Qui di seguito potete scoprire le canzoni, tramite una “guida all’ascolto”.
INTRO
L’intro è l’ultima traccia ad essere stata scritta. Nata di getto e prodotta nell’arco di un paio d’ore, è stata pensata come un’apertura dal sapore di “comunità”, la stessa che il cantautore riconosce nel mare della sua terra, il Salento. A partire dalla scomposizione e decostruzione del grande classico popolare “Lu Rusciu de lu mare”, ha coinvolto amici – cantanti e non – chiedendo loro di registrare la propria voce. Ne è nato il coro che apre il disco, dando forma al nucleo narrativo attorno a cui si sviluppa l’intero lavoro.
APPARTENGO AL MARE
L’autore racconta la storia di Andre Dorno, compaesano e amico d’infanzia scomparso improvvisamente per un arresto cardiaco, e dell’impatto profondo che la sua morte ha avuto sul paese e sulla comunità dell’Atletico San Lorenzo (Roma), di cui era tra i promotori e gli attivisti. Uomo del popolo, sempre in movimento, viveva la lotta con naturalezza e quotidianità. Il brano non restituisce solo il dolore della perdita, ma soprattutto una nuova spinta, quasi elettrica: la volontà di costruire qualcosa di utile e condiviso, qualcosa che lui avrebbe voluto vedere realizzato. In suo nome sono nate iniziative popolari dedicate ai giovani, festival e progetti che, in un piccolo centro di provincia, sembravano irrealizzabili. E invece, all’improvviso, hanno preso forma. Questa vitalità collettiva ha profondamente colpito e commosso l’autore.
I PRIMI DELLA LISTA
I primi della lista affronta il tema complesso delle relazioni aperte e poliamorose. Trasferitosi a Bologna, il cantautore ha imparato a comprendere chi sceglie questa forma di relazione, pur riconoscendo – senza giudizio – che la sua natura resta monogama. Nelle poche relazioni aperte osservate come realmente funzionanti ha individuato un elemento comune: un dialogo diretto e costante. Un’immagine in particolare lo ha colpito e ispirato: quella in cui una persona non viene definita come “l’unica”, ma come “la prima della lista”. Una formula che restituisce il paradosso contemporaneo tra individualismo e nuove modalità relazionali più consapevoli. È stato il primo brano nato alla chitarra e ha tracciato la direzione sonora dell’intero disco.
2000 MAI
Molti testi del disco nascono da conversazioni informali, e 2000 Mai ne rappresenta l’esempio più emblematico. In un contesto sempre più individualista, ciò che si perde per primo è il confronto, soprattutto sui temi divisivi. Quando il cantautore incontra vecchi amici – quelli più lontani dalla sua attuale “bolla” – gli argomenti politico-sociali diventano improvvisamente terreno minato. Prevale la paura di scontrarsi, di scoprire visioni ormai troppo distanti.La risposta a questa distanza è stata scrivere un brano: il più ironico e leggero possibile, con un desiderio di cambiamento che rimane lì, sullo sfondo, chiaramente percepibile.
UNA BANDA LARGA
L’autore immagina un bambino degli anni ’80 che, guardando “Ritorno al Futuro”, prova a pensare al 2025: macchine volanti, progresso luminoso, possibilità senza limiti. In quella cameretta compaiono allora degli “spiriti corali”, dal suono vintage anni ’50, che gli preannunciano il futuro reale: una banda larga che connette ma allo stesso tempo ingabbia; un mondo sempre più definito, standardizzato, dove tutto diventa propaganda e merce da vendere; una contemporaneità che trasforma il locale e la territorialità in prodotto turistico; un presente che, diversamente dagli anni ’80, sembra aver perso fiducia nel domani. Banda larga è, di fatto, uno standard jazz futuristico.
CIT. feat. Nico Arezzo
Il brano nasce dal dialogo con Nico Arezzo – voce e complicità ideale – e dalla produzione di Filippo Bubbico, che ne amplifica il lato funk, soul e hip hop, creando un pezzo leggero, sarcastico, pieno di groove. De.Stradis vuole allo stesso tempo giocare e provocare. Un flusso ironico che intreccia citazioni musicali e frammenti di immaginario collettivo, rielaborandoli fino a creare qualcosa di nuovo e personale. L’idea alla base è quella di esplorare il confine tra furto e rielaborazione creativa, proprio come nell’arte visiva del Novecento, dove “rubare” significava reinventare. In questo senso Cit. diventa anche un esercizio di stile contemporaneo: in un’epoca in cui l’AI rimescola e ripropone, De.Stradis mostra come l’umorismo, la prospettiva e l’umanità restino insostituibili.

RIVIVERE feat. Giargo
Rivivere, dal carattere spiccatamente R&B e jazz, è un compendio onirico sul vivere il presente mentre si rilegge il passato. In quel periodo il cantautore ha conosciuto Giorgio (Giargo) e ha intuito subito quanto la sua voce potesse interpretare quella dimensione nostalgica. Il brano è nato di getto, senza analisi, senza bisogno di complicare. Impreziosito dal sax di Manuel Caliumi, jazzista affermato, è stato poi ridefinito da Filippo Bubbico, che ha dato al pezzo il respiro cercato: dal groove di batteria alle idee di pianoforte, il suo lavoro è stato decisivo. “Rivivere è forse il brano che più mi ha sorpreso, una volta conclusi i lavori”, racconta il cantautore.
TU SOMIGLI
Tu somigli, prodotto da Taketo Gohara, è un brano pop dalle sfumature soul, dove una scrittura evocativa si fonde con una vocalità intensa. Racconta l’apatia come distacco emotivo, parla di un passato più ingenuo, oggi distante, e descrive la fatica nel trovare un significato a ciò che ci accade. Le parole inseguono un pensiero confuso, in bilico tra il bisogno di sentire e l’idea che, in ogni caso, nulla basti davvero. Al centro, la figura dell’altro, simile a un ideale irraggiungibile, simbolo di un desiderio costante e mai appagato, destinato a riaffiorare ciclicamente.
PILATO feat. Lorenzo Pellegrini
Pilato nasce d’estate, al mare, con una chitarra tra le mani. È il brano più autobiograficamente legato al tema dell’amore dell’intero disco. Parla di rapporti a distanza, non necessariamente geografica, ma emotiva. Alla soglia dei trent’anni, il vissuto accumulato porta a costruire barriere: si diventa meno ingenui, forse più protetti, ma anche meno spontanei e meno capaci di lasciarsi coinvolgere davvero in una nuova relazione. De.Stradis ha trovato in Lorenzo Pellegrini la persona ideale a cui affidare lo sviluppo del brano. Pilato presenta un’armonia ricca, piena di possibilità, e Lorenzo, cultore della melodia e dell’armonia, ci ha lavorato con grande sensibilità, aggiungendo molto del suo all’arrangiamento.
UN VORTICE
Il brano racconta il senso di smarrimento e saturazione diffuso nel presente. In una società sovraccarica di stimoli, giudizi e soggettività esibite, ci si ritrova spesso come foglie al vento, ma al tempo stesso parte attiva di quelle stesse dinamiche. Le due sezioni di Un vortice incarnano questa dualità: da un lato, l’ammissione sincera del proprio disorientamento; dall’altro, un’esplosione liberatoria che restituisce tutta la destabilizzazione generata dalla contemporaneità.
NON MI CAPISCO
La canzone chiude il disco per una ragione precisa: è pensata come una sorta di bonus track. È il primo brano che il cantautore ha deciso di produrre interamente da solo e, al tempo stesso, quello che ha richiesto più tempo. La prima idea risale a quattro anni fa, ma solo dopo un lungo periodo è arrivata l’ispirazione necessaria per proseguire. Anche la scrittura ha richiesto un’attesa: in questo pezzo contano la ripetizione, il suono, il mantra, e serviva un’intuizione capace di raccontare in modo essenziale un tema profondamente esistenziale. La cura meticolosa di ogni dettaglio – suoni, modulazioni, automazioni – è stata per il cantautore un piacere assoluto. Non mi capisco rappresenta la chiave che unisce due aspetti spesso presenti nel suo album: la complessità della scrittura e la semplicità che ha cercato di esprimere in questo disco.











