20 Aprile 2022
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20 Aprile 2022

Francesco Gabbani: tematiche e significato di tutte le canzoni del nuovo album, “Volevamo solo essere felici”

In contemporanea con l'uscita de disco parte anche l'instore tour

Francesco Gabbani Volevamo solo essere felici
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Francesco Gabbani Volevamo solo essere felici – le canzoni

Francesco Gabbani Volevamo solo essere felici

TOSSICO INDIPENDENTE

Il pezzo musicale è dedicato a tutti coloro che sono alle prese con qualche forma di dipendenza, solitamente intesa verso sostanze tossiche, ma non solo. Il pensiero va anche a coloro che sono imbrigliati in altri tipi di dipendenze, come quelle legate a determinati farmaci o ad atteggiamenti compulsivi, fin anche alla morbosità di certi rapporti.

Tutto ciò rappresenta una condizione temporanea di tortura, con alti e bassi, ma con la speranza del lieto fine. Il fulcro del messaggio è però ben chiaro: per uscire da una dipendenza di qualsiasi natura serve un processo personale. Si può godere dell’aiuto di persone vicine, ma il vero aiuto deve provenire da dentro.

Questa canzone è l’omaggio alla capacità e all’umiltà di chiedere aiuto, dove la richiesta di soccorso diventa il lasciapassare per chiedere aiuto soprattutto al proprio io.

LA MIRA

La canzone esprime prevalentemente un concetto: non si finisce mai di conoscersi a pieno. Interpretare se stessi è una pratica in continua evoluzione, che non ambisce a traguardi definitivi.

“La mira” presenta anche un gioco di parole sul finale, per ricordare come il bersaglio sia sempre in movimento e quindi difficile da raggiungere. Il tutto culmina con la ricerca della strada verso casa, che al tempo stesso può diventare la bramosia di un porto sicuro, con l’inconsapevole consapevolezza che la meta è fluida e non si troverà mai del tutto nel posto sperato.

Anche la percezione di sé è una fotografia liquida di cui bisogna prendere atto, attraverso i molteplici punti di vista con cui possiamo osservarci nel tempo.

VOLEVAMO SOLO ESSERE FELICI

Il brano affronta un tema centrale, ovvero la ricerca della felicità, che è il movente che sta dietro a tutto quello che facciamo nella vita, alle nostre decisioni, alle strade che percorriamo e ai rapporti che stabiliamo con le altre persone. In questa nostra continua ricerca, il “Volevamo solo essere felici” rappresenta una sorta di giustificazione, una scusa, che ci diamo in conseguenza agli sforzi, agli errori, i dolori e le sofferenze che questa ricerca a volte ci causa” racconta Francesco GabbaniLa tenerezza del cercare una scusa in questo viaggio della vita quasi a dire che, il fin di bene, è la ricerca della felicità.

Nel brano Gabbani ritrova Fabio Ilacqua autore, insieme a lui, di canzoni di successo come Amen e Occidentali’s Karma.

PEACE & LOVE

E’ una canzone dichiaratamente pacifista, come si evince già dal titolo. Rivisita il concetto del porgere l’altra guancia, ripreso in modo laico e calato nel contesto americano della lotta tra i nativi d’America e i conquistatori.

Da un lato, viene presa in esame l’aggressività del conquistatore, contrapposta all’accoglienza di un popolo soggiogato dalla sete di potere. In tutto questo, la riflessione si apre ai comportamenti contemporanei, che sono la base degli status sociali da conservare, provando a contrastare l’individualismo e l’aggressività, non solo fisica, verso ciò che è diverso. Ecco quindi che il porgere l’altra guancia potrebbe tornare ad essere ciò a cui tendere, per provare a forgiare un mondo migliore.

Autore del brano, insieme a Francesco Gabbani, Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari.

L’AMORE LEGGERO

Se da una parte, il brano può essere interpretato come una canzone sentimentale, in realtà può presentare due letture: l’amore di coppia, ma anche quello verso ciò che ci fa stare bene.

Ecco che il testo prova a raccontare l’amore incondizionato, che diventa tale quando si riesce ad accettare anche i lati bui della persona amata. Cercare risposte dove non è semplice trovarle, si trasforma quindi nel desiderio di vivere a fondo la persona amata, con un sentimento aulico, elevato e quindi leggero e ben distante dalla materialità animale. La canzone offre anche un’incursione in ciò che è passione e trasporto per ciò che si ama nella vita, che porta a trascendere i confini dell’essere solamente un essere umano.

Il provare l’amore nell’arte, ad esempio, lo si vive nella scoperta del senso dell’esistenza, ma per arrivare a percepirlo è necessario elevarsi, staccandosi dalla materialità dell’esistenza stessa. Cercare quel tipo di passione (o di amore) permette quindi di scindersi dall’essere persona fisica, dalle zavorre del quotidiano vivere materiale e dalle leggi della natura.

SPAZIO TEMPO

Il brano parla di quelle piccole cose vere e rare che, in un certo qual modo, ci aiutano a sorridere, come le sorprese, il Natale che cade di lunedì, l’eclissi a mezzogiorno. Perché qui niente è un inganno: è tutto vero, ma è tutta una follia.

La canzone è stata scelta come sigla della serie tv RaiUn Professore” per la regia di Alessandro D’Alatri e con protagonisti Alessandro Gassman e Claudia Pandolfi.

La musica di Spazio Tempo è stata composta da Francesco Gabbani e il testo scritto dallo stesso Gabbani con la collaborazione di Pacifico.

LA RETE

E’ una canzone nel perfetto stile di Francesco Gabbani: ritmo, melodia pop orecchiabile, ironia, giochi di parole e un testo che offre spunti per una riflessione più profonda sul modo in cui viviamo.

L’autore l’ha composta con l’intento di provare a fornire un piccolo aiuto per chi ha voglia di intraprendere un percorso di illuminazione personale. La rete può quindi configurarsi come una condizione mentale in cui talvolta ci si ritrova intrappolati, complice l’autosuggestione distorta spesso fornita dall’avere un’identità sdoppiata in rete, nel web. Un buon punto di partenza verso la via della liberazione è acquisire la consapevolezza che i nostri pescatori siamo proprio noi stessi, perché spesso siamo noi la causa del nostro essere intrappolati.

PUNTINO INTERGALATTICO

Il brano consiglia di vivere un sentimento nel presente. L’unicità di un rapporto è slegata da qualsiasi meccanismo programmatico e va vissuto in un dato momento, per far sì che quel momento diventi non solo presente, ma anche figlio di esperienze presenti e proiezioni future.

Le parole della canzone invitano a non rimandare ad un futuro incerto ciò che si può conquistare nel presente. I diversi riferimenti ad eventi storici fondamentali nella storia dell’umanità rappresentano i cardini dello scorrere impietoso del tempo, su cui si basa il concetto del pezzo. Infine, viene rappresentata la certezza di un sentimento solido, che si sarebbe comunque concretizzato in ogni dove e in ogni era, in quanto “c’era, c’è e ci sarà”.

SANGUE DARWINIANO

Il brano rappresenta una sorta di esercizio mentale, che racconta il gioco del nostro tempo (tra web, arrivismo e superficialità, dove l’atteggiamento vale più della sostanza). Tutto questo, offre spazio all’immaginazione e alla creazione di una proiezione illimitata del proprio io. Ma l’io deve sempre tornare a patti con la realtà, facendo i conti con ciò che è veramente.

La canzone si conclude con un parlato telefonico dove il protagonista gioca col proprio ego e con la voglia “di raccontarsela”, arrivando a mentire anche a se stesso, ma con una grande consapevolezza: alla fine dei conti, ciascuno di noi accetta sempre di prendersi un po’ in giro, costruendo solidi castelli in aria, dove sceglie temporaneamente di abitare.

SORPRESA IMPROVVISA

Per quanto si facciano ragionamenti, schemi, o programmi sulla nostra realtà, può sempre capitare una sorpresa improvvisa, pronta a sparigliare le carte.
Improvvisamente la prospettiva cambia e in quel momento il corso delle cose e le sue frequenze si riallineano, riordinando magicamente tutto quanto al proprio posto.

Natura, vibrazioni ed energia diventano così l’insieme di emozioni primordiali, fatte dal ritrovarsi e dall’interfacciarsi col prossimo in maniera armonica. Per far sì che ciò accada, la sinergia frequenziale tra individui deve essere perfetta, una forma di amore bidirezionale e subliminale, che va al di là del tangibile. Talvolta, tale stato emotivo si distanzia dalla realtà, preda delle anestesie dei nostri giorni.

Basta però un evento improvviso, una sorpresa, per far riaffiorare il proprio karma e l’equilibrio con la natura.

 

 

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