New Music Friday Pagelle nuovi singoli 24 maggio 2024
Alex Britti – Uomini
Alex Britti parte con obbiettivo onorevole e non riesce nemmeno lontanamente a raggiungerlo. La scrittura semplice che lo caratterizza finisce per risultare una gran boomerata per altro estremamente rischiosa. La canzonetta è uguale a se stessa e alle stesse cose già sentite dallo stesso artista che da troppo tempo non si rinnova. Il rischio di cui parlavo riguarda il concept del brano: se si vuole parlare della necessaria emancipazione maschile, del bisogno di distaccarsi dagli stereotipi machisti e imposti dalla cultura patriarcale, se si ha davvero uno sguardo sociologicamente intelligente a riguardo, l’ultima cosa che bisogna fare è parlarne rimanendo su un livello estetico e non concettuale.
Capisco che per il cantautore sia estremamente più semplice parlare di uomini con le gonne con lo smalto o con il rossetto, ma questa scelta facile è estremamente pericolosa perché non fa altro che andare a confermare gli stereotipi di chi vuole intralciare un percorso decisamente necessario per uscire da un’imposizione culturale maschilista. In definitiva, tentativo fallito e fallimentare.
Voto 4
⭐⭐⭐⭐
Rettore – Il senso del pericolo
Rettore torna con sonorità synth pop 80 che vengono inserite in un brano piatto, poco esplosivo e noioso. L’uso dell’autotune risulta inutile, pretestuoso e fastidioso. Tutto il brano ruota attorno ad un unico giro armonico. Sembra un brano stanco, ma che è successo? Gli inserimenti in lingua inglese anche quelli estremamente inutili in un brano già senza alcun senso. Che peccato.
Voto 4,5
⭐⭐⭐⭐✨
Albe – Quando ci siamo abituati
Il timbro di Albe è molto particolare, ma non abbastanza da incidere per riconoscibilità. Il brano non si concentra su quelle che sono alcune reference, ma sceglie invece di averne troppe facendo risultare l’arrangiamento senza una direzione. Gli archi entrano in modo davvero troppo saturo, non dando quindi quel tocco emotional in più ma piuttosto risultando invadenti perché troppo pieni (e un po’ cliché). Il pianoforte che entra ed esce è usato in modo estremamente didascalico facendogli perdere quindi di rilevanza. La chitarra con due quintali di riverbero è stucchevole. Quando invece si vuole spingere sul pop-rock, si perde tutto subito in soluzioni semplici.
Un master iper-compresso fa suonare tutto schiacciatissimo, rendendo piatta anche la voce che per di più interpreta un testo rovesciante una quantità tremenda di parole – senza che ne rimanga in testa nemmeno una. Tutto questo lo rendono nel complesso un brano senza il minimo respiro, lasciando solo un senso opprimente all’ascolto di una canzone che potrebbe invece essere colorata e ariosa.
Voto 4,5
⭐⭐⭐⭐✨
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