18 Marzo 2022
di Interviste, Recensioni
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18 Marzo 2022

Le Pagelle dei Nuovi Singoli italiani In Uscita Venerdi 18 Marzo: Margherita Vicario sempre più a fuoco, chapeau a Pianista Indie

Come ogni settimana il nostro critico musicale ha recensito le uscite i brani più hot tra le uscite della settimana

Pagelle nuovi singoli 18 marzo 2022
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Littamè – Respiro su Marte

Pezzo che ha più di uno snodo intrigante ed originale, con pause e ripartenze che mantengono costante l’attenzione. Un po’ fastidioso l’effetto che “metallizza” la voce negli ingressi dell’inciso; da quel senso di finzione in un pezzo che invece è bello concreto.
Sei+


Alina Monti – Fly

Artista ucraina di nascita e ischitana d’adozione si propone con questo singolo elettrodance di tradizione continentale che è realizzato per competere con le produzioni più ricche a cui non invidia nulla. Sfrutta inoltre un’orecchiabilità piuttosto immediata del suo inciso ed ancor di più il gancio che questo dà all’appendice seguente che risulta ipnotica. Un po’ breve, avrebbe potuto godere di uno sviluppo, di uno special.
Sei +


My Tin Apple – Giovane principe

Rock piuttosto adolescenziale, rinforzato in quest’idea dalla voce della band. L’efficacia del prodotto è però sensata se si pensa ad un pubblico che ha magari, per età, un primo approccio allo stile. Ci sono spazi musicali evocativi, quasi fiabeschi, che fanno da buon corredo al testo che ha chiaramente una costruzione altrettanto favolistica. Eppure per guadagnare un piglio più maturo sarebbe bastato rinforzare in maniera decisa la batteria. Il pubblico acquisto non si sarebbe certo scioccato, però ci si giocava la possibilità di guadagnarne altro.
Cinque


Pianista Indie – Non fare il Cremlino

Piano e voce per raccontare dell’impotenza davanti alle ideologie. I riferimenti sono chiari ed evidenti ( anzi oserei dire sottolineati ) all’attuale crisi nell’est Europa. Tanta verità in appena due minuti e mezzo, per concludere che non bastano i carro armati per vincere una guerra in cui nessuno è innocente, nemmeno l’occidente che osserva ed in qualche caso foraggia.
Senza voto, non ce n’è bisogno


Gero Riggio – Trame

Pezzo pop scorrevole e con un senso melodico ben sostenuto. Manca forse un filo d’incisività maggiore all’inciso che resta delle stesse intenzioni delle strofe. Andava potenziato nell’impatto vocale e in una ritmica più potente. In più lo special giocato sulla frase ripetuta avrai cura di me, poteva essere abbreviato per dar spazio ad un inciso conclusivo. In questo modo sembra che il pezzo rimanga sospeso.
Cinque 1/2


Enrico Ruggeri – La fine del mondo

Non smette di battere il piede sul palco a tempo di rock Enrico. Sicuramente l’artista rivela di avere ancora tante cose da dire e di saperle articolare sempre in maniera appropriata. In questo caso l’abito è un uptempo di quelli musicalmente carichi a cui però, se proprio gli si vuole fare le pulci, manca quel colpo ben assestato che un inciso più corposo avrebbe dato. Qui si è deciso di chiudere la parte dopo appena due battute, due frasi e si resta un pochetto come se mancasse qualcosa. Certo, vi parla però uno che ha ben salde a mente le cose meravigliose di cui è piena la carriera di Ruggeri…
Sei


Michele Selillo – Turnammoce a vasà

Un pochetto Fiorellino, un pochetto Sannino in questa interpretazione Michele, soprattutto nelle strofe. Poi nell’inciso scopre un leggero falsetto che i due artisti nominati in genere non usano, trovando così una sua peculiarità. Il pezzo è di grande sentimento, anche se c’è una sovrapposizione che non suona troppo corretta fra la seconda strofa e l’ingresso dell’inciso. Chitarra nello special che suona un po’ anni 90.
Cinque


Shel Shapiro – Angeli devastati

La sapienza musicale di Shapiro è rimasta piuttosto intatta. Un pochetto sui generis resta il fatto che, dopo tanti anni in Italia, la pronuncia si confermi piuttosto “pressappocata”. Eppure anche quello è un fascino, un segno di riconoscimento. Il pezzo ha un’ottima costruzione, con un unico neo costituito da trappi appoggi lunghi sulla vocale “i” , che vibra un po’ troppo, tanto da essere rilevata dai sismografi! Mi si perdoni la battuta.
Sei


Stona – Vietato abbandonare i sogni

Ballata esistenziale, di invito alla vita, a percorrere strade per raggiungere posti bellissimi spesso nascosti dietro ostacoli difficili. In alcune sfumature, inflessioni, soprattutto sulle basse, mi ha ricordato Enrico Ruggeri. Un invito al coraggio di vivere e di sognare, soprattutto di questo periodo va sempre incoraggiato.
Sette


Tecla – Oro

Sicuramente rispetto al debutto sanremese di un paio d’anni fa, Tecla s’è svecchiata e non poco. Qui ha un buon gioco dinamico in cui ne esce un pochetto più mortificata la sua voce pulita che trova chiaramente pienezza nelle note lunghe; eppure il sacrificio alla ricerca di una contemporaneità va pur fatto e se come qui, il pezzo risulta gradevole, scritto con il mestiere tale da entrare in testa, forse il primo, vero passo, è finalmente fatto.
Sei 1/2


Juanito Vibez – Rivoglio te

Ballata di impatto urban, un po’ fragilina nel testo e contagiata dalla malattia frequente di inventarsi gli accenti per farci stare parole dentro altrimenti metricamente sbagliate. A mio avviso, per quanto moderno come approccio, non può essere avallato come discorso. Si possono trovare parole altrettanto efficaci senza doverne snaturare altre. Si può e si deve migliorare il vocabolario, accrescerlo. Diventa fastidioso anche l’ascolto proprio e, cosa più pericolosa, diseducativo per i giovani ascoltatori.
Tre


Margherita Vicario – Astronauti

Pezzo disimpegnato, moderno, estivo, talmente estivo che forse è uscito un po’ troppo presto. E’ proprio una di quelle classiche canzoncine da canticchiare con un’intelligenza particolare però, che risiede nell’arrangiamento strumentale dopo il secondo inciso. Tutto da studio, però almeno originale per scelte, adoperando echi di fiati che si palleggiano fra la ritmica incalzante. Anche il disimpegno può esser fatto bene.
Sette

 

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