31 Ottobre 2025
Condividi su:
31 Ottobre 2025

Caparezza videointervista, “Con Orbit Orbit sto di nuovo bene con me stesso, è il mondo che va migliorato”

Caparezza racconta il viaggio di Orbit Orbit e la sua rinascita personale

Caparezza intervista All Music Italia
Condividi su:

Intervista video a Caparezza in occasione dell’uscita del nuovo album Orbit Orbit, un progetto concettuale e visionario ambientato nello spazio metafisico. Un disco che, tra acufene, ipoacusia e una lunga lavorazione, rappresenta forse la sfida più complessa della carriera dell’artista pugliese.

Caparezza torna con Orbit Orbit, un concept album che unisce musica, fumetto e riflessione sociale, e che segna un nuovo capitolo nella sua evoluzione artistica. Ai nostri microfoni ha raccontato la genesi del progetto, partendo proprio dalle difficoltà personali e creative affrontate durante la lavorazione.

“Orbit Orbit” – la rinascita di Caparezza

Partiamo dalla tua salute, un tema che accompagna anche questo nuovo lavoro. Come stai e quanto ha inciso questo momento sulla scrittura?

In questo momento sono felice di aver pubblicato questo disco. È stato un percorso lungo, molto difficile, ed esserci riuscito è una grande soddisfazione. Per quanto riguarda il mondo intorno a me, c’è tanto da lavorare a livello sociale e politico“.

“Orbit Orbit” è un album che sembra dialogare con il mondo del fumetto e con il Caparezza bambino che sognava di diventare disegnatore. Da dove nasce questa idea?

Volevo creare un’opera fuori dal tempo e dallo spazio, un disco universale che superasse i decenni e non avesse legami con ciò che ascoltiamo oggi. Pesca da altre epoche. Inevitabilmente, però, finiscono dentro riferimenti sociali, anche se questa volta ho cercato di domarli: li ho solo incastonati nelle canzoni“.

Cambiare metodo di lavoro

Quanto è stato difficile cambiare approccio rispetto ai tuoi album precedenti?

Non difficilissimo. Il mio modus operandi è sempre stato quello di partire da un immaginario: immagino un contesto e ci disegno intorno la musica, come se fosse una colonna sonora. Nel primo disco c’era Jeeg Robot d’Acciaio, in Dalla parte del toro una corrida. In questo invece tutto è ambientato nello spazio: ho solo rafforzato il legame tra fumetto e musica“.

Tra fumetto e musica: due mondi che si completano

Tra le due forme d’arte, fumetto e musica, da quale ti senti più soddisfatto?

Sono soddisfatto in egual misura. Erano due scogli da superare e riuscirci è la soddisfazione più grande, quindi non faccio figli e figliastri. Però… il fumetto non l’avevo mai affrontato, era un’incognita. Quando mi è arrivato a casa ero su di giri, mi ha fatto l’effetto del mio primo disco. Un’opera prima ha qualcosa in più in termini emotivi“.

Hai paura che un album così legato al mondo del fumetto possa allontanare una parte del pubblico?

Più che allontanare, so che ci saranno persone non interessate al fumetto, ma va bene così. Io sono spinto dall’amore verso la materia e non sono interessato a ciò che accade dopo, in termini di fruizione. So di essere onesto con me stesso: sentivo di fare questo e se qualcuno non sarà interessato, pazienza. È nell’ordine delle cose“.

I fumetti per capire “Orbit Orbit”

Quali fumetti consiglieresti a chi vuole entrare nel mondo di Orbit Orbit?

Cominciamo da Storie nello spazio profondo di Bonvi e Guccini, poi metto dentro Moebius con Arzach e come terzo Shangri-La di Bablet, così facciamo contenti tutti i fan italiani e francesi“.

Con quest’opera senti di aver fatto pace con il bambino che sognava di disegnare fumetti?

“Ero consapevole che non sarei diventato un fumettista e non mi è mai dispiaciuto diventare un musicista. Non è stato il primo amore ma è stato comunque travolgente. Sono pacificato con il me da bambino, anzi è la mia isola felice. Quando sono triste penso alla mia infanzia e adolescenza e a tutto quello che ho vissuto“.

Video intervista a Caparezza

Foto di Alberto D’Andrea