Leone – Cosa ballo a fare
Più ispirata nelle strofe che nell’inciso dove si perde inseguendo un salire che porta ad una nota che, andrebbe detto, non arriva poi così piacevole. Il senso del pezzo arriva preciso però un brano del genere, da cantautore romantico, avrebbe avuto bisogno di un’evoluzione che non c’è, poiché si tronca subito dopo il secondo inciso.
Cinque =
Ligabue – Essere umano
Forse Ligabue dovrebbe mettersi alla prova con qualche esperimento di altro stile musicale o per lo meno contaminarsi. Perché il suo problema è che ha un modo talmente poco variegato di cantare che ormai si fa fatica a riconoscere una canzone dall’altra. In questo nuovo singolo almeno c’è un inciso dove ci sono interventi sia corali che di doppie voci, cosa piuttosto insolita per lui. Però se ci mette il solito video di lui con la band che suona, davvero la ciccia resta sempre quella e da oltre trent’anni. Fa il suo ma senza sprecarsi.
Sei=
Luca Marino – Aspetto primavera
Cadenza ritmica pop che fa tanto anni 90 su cui Luca si accompagna con la sua chitarra. Al pezzo però stranamente ( conoscendo la produzione del nostro ), manca uno sviluppo convincente, un inciso che possa farsi ricordare al di là della ripetizione del titolo cantilenata. Chiusura frettolosa
Quattro
Davide Mugo – Sulle scale
E’ un amore allo start quello cantato qui, in maniera però davvero parecchio scontata. C’è la luna e per un bacio in più morirei… ma la voce non è così giovanile ed allora frugo; Mugo ha 43 anni! Queste frasi ed anche tante altre nella canzone sono per amori di età più immature. Non ci sta. Arrangiamento noioso in aggiunta.
Tre
Nahaze – Behind
Va da se che non mi piace la moda del “modificarsi” la voce, soprattutto quando la tua voce è interessante e sai cantare. Mi piace però il progetto di Nahaze che continua a prodursi in un discorso dance molto personale, con basi clubbing sempre interessanti perché piene di atmosfere, di chiaroscuri. Voce particolare, dotata di bel colore ed adattissima poi allo stile proposto.
Sette
Enrico Nigiotti – Notti di luna
Si può essere ruspanti e delicati al tempo stesso? La risposta è si e lo dimostra Enrico in questo pezzo che, per certi aspetti, sembra una di quelle serenate strimpellate alla luna pallida tra i fienili delle sterminate praterie americane. E poi si trasforma in un inciso funzionale, arrangiato con riprese vocali e, nel finale, con sovrapposizioni che fanno molto pop di note provenienze, anche molto nostre, molto italiane.
Sette ½
Laura Pausini – Io si ( remix )
In genere non recensisco mai dei remix, però in questo caso ho deciso di prendere licenza perché si tratta del pezzo di Laura che la settimana prossima concorre all’Oscar. Qui il remissaggio è curato da Dave Audè che riesce a trasportare una ballata emozionale in un’ambientazione dance non troppo carica, finendo col darle un linguaggio pop di quelli che hanno vita facile in radio. Avrei lavorato meno la voce, che viene enfatizzata in alcuni punti, ma il pezzo c’è sia come ballad che nella sua possibilità ritmata.
Sette
Edo Pop – Cara Emanuela
Il singolo racconta di Emanuela Orlandi e del suo caso irrisolto ormai da quasi 30 anni. Non è disdicevole il tema ma il modo di affrontarlo sicuramente si. E’ tutto così pulito, sterile, che davvero sembra un canto strappato all’oratorio. Anche i suoni sono così vetusti.
Tre
Pinguini Tattici Nucleari – Scrivile scemo
Un po’ Pinguini, un po’ Coldplay in questo pezzo, che li richiama anche nella ritmica e nei giochi di piano. Ed un “ti amo” può anche pesare, però a volte anziché morire nei ricordi, può aiutare scriverle e provare a ritrovarsi. Perfetti come sempre nella loro immagine di musicisti preparati e solo per finta caciaroni, ma come detto, qui un po’ troppo ispirati alla band inglese nell’arrangiamento.
Sei =
Giulia Pratelli – Luglio
Ballata elegante e patinata senza esagerazione. Sarà l’approccio leggermente jazz del modo d’interpretare o alcune scelte strumentali nell’arrangiamento. Molto belli i falsetti, puliti e non fastidiosi. Adatta a palchi dove l’applauso scatta facile se si è bravi.
Sei ½
Frah Quintale – Si, può darsi
Sempre nuovo e fresco Quintale che qui profuma proprio d’estate e, non a caso, parla di vacanze, puntualizzando che arrivano dopo un anno chiusi in casa. E’ proprio un pezzo solare, che fa pensare immediatamente ad una macchina in corsa lanciata verso una località di mare con i finestrini aperti ed una compagnia allegra che canta.
Sette
Marco Russo – Dio musica
Più che una canzone sembra un ringraziamento in musica, sincero, sentito. L’atmosfera è molto evocativa, tra armoniche a bocca ed una chitarra calda a guidare il tutto prima che entri la ritmica. Non è un pezzo da radio e tantomeno da promozione, ma nel percorso di un artista, in un suo album, ci può stare.
Sei
Sottotono – Mastroianni
Non so dire il perché ma ho sempre pensato che i Sottotono sarebbero prima o poi tornati assieme ed eccoli qua. A quasi vent’anni dalla loro esperienza da duo tornano meno rap e più piacioni ed anni 70 nelle atmosfere. Del resto Tormento negli anni si è allontanato sempre più dal rap puro, contaminandosi non poco. Qui ci si sente molto dell’ultimo Ghemon, e perché no, un pizzico di Mowtown. Piacevolissima. Ben tornati.
Sette
The Bastard Sons Of Dioniso – Tali e squali
Sempre fedeli al loro stile, anche se qui appaiono un po’ più morbidi, i Bastardi hanno nella dimensione live la loro carta vincente. In disco possono apparire un po’ troppo prevedibili, cosa questa che nel live, invece, può essere sovvertita dalle loro singole possibilità. Pezzo carino, che però non aggiunge e non leva a quanto fatto fino ad oggi.
Sei
Mattia Toni – Come quando
Base 80 di quelle un po’ abusate. Anche la voce è lavorata elettronicamente, pur lasciando la linea guida pulita. Il pezzo è orecchiabile ma, se ti ci soffermi con attenzione, racconta un po’ pochino o per lo meno, abbozza un discorso che non risulta approfondito.
Quattro ½
Tricarico – La bella estate
Pezzo sempre stralunato, come nella tradizione dell’artista, che omaggia la nonna nei ricordi e proprio nel testo. E’ un pezzo però di genere, che difficilmente può portare Tricarico nuovamente in auge. Di sicuro ne conferma il senso musicale che a volte ha del geniale. Tanti fiati, cori, quasi un pezzo di altri tempi… ecco: forse un po’ fuori tempo massimo. Più che sufficiente comunque.
Sei +
Ultimo – Buongiorno vita
Per Ultimo la formula è rimasta più o meno invariata: crescendo emozionali che partono molto bassi, con note anche difficili per lui ed arrivano fino all’esplosione. In questo singolo c’è anche un pedaggio pagato al rap che non snatura comunque la canzone. Il testo ha immagini poetiche alternate al vissuto quotidiano; del resto Ultimo è un poeta urbano no? Nel sua zona confort.
Sei
Margherita Vicario – Come va
Si sposta sull’impertinenza questa canzone di Margherita, almeno nel modo di interpretarla. Interessanti tutte le evoluzioni ed i cambi, che però vengono un po’ vanificati da una chiusura affrettata ma giustificata dal fatto che la Vicario è un’artista proprio di questi tempi e, quindi, ci sta che concepisca i suoi pezzi rispettandone i canoni.
Sei
Villanis – Soaked in sweat
Rivivono serate di fine anni 70, di luci streboscopiche, di voci di colore che vengono lavorate al computer per acutizzarle, con fiati che giocano con il basso potente da sigla di serie animata robotica. La dance che poteva essere anche suonata live e non perdere un grammo della sua forza, per intenderci. Villanis è sempre più centrato in queste produzioni. Forse in un’altra vita era un ballerino dello studio 54. Impossibile star fermi.
Otto
Zoelle – Ganimede
Urban pop che non invidia nulla a produzioni internazionali che si avvalgono di produzioni ricche. Anche il testo è vicino a cosa raccontano quelle cantanti li, spesso con una voce nemmeno così calda. Si parla di tossicità di amori malati, di immaginazioni gelose e qualche termine poco forbito ma non buttato lì solo per fare figo.
Sette