6 Maggio 2023
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6 Maggio 2023

Eurovision 2023: guida, recensioni e video delle 37 canzoni in gara. Parte 3 di 4

Terza puntata delle recensioni di Davide Maistrello ai brani del prossimo Eurovision Song Contest

Eurovision 2023 canzoni 3 di 4
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🇱🇻 LETTONIA: Sudden Lights, Aijā

Sette sono gli anni che dividono la Lettonia dall’ultima qualificazione in finale (il 15° di Justs Sirmais a Stoccolma 2016) ed è una band indie rock di Riga la ricetta scelta da LTV e dal pubblico lettone per cercare di passare il turno. I Sudden Lights avevano già tentato la qualificazione all’Eurovision nel 2018, partecipando alla selezione nazionale Supernova e classificandosi al secondo posto dietro a Laura Rizzotto.

La canzone ha una struttura oggettivamente poco da concorso: la prima parte è più orecchiabile, ma si perde un po’ nella coda acustica-strumentale degli ultimi trenta secondi. Pur vantando un buon supporto da parte degli addetti ai lavori per la genuinità e autenticità della loro proposta, i lettoni giocano nella semifinale di gran lunga più competitiva e hanno bisogno di un vero e proprio exploit per non tornare a casa già martedì sera.

🇱🇹 LITUANIA: Monika Linkytė, Stay

Monika Linkytė ha già preso parte all’Eurovision nel 2015 in coppia con Vaidas Baumila (la loro This Time si piazzò 18° facendo parlare in particolare per il bacio gay a metà esibizione tra i quattro coristi, due uomini e due donne). A questo giro ci riprova da sola con una ballata classica, quasi gospel, interamente disegnata sulle doti vocali dell’interprete e del coro che la supporta.

Furbo l’inserimento di due parole in lituano (“Čiūto tūto”) ripetute ossessivamente a inizio brano e nel ritornello – una sorta di mantra del folklore locale che nelle intenzioni dell’artista e degli autori vorrebbe “guarire” l’anima dell’Europa travolta dal conflitto bellico e dalla pandemia. La performance di Monika, artista avvezza a palchi importanti, è il quid in più che ha il merito di elevare una proposta che in versione studio resta un po’ anonima.

🇲🇹 MALTA: The Busker, Dance (Our Own Party)

Dopo ben sette interprete femminili, i maltesi hanno deciso di cambiare formula e affidarsi a una band indie pop guidata dal frontman David “Dav.Jr” Meilak (già nono classificato nella seconda edizione locale di X Factor) a cui si affiancano il batterista Jean Paul Borg e il sassofonista Sean Meachen. Per loro un brano uptempo, danzereccio e un po’ funky, senza grandi pretese di classifica ma pronto a coinvolgere il pubblico europeo dopo anni passati a presentare vocioni più attraenti sul fronte giurie.

Nella prima semifinale – come già abbiamo detto, la più competitiva e combattuta delle due – sembrano partire spacciati, con poco supporto alle spalle e una brutta posizione di partenza in scaletta. In ogni caso si tratta di un tentativo dignitoso e fortemente sostenuto dal pubblico di Malta, una delle nazioni “piccole” in cui l’Eurovision è più popolare.

🇲🇩 MOLDAVIA: Pasha Parfeni, Soarele şi luna

Altro gradito comeback per i fan dell’Eurovision, il moldavo Pasha Parfeni ritorna in gara a undici anni di distanza dall’11° posto raccolto con Lăutar nel 2012. Rispetto alla sua prima partecipazione, il mood generale del brano è meno folkloristico e scanzonato e più improntato su un ethno-pop dalle atmosfere cupe e misteriose – un tema forse un po’ datato in ambito eurovisivo, ma che trova sempre la sua nicchia di affezionati.

Dopo la pesca grossa del 2022, quando la Moldavia raggiunse a sorpresa il 7° posto finale e il 2° assoluto al televoto, è difficile pensare che questo pacchetto possa ripetersi. Il passaggio in finale sembra in cassaforte, magari con qualche patema, ma le difficoltà emergeranno sabato sera quando Pasha dovrà scontrarsi contro alternative più competitive nel suo genere e il prevedibile basso gradimento dei giurati.

🇳🇴 NORVEGIA: Alessandra Mele, Queen Of Kings ☆☆☆

Ad aprire il 67° Eurovision Song Contest sarà Alessandra Mele, giovane interprete di madre norvegese ma originaria di Cisano del Neva (Savona). Trasferitasi nella patria materna per prendere parte (senza grande successo) al The Voice norvegese, per Alessandra il percorso verso l’ESC è stato una vera e propria esplosione: al Melodi Grand Prix arrivava da semisconosciuta, eppure è riuscita a sconfiggere la concorrenza della favoritissima Ulrikke Brandstorp – tornata per riprendersi scettro e corona dopo essere stata privata della possibilità di rappresentare la Norvegia all’Eurovision della pandemia.

Il brano con cui Alessandra si presenta in gara è un pezzo turbo-pop che ha poco della tradizione musicale dei suoi due Paesi d’origine, ma ha immediatamente colpito sia in patria che fuori (tanto da andare subito virale su TikTok e raggiungere in breve tempo i 25 milioni di streaming). Farà faville sul fronte televoto e potrebbe portare alla Norvegia il miglior piazzamento dal 6° posto dei KEiiNO nel 2019.

🇳🇱 PAESI BASSI: Mia Nicolai & Dion Cooper, Burning Daylight

Duncan Laurence, che l’Eurovision l’ha già vinto nel 2019, torna a buttarsi nella contesa come mentore di due giovani artisti (lei cantante e attrice di origini russe, lui fuoriuscito della sesta edizione di The Voice of Holland) che costituiscono l’unico duetto di questa edizione. La loro canzone ricorda un po’ i primi Coldplay, un po’ Arcade (il brano con cui Duncan portò a casa il titolo e ottenne un successo postumo andando virale su TikTok) con un finale più corale ma forse un po’ meno d’impatto.

Le premesse per un buon risultato c’erano tutte, ma a farle venire meno sono state alcune performance zoppicanti durante gli eventi preparatori all’Eurovision – a cui ha fatto seguito un disconoscimento dei rappresentanti da parte di alcuni membri dello stesso comitato che li aveva selezionati. Si è tentato di mettere una pezza presentando una nuova versione del pezzo adattata alle vocalità del duetto, ma nel frattempo sono scivolati sotto la linea-qualificazione e arrivano a Liverpool con quasi tutti contro. Riusciranno a zittire tutti i detrattori?

🇵🇱 POLONIA: Blanka Stajkow, Solo

Altrettanto difficile il percorso di Blanka, fortemente contestata in patria dopo la vittoria della selezione nazionale: i sostenitori del secondo classificato Jann hanno accusato l’emittente TVP di favoritismi nei suoi confronti, portando a un’ondata di odio social che l’ha costretta a allontanarsi per un breve periodo dai profili social. Partita tra opposizione e scetticismo, è riuscita a farsi rivalutare per il suo atteggiamento positivo di fronte alle critiche e ha risposto con un grande riscontro di pubblico tra TikTok e YouTube (oltre 21 milioni di visualizzazioni in otto mesi per il video ufficiale, disponibile da ben prima che si teorizzasse la sua partecipazione all’Eurovision).

Solo è un brano pop di facile presa, magari non il più maturo del contest, comunque in grado di acchiappare un pubblico trasversale (ma soprattutto maschile) grazie a un dance break provocante. Difficile che le giurie lo premino date le non eccelse doti vocali dell’interprete, ma il nuovo meccanismo di voto che le esclude dalle semifinali potrebbe garantire alla Polonia una finale quanto mai insperata.

🇵🇹 PORTOGALLO: Mimicat, Ai coração

La vittoria di Mimicat al Festival da Canção è arrivata grazie al voto del pubblico, dopo che le giurie non erano riuscite a decidere tra la sua proposta e il fado di Edmundo Inácio. Si tratta di una canzone che si rifà alla tradizione musicale del Portogallo, mischiandolo ad elementi più moderni che includono riferimenti pop, jazz e burlesque. Inoltre i lusitani tornano a cantare nella propria lingua nazionale, cosa che non succedeva addirittura dal 2019.

In questi ultimi anni – perlomeno dalla vittoria di Salvador Sobral in poi – il Portogallo ha saputo ritagliarsi una certa credibilità eurovisiva, qualificandosi quasi sempre in finale dopo un decennio di piazzamenti incolori. Anche quest’anno a Lisbona e dintorni si dovrebbe festeggiare – magari sudando un po’ per il passaggio del turno, ma un discreto piazzamento in finalissima appare possibile grazie al sostegno delle giurie.

🇬🇧 REGNO UNITO: Mae Muller, I Wrote A Song ☆☆

Chiamata ad organizzare l’Eurovision per la prima volta dalla storica edizione di Birmingham 1998, la BBC ha suggerito a lungo la selezione di un nome pesante (si parlava di Birdy o Rina Sawayama) ma alla fine la scelta è caduta su Mae Muller, giovane performer e cantautrice lanciata a 10 anni dalla partecipazione al video musicale di Grace Kelly di MIKA. Il brano che presenta in gara riprende un po’ le vibes di Shakira che canta contro Gerard Piqué: un inno al superamento di una delusione amorosa uscendo con le amiche per dimenticare l’ex fedifrago.

Musicalmente il sound è estremamente valido, portando la firma di una penna importante come quella di Karen Poole (due volte nominata ai Brit Awards e autrice di oltre 30 singoli nella Top 20 britannica, tra cui Timebomb di Kylie Minogue). Un punto debole potrebbe essere la poca esperienza live di Mae, che però avrà dalla sua parte un’ottima posizione in scaletta (canterà per ultima in finalissima) e il caloroso supporto di tutto il pubblico della Liverpool Arena.

 

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