27 Dicembre 2020
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27 Dicembre 2020

Angeli e demøni chapter 1: dal singolo di oli? sei racconti veri di chi ha pensato al suicidio

Al lancio del nuovo brano il cantautore ha lanciato una domanda secca: "Avete mai pensato di farla finita?". A partire da oggi, sei storie vere. Perché non esiste un periodo dell'anno in cui tutti sono felici!

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Angeli e demøni è il nuovo singolo di oli? uscito il giorno di Natale. Un brano coraggioso, autobiografico, che parla di attacchi di panico, depressione e suicidio.

All Music Italia ha deciso di sposare questo progetto, prodotto da Riccardo Sciré, in un periodo come questo in cui sembra che essere felici sia un obbligo e chi, purtroppo, non lo è, appare come un reietto, un emarginato. E invece, ora più che mai, bisognerebbe condividere, non permettere a nessuno di sentirsi solo.

In occasione del lancio del singolo oli? ha posto una semplice domanda ai suoi follower…. “Avete mai pensato di farla finita?“. Oltre 400 persone hanno risposto di sì al sondaggio del cantautore e, alcuni di loro hanno voluto condividere la propria storia con lui.

E proprio perché la condivisione è più vera e utile nella tristezza che nella felicità, il nostro sito ha deciso di accompagnare oli? in questo viaggio in sei tappe, sei storie diverse, tutte accomunate da quel mal di vivere che, prima o poi, può impadronirsi di noi. Con un messaggio… non restate in silenzio, mai!

Lasciamo quindi la parola prima al cantautore, quindi alla nostra anima di oggi.

27.12.2020

Stanotte sento gli angeli abbracciarmi, ma tu sei un demone e mi tieni quaggiù.
La gente piange sempre quando è tardi’’

È la frase di apertura di Angeli e demøni, il mio ultimo singolo, quello che mi ha permesso di entrare ancora più in contatto con i miei fans, leggendo ed ascoltando racconti di vita segnanti.

Il pezzo tratta, infatti, di temi poco rappresentati nella società odierna: ansia, depressione, autolesionismo, suicidio.

È proprio dalla mancata rappresentanza di queste problematiche che nasce il mio movimento che decide di usare la propria esposizione per dare luce a chi, soprattutto in questo momento, affronta momenti, mesi, anni di buio.

Ho scelto di iniziare con la prima frase della canzone, non solo perché questo è il primo racconto, ma anche perché si addice alla storia che leggerete.
La frase, per me, è la rappresentazione sintetica di un attacco di panico.

Una camera buia, un letto, il freddo, le lacrime. Raggomitolarsi su se stessi, stringendosi forte e tremando, a tal punto da pensare che ad abbracciarti ci siano anche gli angeli, pronti a portarti via.

E tu quasi ci speri, speri che finisca tutto, in un modo o nell’altro. Tutto ti sembra surreale, inesistente. Ti senti come in un bolla e tutto fuori pare perdere valore.
Tutto sembra sbiadirsi a tal punto da voler farsi del male, per tornare a provare qualcosa.
Tu stesso sei il tuo demone, con il quale lotti ogni giorno, ogni notte.
Un’altalena che oscilla fra la paura di vivere e la paura di morire.

Qui il primo di una serie di racconti REALI, che, con AMI, abbiamo deciso di trascrivere per far aprire gli occhi a chi fra voi crede che queste malattie non esistano e dare un barlume di speranza a chi invece ne soffre, dicendovi “non siete soli“.

Io, Marco, ho intenzione di raccontare di queste realtà secondo la mia esperienza, secondo la mia sensibilità, dando un’interpretazione basilare, ma concreta di ciò che ho vissuto io in prima persona.

Con questo non ho alcuna intenzione di sostituirmi a professionisti (medici, dottori, psicologi, psichiatri, ecc.), ma semplicemente di fornire più punti di vista sull’argomento, nella speranza di sdoganare determinati stereotipi e dare voce ad un argomento ad oggi ancora tabù per la società odierna in Italia.

Angeli e demøni La storia di A.

‘Purtroppo è successo e a pensarci ora mi viene un nodo alla gola assurdo…

Avevo 13 anni, ero piccola e sapere ora che a quell’età pensavo a quelle cose è davvero brutto.
Sono molto molto timida e riservata, quasi facevo fatica a parlare con le persone, mi sentivo completamente fuori posto in confronto a tutti.
In classe si dimenticavano che c’ero, durante le interrogazioni non parlavo per via dell’ansia e scoppiavo a piangere.
Vivevo e vivo tutt’ora con attacchi di panico che a volte sembrano interminabili.

La situazione in casa non era semplice i miei sempre a litigare e mia sorella sempre ad insultarmi, senza motivo.
Ho formato il mio carattere, per il quale ho fatto allontanare tutte le persone a cui tenevo di più, perché non riuscivo a esprimere quello che volevo.

Hanno iniziato a darmi della bambina, della vittima, di quella che piangeva per non farsi interrogare e io arrivavo a casa completamente distrutta,
a tal punto da fare cose che non si dovrebbero fare.’’

A. ragazza di 16 anni