30 Luglio 2022
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30 Luglio 2022

Michele Canova: non solo Tiziano Ferro. Il cantautore confessa il suo grande rimpianto per un disco di Max Pezzali

Secondo il Producer la scelta dei singoli estratti dal disco fu sbagliata

Max Pezzali scaletta concerto san siro
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Anche se dell’intervista rilasciata da Michele Canova a Rolling Stones a tenere banco sono state soprattutto le dichiarazioni su Tiziano Ferro e Xdono, c’è un disco a cui il produttore è molto affezionato e di cui ha parlato ampiamente, un album di Max Pezzali.

Nel 2004 Pezzali pubblicò Il mondo insieme a te, il suo primo vero album da solista. Alla produzione c’erano, come per gli album degli 883, Pierpaolo Peroni e Marco Guarnerio. L’album vendette oltre 200.000 copie.

Tre anni dopo arrivò un nuovo disco di inediti, Time out. Alla produzione si tentò la carta di quello che ai tempi era considerato il Re Mida dei produttori italiani, Michele Canova per l’appunto. Un disco che arrivò in un periodo molto importante per Canova in quanto il Producer era reduce da un brutto incidente in moto che lo costrinse a mesi e mesi di fisioterapia e cure. Come da lui stesso dichiarato…

A me piaceva tanto il disco che avevo prodotto con Max Pezzali, Time Out. Tra l’altro, l’avevo fatto in un momento molto particolare della mia vita, dopo un gravissimo incidente in moto. Ri iniziavo a lavorare dopo quattro mesi di fisioterapia e convalescenza in cui ho letteralmente dovuto re imparare a camminare.

Il disco non fu un grande successo commerciale. Debuttò al primo posto delle classifiche per poi scendere già la settimana successiva e portare a casa poco più di 100.000 copie. Numeri che oggi sembrano altissimi, ma non allora. Per i dischi successivi si provarono altre strade di produzione. Da Claudio Guidetti a Sergio Maggioni arrivando a Davide Ferrario.

Tornando a Time Out Michele Canova rimane molto fiero di quel disco anche se, a suo avviso, forse la scelta dei singoli non fu giusta…

Secondo me in quel disco c’erano dei pezzi molto belli. Ci siamo messi lì con Claudio (Cecchetto), Pierpa (Peroni) e Max, e abbiamo lavorato in modo davvero viscerale.

Ma sai quale fu il problema? Secondo me il problema fu che Claudio, a disco finito, non capì quali erano i pezzi giusti su cui puntare. Lui su Max aveva un’idea ben precisa e si è dimostrata un’idea vincente: quindi non gli si può dire nulla; e un pezzo come la title track – e proprio io mi impuntai per far chiamare l’intero album come quel brano – era bellissimo, ci si sarebbe dovuto credere di più.

Ancora oggi quando lo sento lo amo veramente tanto. Invece in generale quel disco non venne capito troppo, non ebbe il successo che secondo me meritava. Per nulla.

Quindi un problema di scelta di singoli? Può essere anche se, questo va detto, le vendite di Max, da quel disco in poi, sono continuate a scendere fino ad arrivare all’album Qualcosa di nuovo del 2020, disco che, per la prima volta nella carriera di Max Pezzali, non ha conquistato nessuna certificazione.

Le radici quindi del mancato successo di quel disco, di quello successivo forse sta quindi proprio nelle canzoni. Non pensiamo sia un caso che nei concerti a San Siro Pezzali abbia inserito in scaletta solo 4 brani del suo percorso da solista. Voi cosa ne pensate?