12 Ottobre 2022
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12 Ottobre 2022

Ambra festeggia i suoi trent’anni di carriera con la comunità LGBTQ*: “Grazie per quello che abbiamo costruito in questi anni.”

Dal palco anche un messaggio chiaro e forte ai politici italiani: "Loro non sanno che siete in grado di resuscitare i morti..."

Ambra Angiolini
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Ambra Angiolini ha festeggiato i suoi 30 anni di carriera con la comunità LGBTQ+ al Qimanji di Milano lo scorso 7 ottobre.

Oggi è nota sopratutto come attrice o per spettacoli tv come il Concerto del Primo Maggio Roma e X Factor. Ma se in Italia c’è mai stata una popstar, un’icona pop in stile Britney Spears, un lolita adolescente armata di cervello e capace di scalare le classifiche musicali, di far scrivere libri su di lei (addirittura da Umberto Eco) e causare scene di isteria di massa ad ogni apparizione riuscendo a piacere a ragazzi e ragazze senza distinzioni, quella è stata Ambra Angiolini.

Un’autentica icona pop degli anni ’90 che ora si prepara a tornare alla musica con un duetto nel nuovo disco di una star internazionale che da sempre è anche un suo fan… Tiziano Ferro. Una ritorno al canto, professione che Ambra ha abbandonato nel 1999, per tornarci sporadicamente in teatro (nel musical Emozioni), in tv (ospite di Fiorella Mannoia) e con qualche collaborazione (la reprise di Io te Francesca e Davide con Syria e il duetto con Marco Masini, di cui diresse quasi vent’anni fa il video de Il bellissimo mestiere, in Ti vorrei).

Ambra angiolini nel mondo della musica

Quattro dischi e una hit che oggi, trent’anni dopo, ancora tutti conoscono e cantano, T’appartengo. Lei nel talent di Sky ci ha scherzato su di recente quando il pubblico l’ha intonata… “Una canzone ho fatto ma l’ho fatta bene“. Perché Ambra è così, troppo rispettosa per gli artisti che cantano per auto definirsi lei stessa cantante.

Eppure ha iniziato col playback ma poi ha trovato la sua cifra dal terzo disco cantando sempre live. Eppure di successi ne ha collezionati parecchi, non solo una canzone.

Il primo disco, T’appartengo, uscito a novembre del 1994, ha raggiunto la sesta posizione della hit parade venndendo quasi 400.000 copie fisiche conquistando tre dischi di platino e un disco d’oro. E si è classificato 52esimo nella classifica di fine anno. Altri tempi, oggi con queste cifre sarebbe il disco più venduto dell’anno.

T’appartengo ha valicato i confini italiani conquistando nella versione in catalano il disco di platino in Spagna e il disco d’oro in Portorico, Cile e Argentina.

Il secondo album, Angiolini, del 1996 di copie ne ha vendute 120.000 nell’anno di uscita. L’anno successivo, lontana dalla tv, Ambra ha pubblicato un disco che si basava su una ricerca, un dischi diverso nei contenuti dai temi adolescenziali dei primi due, Ritmo vitale. Nell’album ha affrontato il tema dell’amore LGBT con il quadrilatero amoroso di Io te Francesca e Davide, il sesso in Ritmo vitale, la rivalsa in amore con Stavolta perdi e sfiorando anche sonorità pop-rock e la voglia di vendetta in Guardati le spalle.

Un disco in cui non solo Ambra ha partecipato alla scrittura delle canzoni ma in cui si è messa alla ricerca di autori di talento per accompagnarla in questo viaggio come Riccardo Sinigallia. Altre 90.000 copie nell’anno di uscita. La sua discografia si chiuse due anni dopo con InCanto.

Il disco arrivo in un momento in particolare. La casa discografica di Ambra, la RTI, passo alla Sony. Non ci fu promozione, Festivalbar, la versione in spagnolo (che tutti i tre dischi precedenti avevano avuto) e le copie vendute furono 35.000. In questo disco in cui sarebbe dovuta essere inserita anche una cover di Rumore di Raffaella Carrà in feat. con la rapper La Pina.

Anche in questo disco, nella canzone Luca e Stella, affrontò la tematica LGBTQ+. Un tema e una battaglia che ha sempre considerato come parte integrante della sua vita.

E proprio per questo Ambra Angiolini ha deciso di festeggiare qualche giorno fa i suoi 30 anni di carriera, nella serata Qimanji presso il locale DI4, esibendosi per mezz’ora circa sul palco. Accompagnata da bravissimi ballerini l’Angiolini è salita sul palco accompagnata da un filmato provocatorio in cui la sigla di Non è la Rai, la storica trasmissione che la lanciò, veniva interrotta da immagini di Silvio Berlusconi, Vittorio Feltri e le urla di chi, anche in televisione, si permette ancora di condannare l’omosessualità.

Un esibizione curata nei minimi dettagli sulle note di Io te Francesca e Davide, L’Ascensore, Tunga Tunga, Voglia, questa voglia (quest’ultime, scritte da Mauro Di Maggio, sigle del programma che Ambra condusse su Mtv) per chiudere come tutto iniziò, con T’appartengo, riproposta anche in bis con il solo pubblico a intonarla.

Nel mezzo delle canzoni il ballo, l’interpretazione, l’omaggio ai passi più celebri di Lorella Cuccarini e momenti di critica velata manifestati con la forza della recitazione, talento che le ha permesso negli ultimi anni di vincere numerosi premi.

Io senza di voi non avrei la pensione… loro (i politici .Ndr) non sanno che voi siete in grado di resuscitare i morti… grazie per quello che abbiamo costruito in questi anni… io oggi mi ritiro dalla scena cantando per la prima e ultima volta T’appartengo insieme a voi…

Presentatrice, Attrice, Cantante, Conduttrice radiofonica, Regista di videoclip, Doppiatrice, Autrice di un libro e Madre. Spesso Ambra Angiolini dice di non aver talenti, ma il suo talento c’è sicuramente  ed è anche importante… è la forza di volontà, la capacità di rialzarsi e re inventarsi, la costanza nel provarci fino a riuscire e, nel riuscire, essere sempre originale, diversa. E la diversità non deve mai spaventare, ma essere motivo di orgoglio.

E proprio per questo, e per chi ci ha creduto in quell’età fatta di sogni inseguiti e spezzati, di leggerezza ma anche di macigni sul cuore, Ambra è anche una cantante. E se su Spotify tornassero anche Angiolini, Ritmo vitale e e InCanto, oltre a T’appartengo, di sicuro non farebbe male a nessuno. Anzi sarebbe un viaggio nei ricordi dovuto verso chi, con quella musica, ha trovato attimi di spensieratezza ma anche le parole giuste per sentirsi meno divers*.