Cassandra, così la band racconta i brani contenuti in “Un glorioso disastro“…
Bonsai
Avere un oceano di idee, pensieri e paranoie racchiuso in uno spazio così piccolo come il nostro corpo. Essere plasmati da tutto ciò che ci circonda, dalla visione che hanno le persone di noi, in eterno contrasto con quello che invece vorremo essere. Il gusto di disattendere queste aspettative, il piacere di sbagliare.
Ça va san dire
Mentre tutto intorno scorre veloce, viva i pomeriggi sprecati in attesa che la vita segua il suo corso. E voi non preoccupatevi… a noi sta bene così.
Crac!
Controllare tra le crepe della vita se c’è uno spiraglio. Cercare inutilmente un ordine dove il caos la fa da padrone, mentre si ha la netta sensazione di ballare sul tetto mondo, ma fuori tempo.
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Le brutte dipendenze sono quelle che pensiamo non lo siano o che non riguardino noi, mentre invece ci scavano e ci divorano. Questo pezzo era così pesante che cantarlo come una filastrocca era l’unico modo per arrivare in fondo senza tirare un cazzotto al muro.
Ad occhi chiusi
Una canzone da portare sulla luna per fare l’amore a gravità zero.
Malinconica movida
L’acqua passa ma le ferite rimangono insieme al fango e alla melanconia. Sempre.
M’annoio
Fissare le nuvole dalla finestra di un bagno mentre fumi l’ultima sigaretta ti fa rendere conto che tutta la libertà della quali pensavi di aver bisogno è solo un grande sbadiglio.
Kintsugi
Andare a pezzi è inevitabile: succede a tutti e va accettato. Poi però bisogna ricomporsi, perché la vera sfida è tornare ad essere meglio di prima, fare in modo che le nostre cicatrici ci rendano unici e che le fragilità siano punti di forza e di perfezione.
La festa è finita
Per ogni festa c’è una fine e in ogni fine c’è qualcuno che rimane fregato. Noi vogliamo una festa che faccia casino, che brindi al presente e svegli il futuro.