5 Febbraio 2020
di Caporedattore
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5 Febbraio 2020

Marco Masini: negli anni ’90 c’era bisogno di Vaffanculo, oggi serve una voce rassicurante

Marco Masini, in gara al Festival di Sanremo con Il Confronto, parla con la stampa della sua carriera dagli anni 90 a oggi.

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Marco Masini, in gara al 70° Festival di Sanremo con il Confronto, con cui si è esibito sul palco dell’Ariston nella prima serata.

Masini, nel 2020, compie 30 anni di carriera che festeggerà con un tour europeo che si chiuderà all’Arena di Verona (leggi qui).

Dal 1990 con Disperato a oggi cosa è cambiato in te?

Quello che cambia nell’uomo cambia anche nella professione. quello che mi è successo nella vita mi ha dato forza e coraggio, attraverso gli errori e le debolezze. E’ cambia anche il sistema dell’ascolto, del consumo, della realizzazione e della scrittura della musica stessa. Il festival di Sanremo si è adattato ai parametri di oggi.

La mia più grande soddisfazione è essere qui nel 2020 ad imparare dai giovani. Oggi la musica italiana offre tanto, in modo diverso e, per un musicista, poter ascoltare e attingere dai giovani nuove metodologie, metriche, linguaggi penso sia una grande opportunità che mi dà la vita.

Su che cosa, nel tuo brano, si sei confrontato?

Io parto sempre da un certo tipo di autobiografia. Anche negli anni ’90 raccontavo storie della mia generazioni. Non esiste l’unicità, non ti inventi una storia, appartiene sempre a qualcuno. Caro Babbo stesso ha trovato l’identificazione di tanti ragazzi negli anni ’90.

Quando si scrive, si scrive anche per l’identificazione degli altri. Oggi hai la possibilità, attraverso i social, di capire subito chi si identifica e chi no. Prima lo facevi con le lettere a cui io dedicavo tanto tempo a rispondere.

Il tempo ti fa avere paura e ti fa avere coraggio. Mi confronto con il tempo perché è re di ogni tua azione e cambiamento.

Perché hai scelto Vacanze Romane come cover e perché la canterai con Arisa?

Vacanze Romane uscì nel febbraio 1983, mia madre si innamorò di quella canzone e iniziò a cantarla nel periodo della sua malattia (morì poi nel 1984). Mi sembrava giusto dedicarla a lei, dopo 9 Sanremo.

Credo che Arisa abbia la voce, sia da un punto di vista armonico, di frequenze e di range, perfetta per stare sopra all’arrangiamento che ho scelto. Ad un certo punto le due voci viaggeranno insieme. Poi è una persona meravigliosa dal punto di vista umano. Fa della sua fragilità la sua grande forza.

Vorrei confrontare il Masini che diceva “quel pazzo che grida nei dischi” con quello di oggi, dopo 9 esperienze all’Ariston.

Trent’anni sono trent’anni, cambia tutto! Si fa prima a dire cosa non è cambiata e forse non lo trovo neanche. Forse la musica non è cambiata, è cambiata nella forma, ma non è cambiata nell’emozione.

Per me le canzoni non si dividono in generi, ma in belle e brutte, quelle che arrivano e quelle che non arrivano. Io ne ho scritte tante brutte che mi hanno fatto capire quali sono quelle belle.

Arrivano gli sponsor, modalità di promozioni, prima venivo ad imparare dai vecchietti ed ora, da vecchietto, vengo ad imparare dai giovani.

Ho scritto Vaffanculo perché ci voleva per la mia generazione, era uno sfogo. Oggi, secondo me, i vaffanculo potrebbero essere ancora di più, ma non serve scriverli. Serve una voce rassicurante per buttare acqua. Un altro vaffanculo servirebbe solo ad alimentare qualcosa che è già brutto e preferirei non scriverlo. Vorrei scrivere una canzone di pace, soprattutto per i giovani che hanno bisogno i credere in qualcosa.

A quale edizione sei più legato?

Sono sempre più legato all’ultima, perché me la ricordo meglio, visto che sono un po’ in là con l’età.

Io vivo il presente, il passato lo tengo in considerazione solo per capire dove ho sbagliato.

Ovvio che il 2004 è stato importante, non perché ho vinto, ma perché sono riuscito a far identificare molti ragazzi della mia generazione in una responsabilità anche se poi io quella fortuna non l’ho avuta. Per diventare padre devi amare e non devi recuperare all’amore con un figlio, per non crescerlo male. E poi perché numericamente sono stato apprezzato, quindi sono abbastanza legato al 2004.

Il Confronto di fare musica adesso rispetto a 30 anni fa.

Il Confronto è un bilancio positivo. Come negli anni ’90 andavo a stuzzicare un vespaio di errori e paure, porte chiuse, quest’anno l’ho fatto con la consapevolezza dei 55 anni vissuti.

Ho cercato di rispettare i parametri della musica pop, non un trattato di filosofia. Ci vogliono delle rime, dei luoghi comuni, delle frasi che tornano. Vai a cercare anche la musicalità della canzone perché c’è anche una melodia da rispettare e certe cose vanno messe dentro quella melodia.

Oggi per te la donna più importante la musica. Perché oggi è così difficile far coniugare il lavoro di artista con una donna da amare?

Io mi occupo di musica! Io credo sia così non solo per un artista, credo che nella vita i incontri l’amore eterno o non lo si incontri. Penso che possa succedere a tutti, è questione di fortuna. L’amore si presenta tante volte in forma diversa, non mi è rimasto appiccicato addosso, probabilmente per colpa mia, ma non perché faccio il musicista, ma perché la vita è andata così, ma potrebbe arrivare anche a 80 anni. Va vissuto senza cercarlo, arriva da sé perché può arrivare in qualsiasi momento e quando arriva devi godertelo più che puoi, anche se breve ti può dare una felicità infinita.

Cosa hai ritrovato del Masini del ’90 dagli esordienti di oggi?

Io li vedo molto forti dentro, li vedo molto convinti. Non faccio nomi, ma ho legato subito con alcuni di loro che non conoscevo prima e la cosa bella è stata la stima reciproca. Mi fa impazzire la loro concentrazione, il timore di questo palco, lo stesso timore che ho io perché questo palco è glorioso, ci sono passati Modugno e Villa. In questo riconosco la mia gioventù attraverso la loro.

Mi è piaciuto che abbiano mantenuto la categoria delle Nuove Proposte e che si esibiscano nelle ore di maggiore visibilità, perché loro hanno bisogno di visibilità più di un veterano.

Marco cosa dice a Masini a questa età con Il Confronto?

Non è solo Marco che dice a Masini, ma anche Masini che dice a Marco.
Ho realizzato un video dove c’è un uomo che scappa inseguito da una macchina. E’ il conflitto che ci è sempre stato dentro di noi.

Lo ritengo un pezzo nettamente maschile, perché penso che l’uomo sia più vigliacco della donna. La donna matura prima e ha meno paura di se stesso. L’uomo rimane più bambino. Lo vedo su di me che ho già l’appuntamento con gli altri over 50 per la partita di calcetto.

L’uomo non lascia, l’uomo si fa lasciare perché ha paura.

L’uomo si può identificare in questo brano perché riconosce di essere stato vigliacco e di non aver avuto coraggio, ma si è anche salvato all’ultimo secondo dal precipizio, magari con un’altra bugia.

Gli adolescenti di oggi ascoltano Achille Lauro e Junior Cally. Secondo te cosa è cambiato dagli anni 90?

Trovo giusto che i ragazzi abbiano altri punti di riferimento, poi si cresce e lo si mantiene solo se quel punto di riferimento riesce a produrre cose nuove.

Come è nata Il Confronto?

Il Confronto è nato attraverso una frase melodica che avevano Federica Cabba e Daniele Coro (da 6/7 anni collaboro con artisti molto giovani), quando siamo arrivati a quella metrica, volevo inserire me stesso. Devo ringraziare Daniele anche per gli arrangiamenti che ha fatto con grande modernità. Sono riuscito a mettere dentro la mia vita e quella di molti uomini.

Guardarsi allo specchio è nato istintivamente, ci pensavo da un po’ e lo facevo nei miei momenti di vita privata che poi sono diventati una canzone.