scena forte, storicamente il punto debole dell’Italia all’ESC: il timore di mettere in scena qualcosa di troppo parodistico giocando sul tema dell’Italia e degli stereotipi è comunque un fattore da cui non si può prescindere.

#7. PAOLA E CHIARA, Furore

L’attesa reunion delle sorelle Iezzi ha visto sul palco di Sanremo la realizzazione di una performance perfetta per l’Eurovision – sì, ma quello del 2008. Una dance anni ’00 che ricorda da vicino gli Alcazar ed il pop scandinavo, con tanti stilemi propri di quello che l’ESC era fino a una decina di anni fa (i ballerini fisicati, la coreografia, il key change) e che fuori dalla bolla dei fan sono percepiti sempre più come superati. La stessa Svezia, che sull’evoluzione di questa sfumatura del pop ha costruito la sua fortuna con ben due vittorie e sette top5 fra il 2011 e 2019, sta facendo una grandissima fatica a smarcarsi da quel filone che progressivamente sembra riscuotere sempre meno consensi in chiave europea.

Con tutto che le possibilità di vedere Paola e Chiara all’Eurovision sembrano piuttosto esigue, non è assolutamente detto che una proposta come Furore venga recepita come ci aspettiamo. L’Italia non ha una tradizione di pop femminile, tanto meno se in questa chiave retrò/revival: come potrebbero reagire le giurie e buona parte del pubblico europeo a questa operazione nostalgia che risuona da noi molto più che all’estero? Un azzardo che almeno a mio avviso ha pochissime chance di funzionare.

 

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