4 Febbraio 2022
di Interviste, Recensioni
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4 Febbraio 2022

Sanremo 2022: le pagelle della terza serata a cura del critico musicale

Sanremo 2022 pagelle terza serata
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Sanremo 2022 pagelle terza serata

Giusy Ferreri – Miele ( arriva dal 6 ½ )

Brano retrò che ben si conforma alle caratteristiche vocali della Ferreri, da sempre a suo agio con mondi che furono della Winehouse in tempi recenti e prima ancora delle grandi soul singers degli anni 60/70.

Si parla d’amore, di un ritorno che potrebbe avere i suoi chiaroscuri, della speranza che ci sia una musica ad accendere ricordi e possibilità di ritrovarsi. Il pubblico stasera l’accompagna con i clap, dimostrando di recepire bene la canzone.
Sei ½ ( stabile )


Highsnob & Hu – Abbi Cura Di Te ( arriva dal 6+ )

Come detto ieri, l’effetto visivo richiama un po’ i Coma_Cose dell’anno scorso. Non sono mancate le polemiche attorno ad HighSnob che tuttavia sul palco le ha aggirate con una prestazione buona e di stile che Hu, con la sua voce candida, completa e ammorbidisce. Stasera lei è meno chiara però, si comprende davvero poco soprattutto nei falsetti.

Nel pezzo la storia è terminata e bisogna solo trovare la forza ed il coraggio di dirselo; e ci vogliono parole giuste e, se ci si è amati, la raccomandazione di avere cura di sé è come giurarsi un pensiero per sempre. Bello il gioco d’archi finale
Sei ½ ( sale qualcosina )


Fabrizio Moro – Sei Te ( Arriva dal 6,5 )

Moro è sempre garante di se stesso, scrivendo in maniera impeccabile dei suoi sentimenti con piglio di forza e delicatezza al contempo. Ogni tanto sarebbe necessario qualche binario di scambio per diversificare, anche se va detto che riesce a non essere mai banale. Ascoltando bene però emerge una somiglianza forte con “Che Sia Benedetta” di Fiorella Mannoia. Provate
Sei ( ci perde qualcosa )


Aka 7even ( arriva dal 5 )

Mi ha stupito la prova vocale del giovane napoletano, molto meno la proposta che si è mossa su un terreno già ampiamente sfruttato. Il testo anche è prevedibile, passando per una sorta di “Brutta” ( cit. Alessandro Canino, 1992 ndr ). Resta una forte orecchiabilità ma poco altro.
Cinque ½ ( giusto perché il pubblico segue )


Massimo Ranieri – Lettera Di là Dal Mare ( arriva dal 6,5 )

Importante il brano portato in gara da Ranieri. Lui forse ne sente un po’ il peso stavolta e l’emozione lo tradisce, cosa davvero insolita per questo highlander del nostro spettacolo. Quel mare è l’insieme delle speranze e delle paure che accompagnano una traversata; quella reale, magari dei migranti, ma ci si può vedere anche figurazione, nei sentimenti, nei cambiamenti, in tutte le volte che la nostra vita ci chiede di attraversare.

Nemmeno stasera è perfettissimo, ma canta senz’altro meglio. E niente l’apprezzi sempre.
Sette ( con merito )


Dargen D’Amico – Dove Si Balla ( arriva dal 7 )

E il tormentone è servito! Certo, lo dico subito: non siamo nel bello che poteva essere quella musica leggerissima che due signori siciliani cantavano su questo palco l’anno scorso. Qui l’effetto è più buttato sulla caciara, sulla voglia di divertire, riuscendo al fine nell’impresa anche di svelare ai più che non sapevano, che immagine avesse il D’Amico.

E l’invito è quello d’imparare un po’ a fregarsene, ad alleggerire. Ci riesce, ma attenti alla possibilità di stancare in fretta. E oggi addirittura già chiama a se il pubblico che risponde bene!
Sette ( confermato )


Irama – Ovunque Andrai ( arriva dal 5 )

La prima esibizione di Irama è stata molto tirata. Emozione e anche qualche inconveniente tecnico lo hanno fatto inciampare e hanno richiesto qualche sforzo per portarla a casa bene nel finale. Il pezzo è una ballata dedicata a chi si è perso ed apre chiaramente ai singoli pensieri di ognuno di noi.

Per arrivare però in maniera emozionale il messaggio, c’è bisogno di un’interpretazione più calibrata e meno ansiosa. E stasera riesce nell’intento, arrivando più calibrato con lui arriva anche l’emozione.
Sei ½ ( risale la china )


Ditonellapiaga e Rettore – Chimica ( arriva dal 5 )

Le due signore sicuramente si divertono sul palco. Il pezzo ha la sua morale amoralità, quella che infin dei conti chiedono di non avere. L’eplosività della prima sera non ha pagato però in termini di riuscita come poteva, con Dito che ha stonacchiato a più non posso e Rettore sovraccarica almeno quanto la cotonatura dei suoi capelli.

Col secondo ascolto va meglio ed il pubblico è trascinato ed è ciò che un brano del genere in fin dei conti deve fare. L’inciso è impossibile non ricordarlo ma possibile che, al contempo, stanchi già dopo una settimana.
Sei ( si prende la sufficienza )


Michele Bravi – Inverno Dei Fiori ( arriva dal 8 )

Bravi ci ha insegnato a vederlo come sano portatore di melodie sussurrate con la sua voce particolarissima, che quasi aspetti la stonatura da un momento all’altro, ma che invece riesce a sovvertire in calcio d’angolo in una nuova piega, una nuova spaccatura che porta un’emozione.

Il brano ha un’apertura melodica degna di un classico e sciolina un testo lungo, che chiede attenzione nell’ipotesi di aver perso dei pezzi. “Ma tu insegnami come si fa ad imparare la felicità”. Tutti dovremmo insegnarla e tutti dovremmo essere pronti ad impararla.
Otto ½ ( io la trovo proprio bella bella )


Rkomi – Insuperabile ( arriva dal 5,5 )

Lui porta se stesso, proprio in quell’accezione artistica che è stata tanto gradita ai millennials in questo anno appena trascorso che lo ha incoronato re degli album più venduti.

Proprio però perché conosco il suo “Taxi Driver” che, accenti usati con licenze speciali a parte, mi è piaciuto molto come disco, mi aspettavo di più di questi 2 minuti e poco più ripetitivi e con un’idea base che pesca dall’arcinota “Personal Jesus” dei Depeche Mode made in 1989 e la combina con la batteria di una delle sue tante riedizioni, ovvero “Beware Of The Dog” di Jamelia made in 2007. Avrà successo però ha fatto molto di meglio
Cinque ½ ( stabile )


Mahmood & Blanco ( arrivano dal 7,5 )

Coppia ben assortita sul palco ed anche artisticamente. Mahmood si concede la sua parte da cantante finalmente, tralasciando i giochi di suoni metafisici verso cui a volte il buon Faini lo costringe ad indietreggiare, mentre Blanco si pulisce la voce dai tanti effetti che albergavano nel suo ad oggi unico lavoro e dimostra perfettamente di saper cantare, come da tempo sostenevo.

Ne salta fuori una canzone che i brividi li mette per davvero, proprio nel loro cercarsi vocalmente, contrapporsi, sovrapporsi e poi sciogliersi per proseguire ognuno verso la sua prerogativa vocale. E poi i falsetti di Mahmood, ma che belli che sono?
Otto + ( meritatissimo )


Gianni Morandi – Apri Tutte Le Porte ( arriva dal 7 )

Quest’estate aveva già indossato un vestito di Jovanotti. E gli stava male, proprio male. Qui l’amico autore ha corretto il tiro e ci regala un Morandi che arriva in suoni come se fosse in riedizione di un 45 giri dei mitici anni 60, anni che gli sono grandemente appartenuti. Il momento davvero forte del brano è il cambio di registro dello special, che spezza la dinamica e lascia intravedere un’altra chiave di lettura.

E li trasporta nel quotidiano gli anni 60, infondendo un buon umore generale, quella felicità reale che… Bravi vieni qui che secondo me il sempreverde Gianni te la insegna!
Sette ( confermato )

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