16 Aprile 2021
di Interviste, Recensioni
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16 Aprile 2021

Pagelle Nuovi singoli italiani del 16 aprile: Max Gazzè sforna la hit e Rkomi continua a cascare sugli accenti.

Come ogni settimana, tra artisti noti ed emergenti, il nostro critico musicale recensisce per noi i nuovi brani in uscita oggi

Pagelle nuovi singoli 16 aprile 2021
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Lakiki – Valgo per tre

Tutto già sentito! Il sound è abusatissimo ed il cantato troppo poco personale. Sembra una di quelle canzoni fatte per cercare di trovare una quadra alla moda, confondersi nel mezzo. Il rischio è che si finisca si in una playlist attuale ma che nessuno si soffermi su chi è che canti.
Quattro


Leiner – Messico

Finalmente ha trovato una quadra Leiner, di cui mi posso permettere di dire che questo è il primo pezzo che ha un motivo per esserci. Fa la differenza nella sua produzione, finora abbastanza modesta. Si tratta di una ballata sentimentale cantata molto bene, risultato probabile di un affinamento delle proprie possibilità. Il risultato si pone a metà fra un Mahmood molto meno figurativo ed un Sam Smith però molto meno barocco. Bene, ora si che sei il benvenuto Leiner.
Sette


Lost – Come ci siamo arrivati

E poi cammini per il centro e rivedi quella figura riflessa in una vetrina. Il pensiero di una storia finita ma di cui non ci siamo liberati, tra amici divisi e porte sbattute. Sound 80 di basso synth ed effetti vari che rimandano ad un mondo ben nitido, proprio come la storia in questione che non va via. Walter Fontana da un po’ spinge meno, rendendosi più parte della canzone e non ciò che deve arrivare con priorità.
Sei +


Mameli, Blind & Nashley – Non cambi mai

Adesso gli effetti trap si spingono pure sul mondo dei falsetti. Mameli li usa nell’inciso di questo pezzo che ha una costruzione molto pop, con tanto di special. Tutto un po’ vanificato da un appiattimento modaiolo nell’arrangiamento. “Prendere” che diventa “Prendère” è poi una licenza poetica che Dante proprio scansati…
Quattro


Andrea Mingione – Leoni da tastiera

Metà pop, metà rap di quelli però piuttosto semplici, il tutto su base elettronica anche questa decisamente basilare. Andrea canta un testo che accusa quelli che stanno dietro un pc a criticare, a scrivere della qualunque ma senza alcuna qualifica se non il loro libero pensare che però trova sfogo solo quando c’è d’attaccare. Il discorso è centrato si, ma avrebbe richiesto una soluzione più lavorata delle rime baciate che portano anche a facili uscite poi saggiamente evitate ma chiaramente capite.
Cinque ½


Carmelo Piraino – Non sopporto

Il momento più difficile in un rapporto, soprattutto se longevo? Immediatamente dopo aver litigato! Lo racconta Camillo che in quei momenti pensa le peggiori cosi della sua lei, dei motivi per cui non la sopporta. Tutto però poi, chissà perché, finisce spesso dimenticato quando si finisce a letto ed allora ci si ricorda pure di amarsi. Veritiera e credibile.
Sei +


Rhove – Corso Europa

Trap tirata in velocità, con battuta da fare quasi invidia ai vecchi successi house. E qui si racconta di come il Corso Europa di Milano la notte si trasformi in una pista o in qualcosa che è meglio non sapere. Forse io non sarò più di primo pelo, però tra slang, accenti cambiati ed effetti “autotunnanti” si capisce davvero poco e nulla.
Quattro


Rkomi & Tommaso Paradiso – Ho spento il cielo

Rkomi è sempre più addentro alla forma canzone, ma ha ampliato un vizio che è assolutamente deprecabile: il cambio degli accenti. Addirittura “cadere” che diventa “cadère” è qualcosa che nemmeno Max Pezzali, il re dei cambi accenti, aveva mai osato. Anche “slangare” perché che praticamente diventa “perca” è una spinta un po’ troppo in là. Detto questo il pezzo è assolutamente piacevole, musicalmente semplice nei suoni ipnotici di matrice 80 e la combinazione con Paradiso plausibile e per nulla azzardata. Avrei dato anche un sette, però, però… pur a malincuore qualcuno che prenda le difese della nostra bellissima lingua ci deve pur stare e quindi…
Sei =


Francesco Sacco – Pioggia d’Aprile

Cantautorato a metà tra quello che fu e quello che, qui Sacco parla di un anno, l’ultimo, in cui ha avuto modo di pensare a cosa volere esattamente e di osservare cosa succede intorno, come la nonna che non sorride più da quando è andato via il nonno, spentosi sorridendo. Momento toccante a parte, nell’inciso avverto un po’ forzata la fra “voglio vedere la pioggia d’Aprile che scende dalle tue mutande”, usata o per colpire l’ascoltatore, perché certe cose colpiscono l’immaginazione, o magari ( e peggio ) solo perché faceva rima col voler scalar le Ande.
Cinque =

 

 

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