New Music Friday: le pagelle ai nuovi singoli italiani del 14 marzo
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CHECCO ZALONE – L’ULTIMO GIORNO DI PATRIARCATO
Checco Zalone torna alla musica con un brano che consiglio per un semplice motivo: racconta la società. Attenzione, non intendo quella patriarcale che una fazione precisa sostiene e spinge come fosse il Credo supremo o quella che “non avete capito, Zalone scherza”.
La società che racconta Zalone, magari anche involontariamente (dubito ma la mettiamo tra le ipotesi), è quella che si ferma in superficie e commenta, commenta, commenta. Non approfondisce, però commenta. Italiani popolo di santi, navigatori, allenatori e commentatori seriali.
Zalone ha fatto centro? Vedendo il delirio social sembrerebbe di sì, ha richiamato l’attenzione come quando “gli uomini sessuali sono gente tali e quali a noi…noi normali”.
Forse avevate dimenticato quanto Luca Medici sia sempre stato macchiettistico nei suoi racconti. Ecco, con questa canzone lo ricorda e divide, perché il successo di un comico che non è più sulla cresta dell’onda passa dal tornare a far parlare di sé, in un modo o nell’altro.
Ci è riuscito.
MORETTI – MILANO
Due visioni della stessa città in due settimane. Venerdì scorso quella triste e quasi tenebrosa di Naska, oggi quella speranzosa di Moretti.
Cantautore dal timbro particolare, a metà tra De Andrè e Eddie Vedder dei Pearl Jam nella sua versione Into The Wild.
C’è tanto della scuola genovese, cosa strana dato che lui è milanese, in questa canzone che prende consapevolezza dei punti di forza ma anche delle debolezze della città meneghina.
Un climax ascendente di suoni che quasi ti fa capire quanto sia importante tenere la testa alta in una città che prova in tutti i modi, ogni giorno, di spezzarti le ali.
Milano ti distrugge? E tu balla, pensa positivo e vai avanti. Prima o poi Milano ti capirà e ti farà assaporare con gusto ogni aspetto della propria essenza, ti terrà per mano portandoti lontano.
BAIS – SERPENTI
L’indie è tornato e Bais prende tutto ciò che si può prendere dal genere a piene mani e pieni polmoni.
Questo è un brano che potrebbero cantare benissimo Gazzelle o Calcutta, il mondo è quello lì, e che, invece, è di Bais (all’anagrafe Luca Zambelli).
Andando a vedere bene, effettivamente c’è anche lo zampino di uno dei grandi dell’indie/itpop italiano vale a dire Galeffi e si sente la sua presenza.
Non è la prima volta che sentiamo certe cose ma è il momento storico perfetto per poterle riapprezzare. Qualcosa di diverso rispetto la media attuale, menomale.
LEULTIMEPAROLEFAMOSE – GLITCH
R&B fatto bene in cui domina il suono di una tastiera dal sapore Prog, la classica 808 che si mescola a una ritmica ‘alla Ghemon’, con una voce ‘alla Serena Brancale’.
Sembra una di quelle canzoni che ascolti quando entri in un negozio di oggetti e insegne luminose vintage o giochi arcade a 8 bit. C’è un immaginario chiaro dietro queste sonorità e il tutto si mescola a un testo che parla di accettazione di ciò che accade.
Inutile fare programmi, inutile cercare di controllare tutto perché alla fine la vita ti porta in posti sconosciuti e devi sapere navigare anche nelle acque più profonde. Vada come vada.
GAZZELLE – DA CAPO A 12
Un brano che abbiamo ascoltato già dallo scorso 24 gennaio, incluso nell’album INDI, e che è oggettivamente uno dei singoli più radiofonici di questa nuova ondata di brani di Gazzelle.
Far cadere la scelta su questo come nuovo singolo era abbastanza scontato. Brano che vuole essere una ballad nel testo ma con un ritmo uptempo alla Per Dimenticare degli Zero Assoluto.
Flavio è sempre stato bravo a sguazzare nel dolore emotivo di una rottura, nelle emozioni che si ripropongono come la peperonata anche quando non ci stavi pensando neanche per sbaglio.
E’ questo il senso del brano: il riproporsi ciclico delle emozioni tristi, del dolore, della fatica dopo la fine di una relazione intensa. C’è, però, nella poetica di questi suoi brani sempre una piccola e flebile scintilla e speranza verso la fine.
Gazzelle è il cantore della tristezza, sa come farlo e lo fa bene riuscendo a strappare un sorriso alla fine. Poi si ascolta un altro brano e ci si ritrova di nuovo da capo a 12. Incredibile.
EMANUELE ALOIA – UNA SCATOLA DI MOGANO (MERCURIO)
Parole concatenate con un senso e melodie pop che rendono giustizia a questo incedere del cantato quasi alla Peter Cincotti, ecco chi è Emanuele Aloia.
Anche in questo brano, con una storia molto lunga alle spalle (la prima stesura risale a un anno e mezzo fa), ci sono immagini chiare che si possono visualizzare chiudendo gli occhi e ascoltando attentamente.
La scatola di mogano in cui vengono conservate delle lettere alla ex, stelle che danzano, cani in giardino e mille altre cose sono scene vivide e Aloia, in modo non banale, riesce a farle figurare bene nella mente della gente.
Sì, il brano è scritto pensando a un’ex che vive nella mente e a cui il suo autore ha scritto delle lettere con dentro la summa dei sentimenti che non potrà più raccontargli a voce.
Forse un po’ stucchevole a tratti ma quello è un gusto prettamente personale, il brano è valido e tale rimane.
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