La Monarchia – Ossa
Pezzo pop/rock fm costruito bene in termini di forma canzone, nonostante sia contenuto nei 3 minuti di tempo. Molte sonorità riecheggiano i novanta, soprattutto l’arrangiamento delle chitarre che unito al testo mi ha fatto pensare alla modalità di scrittura di Max Pezzali, uno che ha scritto tanto sul mondo della provincia, da cui sembra arrivare anche questo brano.
Sei
Matteo Maione – A un metro di distanza
Rap piuttosto elementare, sia come esposizione che come scrittura che, partendo dal titolo, tira in ballo nel testo tutte rime con finali in “anza”. Inciso cantato, ma che manca di quel quid trascinante. Poi all’improvviso le rime cambiano e finiscono declinate in “uno”. Chiaramente si parla di virus tanto che provo nostalgia ormai per le care vecchie canzoni sanremesi, dove la rima più telefonata era la vituperata cuore/amore. Ricchi e Poveri dove siete?
Quattro
Mazzini – Lorena
L’approccio è sicuramente freak, soprattutto dal punto di vista interpretativo che canta di una stronza, una sirena ammaliatrice per un Ulisse troppo facile da abbindolare. Dal punto di vista musicale però la traccia prosegue tutta uguale, non ha mai cambi di battuta a parte qualche snodo senza sviluppo; poi si ritorna alla stessa battuta.
Cinque
Alberto Nemo – Merah
Non entro nel merito del pezzo perché ammetto di non capirlo. Lo troverei adatto se andassi a vedere uno spettacolo teatral/musicale, magari anche introspettivo, un racconto di una vita musicata in questa maniera. Ma il senso di farlo uscire in radio proprio non lo capisco, giacchè non andrebbe bene nemmeno per quelli che guidano la notte, se non si vuol rischiare di mandarli a sbattere sul guard rail per una botta di sonno!
Senza Voto
Persimale – Amore non piangere
Buone atmosfere con più di una scenografia richiamata dal testo. Tutto è elettronico e pieno di echi, però la tipologia della voce sta bene su questo tipo di arrangiamento. Il risultato non è trascendentale però può ben far capire quale è la direzione ed in che modo si può lavorare.
Sei
Povia – Vero nerazzurro
Vestito danzereccio per un brano che, al di là della bonarietà che si deve ad un tifoso, poteva mettere anche Povia nelle condizioni di assemblare delle parole meno banali ed un inciso che andasse oltre il nome della squadra e gli oh oh oh. Fa considerare progetti da grammy cose come Milan Milan e Napoli, Napoli, Napoli… e parliamo per entrambi gli inni di oltre 30 anni fa! Gli interisti meritavano di meglio.
Quattro
Sergio Sylvestre, Alessia Labate, Roy Paci & Saturnino – Motel California
Un po’ in inglese, un po’ italiano, e qualche accenno spagnolo per un pezzo estivo, allegro, latino ma anche molto suonato e particolarmente caldo. Aiutano le due splendide voci e Sergio in particolare, quando ha il pezzo giusto emerge per davvero. Funziona tutto.
Sette ½
Venerus, Mace & Frah Quintale – Appartamento
In un momento questo pezzo sembra addirittura una ninna nanna da cantare ai bambini quando non vogliono saperne di dormire. Invece è in realtà un insieme stralunato che rivela comunque una personalità che va pescando pure in cose del passato di tradizione più black. Il risultato è lontano però non è inefficace.
Sei
Mario Venuti – Ma che freddo fa
Venuti rivolta come un calzino la celeberrima hit di Nada, credo del 1969, mi si perdoni se sbaglio, vado a braccio ed allora non c’ero. Il pezzo perde quella potenza quasi “disturbata” che la voce particolare, talvolta imprecisa ma molto presente di Nada sapeva conferirle, però acquista una nuova vita tutta clap, chitarre e “uo’ oo’ ”, che la rendono molto estiva, da compagnia allegra in spiaggia di sera. Resto per l’originale comunque.
Sei
Zollo, Tommy Toxxic & Nikeninja – Sono sul beat
Si può concepire un pezzo tutto uguale dall’inizio alla fine? No, rispondo io.
Tre