1 Luglio 2025
di Direttore Editoriale
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1 Luglio 2025

Festival di Castrocaro 2025: è ancora un concorso per emergenti o una vetrina privata?

Gestione, giuria e premi affidati a una sola realtà discografica. E il servizio pubblico?

Festival di Castrocaro 2025, analisi su trasparenza e coinvolgimento Rai in un concorso gestito da un’etichetta privata
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Il Festival di Castrocaro 2025 è alle porte pronto a tornare in prima serata sulla Rai con la sua 67ª edizione. La finale si è infatti svolta domenica 29 giugno e andrà in onda prossimamente su Rai 2.

Una notizia che, sulla carta, dovrebbe rappresentare una buona occasione per la musica emergente. Peccato che, a ben guardare, il Festival si sia trasformato in un format costruito, gestito, prodotto e “giudicato” da una realtà privata che, guarda caso, è anche etichetta, agenzia di management e scuola di formazione. Tutto perfettamente legale, certo. Ma anche tutto perfettamente in contrasto con la missione di servizio pubblico della Rai.

il festival di Castrocaro nel 2025

Dal 2023, l’organizzazione del Festival di Castrocaro è stata affidata a Isola degli Artisti, realtà che opera come etichetta discografica, agenzia di management e accademia di formazione. Nelle ultime tre edizioni, la società ha gestito ogni fase del concorso: dalle iscrizioni alle audizioni, dalla scelta dei finalisti agli ospiti sul palco, fino alla produzione della serata finale trasmessa su Rai 2 e alla composizione della giuria che decreta il vincitore.

Quest’anno, in giuria troviamo tra gli altri Serena Brancale, che è anche artista IDA. Come ospiti, oltre a lei, anche Settembre (vincitore tra le Nuove Proposte a Sanremo 2025) e Daniele Cabras. Tutti e tre fanno parte del roster artisti dell’agenzia. E il contratto in palio? Distribuzione con ADA/Warner Music Italy per due singoli con etichetta discografica la stessa Isola degli Artisti.

Festival di Castrocaro 2025 regolamento iscrizione

Festival di Castrocaro 2025 regolamento: quota d’iscrizione

I costi a carico degli artisti per il festival di castrocaro 2025

Partecipare al Festival ha un costo. Si parte da 61 euro per l’iscrizione, a cui si aggiungono 244 euro per la Masterclass e le audizioni. Il regolamento prevede la pubblicazione obbligatoria del brano inedito su tutte le piattaforme con etichetta I.D.A. e la cessione dei diritti fonografici relativi ai master usati per la compilation. Nessun rimborso spese fino alla serata finale. In caso di rinuncia alla finale? Una penale da 25.000 euro.

Di fatto, è un modello in cui si paga per partecipare, si cedono i propri diritti per rimanere e si rischia perfino di dover pagare una penale se si decide di rinunciare.

Festival di Castrocaro 2025 regolamento iscrizione 2

Festival di Castrocaro 2025 Quota d’iscrizione seconda fase

Festival di Castrocaro 2025 regolamento iscrizione 3

Festival di Castrocaro 2025 Penale

Ma tutto questo… sulla Rai

Finché la cosa resta in ambito privato o legata a un Comune, come successo negli ultimi due anni, si può discutere quanto si vuole. Ma qui parliamo di un Festival la cui finale – svoltasi il 29 giugno a Castrocaro Terme – andrà in onda a metà luglio in prima serata su Rai 2, ovvero sulla TV pubblica, finanziata anche con il canone degli italiani.

È importante specificare che le fasi di selezione, le audizioni e l’organizzazione dell’intero concorso non sono in alcun modo gestite o supervisionate dalla Rai. La Rai si limita a trasmettere la serata finale, prodotta da un’etichetta indipendente che ha curato ogni aspetto dell’evento: casting, selezioni, giuria, ospiti e premi in palio.

Non dovrebbe, per sua missione, il servizio pubblico offrire spazio alla pluralità, alla trasparenza, al merito, dando voce a tutta la musica emergente? O è legittimo che un’etichetta privata – seppur in regola – abbia pieno controllo su un concorso che va in onda sulla Rai e ne tragga benefici diretti?

Festival di Castrocaro 2025 regolamento iscrizione 4

Festival di Castrocaro 2025 Premi

In un sistema sano, forse chi organizza un concorso non dovrebbe anche giudicarlo, né trarre vantaggio diretto dal premio principale. A maggior ragione se l’evento gode della vetrina importantissima della TV di Stato. Un conto è produrre un evento, un altro è costruire un’intera gara attorno ai propri interessi artistici e commerciali. E a Castrocaro, oggi, è proprio questo che sembra accadere. Con la benedizione del Comune e la vetrina finale garantita dalla Rai.

Le dichiarazioni di Peppe Vessicchio

Quest’anno, come per le ultime due edizioni, la giuria è presieduta da Peppe Vessicchio, che – proprio nei giorni scorsi – ha rilasciato a Libero una riflessione molto chiara sul cambiamento del Festival di Sanremo:

«Sanremo non è più il Festival delle canzoni, oggi è diventato il Festival dei cantanti. Un tempo si sceglievano le canzoni e poi le si abbinavano all’interprete. Oggi, il contrario».

Parole che fanno riflettere, soprattutto se applicate proprio al modello attuale di Castrocaro. È lecito chiedersi se chi presiede la giuria si sia pienamente informato su tutti gli aspetti organizzativi ed economici del concorso.

Precisazioni sul diritto di cronaca

A leggere il regolamento e osservare da vicino la struttura del concorso, i dubbi sono legittimi. Eppure, chi prova a sollevare domande su questi meccanismi spesso si ritrova a fare i conti con reazioni poco serene. È accaduto diverse volte in passato.

Mi è stato riferito che, in un ufficio di una nota major discografica, dopo alcune mie considerazioni pubbliche su dinamiche che ritenevo poco trasparenti in concorsi musicali, qualcuno avrebbe commentato:

«Questo, finché non si prende una querela, non la smette…».

Non serve attribuire la frase, né darle più peso del necessario. Ma racconta molto di come la richiesta di trasparenza venga percepita in certi ambienti. E la frase che mi sento dire più spesso è: “fidati, non metterti contro a…”.

Minacciare querele o usare il rischio legale come forma di pressione è una pratica nota e studiata, conosciuta anche con l’acronimo SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation). Si tratta di azioni legali – o anche solo della loro minaccia – usate non per difendere un diritto reale, ma per intimidire o dissuadere chi esprime opinioni scomode. In genere, vengono portate avanti da chi può permettersi di sostenere lunghi e costosi percorsi legali, nella speranza che chi scrive, denuncia o critica scelga di tirarsi indietro.

Tra i primi a parlare, almeno per quel che riguarda l’informazione musicale, in Italia di SLAPP è stato Luca Jurman con l’Avvocato Alessandro Gariglio (vedi qui).

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