7 Maggio 2022
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7 Maggio 2022

Eurovision 2022: guida, recensioni e i video delle 40 canzoni in gara. Parte quattro di quattro

In questo appuntamento trovate anche l'analisi dei brani di Mahmood con Blanco e Achille Lauro

Eurovision 2022 canzoni
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Eurovision 2022 canzoni – la guida

🇨🇿 REPUBBLICA CECA: We Are Domi, Lights Off

La proposta della Repubblica Ceca si muove sui binari di un pop elettronico in salsa scandinava: i We Are Domi, band originaria di Praga, sono formati da una componente ceca (la cantante Dominika Hašková) e due norvegesi (il chitarrista Casper Hatlestad e il tastierista Benjamin Rekstad).

Il brano, uno dei primissimi ad essere scelti nel corso della stagione eurovisiva, non è mai stato preso sul serio nell’ottica di un buon piazzamento finale ma è eseguito con professionalità e potrebbe dare ai cechi molta soddisfazione. Per superare la seconda semifinale potrebbero aiutare i voti del blocco scandinavo, ma non quelli della Norvegia (che voterà invece nella prima).


🇷🇴 ROMANIA: WRS, Llámame

Una delle nazioni più di successo all’Eurovision nel corso degli anni Duemila, la Romania viene da tre mancate qualificazioni e ha visto negli ultimi anni una completa perdita di interesse al concorso da parte del suo pubblico. La raffazzonata finale nazionale di quest’anno è partita con forti accuse di corruzione e lanci di stracci fra i vari protagonisti e l’organizzazione, ma è riuscita a salvare capra e cavoli con la vittoria a sorpresa di Andrei Ursu (WRS) – cantante e ballerino abbastanza conosciuto in patria e pronto a portare in Europa il suo progetto elettropop in inglese e spagnolo.

Non è sicuramente la proposta più matura di questo Eurovision, non è destinata a raccogliere tanti punti soprattutto con le giurie, ma Llámame potrebbe essere la giusta scelta per riportare la Romania in finalissima e ricominciare a costruire una cultura eurovisiva in una nazione che ne ha bisogno come l’ossigeno.


🇸🇲 SAN MARINO: Achille Lauro, Stripper ☆☆

Della partecipazione e della vittoria di Achille Lauro alla prima edizione di Una voce per San Marino abbiamo già parlato a lungo, anche in merito alle tante polemiche arrivate prima, dopo e durante la conclusione del festival musicale del Titano. A Lauro va sicuramente riconosciuto l’essersi messo in gioco, con rischi più che notevoli, in un contesto dove rischiava ben di più dell’essere messo alla berlina: la sua scommessa l’ha vinta (come del resto SMRTV quella della credibilità) e adesso ha la possibilità di prendere parte all’Eurovision di Torino dalla porta principale.

Non solo l’eccentricità di Lauro, che da noi non fa più scalpore, può essere un’arma vincente presso il pubblico di tutta Europa: a colpire l’immaginazione degli spettatori sarà a mio avviso l’associazione fra il personaggio e la nazione che rappresenta, storicamente presa in giro, sminuita quando non del tutto sconosciuta a chi non abita in Italia. La finale sembra un traguardo ampiamente alla portata, e non escluderei assolutamente un potenziale approdo in top10 per quella che ha tutto per diventare una vera e propria “Italia B” all’Eurovision.


🇷🇸 SERBIA: Konstrakta, In corpore sano ☆☆☆

Tra una struggente ballata balcanica e un pezzo elettropop dalla produzione stellare, la Serbia ha scelto una potenziale terza incomoda nella 43enne cantautrice e performance artist Ana Đurić in arte Konstrakta. Il suo brano espone in chiave satirica una critica del sistema sanitario serbo, dei mass media e degli standard di bellezza – evidenziando come questi fattori distraggano dall’importanza della salute mentale, anche alla luce dei problemi sorti durante il biennio pandemico.

Nella performance, che riprende la produzione dell’artista serba Marina Abramović, Konstrakta si lava le mani sul palco in una bacinella. Sicuramente si tratta di uno dei brani che più farà parlare in questo Eurovision, e che in qualche modo più si farà ricordare al momento del voto: il dubbio è se il messaggio e la performance siano abbastanza immediati da superare lo scoglio della lingua sconosciuta ai più. Se la performance è d’effetto, la Serbia può candidarsi ad essere fra i protagonisti di questo ESC.


🇸🇮 SLOVENIA: LPS (Last Pizza Slice), Disko

Pochissime speranze invece per un’altra nazione del blocco balcanico: parliamo della Slovenia, che scende in campo con una giovanissima band jazz formatasi nell’aula di musica di una scuola superiore di Celje. Disko è una canzone senza grandi pretese, finita a sorpresa alla vittoria della selezione nazionale EMA dopo essersi qualificata mediante uno spin-off contest aperto a solisti e gruppi esordienti sotto i trent’anni.

Le chance di qualificazione sembrano ridotte al lumicino e sarebbe la seconda eliminazione consecutiva per la Slovenia, nazione che all’Eurovision ha sempre sofferto oltremodo e vanta ancora come miglior risultato il settimo posto di Nuša Derenda nel 2001.


🇪🇸 SPAGNA: Chanel, SloMo ☆☆☆

La Spagna ha scelto il 2022 per lanciare ufficialmente il format della loro nuova finale nazionale (Benidorm Fest) che ha eletto come prima vincitrice una ragazza cubana e il suo provocante tormentone reggaeton – lasciando al palo la ben più quotata Rigoberta Bandini e il gruppo ethno-folk galiziano Tanxugueiras, entrambe favorite del pubblico spagnolo.

La forza di SloMo sta soprattutto nella coreografia e nel trasporto dell’interprete, che a Benidorm è riuscita a conquistare la vittoria performance dopo performance. All’Eurovision paga un po’ il confronto con la cipriota Eleni Foureira (seconda nel 2018 con pezzo analogo) e rischia di non venire supportata quanto merita dalle giurie internazionali: è però immaginabile che l’impegno di RTVE e della delegazione spagnola venga premiato con un posto nei primi dieci, per la prima volta ormai da otto anni a questa parte.


🇸🇪 SVEZIA: Cornelia Jakobs, Hold Me Closer ☆☆☆

Non si può parlare di Eurovision senza menzionare la Svezia, nazione che ha raccolto tantissimo durante la scorsa decade ma viene da qualche edizione di relativo appannamento. La ricerca della settima affermazione (che permetterebbe agli scandinavi di pareggiare il record storico dell’Irlanda) è tornata attuale con la scelta di Cornelia Jakobs, ex membro della girlband LoveGeneration che a 30 anni si è reinventata cantautrice e ha conquistato a sorpresa l’edizione 2022 del Melodifestivalen.

Il brano non reinventa sicuramente la ruota, rimanendo pienamente nei binari ben tracciati del pop in salsa scandinava: allo stesso tempo però ha colpito fin da subito gli eurofan per la sua autenticità, qualificandosi come una delle principale fan favorite dell’edizione. É difficile immaginarsi Hold Me Closer nelle prime posizioni del televoto, ma potrebbe bastare un risultato dignitoso con le giurie per iniziare a fare un pensiero su una possibile top5 – e per la Svezia si tratterebbe dell’ottava negli ultimi undici tentativi.


🇨🇭 SVIZZERA: Marius Bear, Boys Do Cry

Il successo svizzero degli ultimi anni ha visto una mezza battuta d’arresto alla presentazione dell’ennesima scelta interna: Marius Bear, cantautore alla prima esperienza internazionale, si presenta con una ballad contro la mascolinità tossica che (tema attuale a parte) non ha riscosso grandi complimenti al momento del rilascio – facendosi notare soprattutto per una somiglianza dell’inciso coi riarrangiamenti dei pezzi natalizi di Michael Bublè.

A fare la differenza tra successo ed oblio, come per tanti altri quest’anno, sarà sicuramente la performance e la messa in scena per cui opterà la delegazione svizzera.


🇺🇦 UCRAINA: Kalush Orchestra, Stefania ☆☆☆☆

Un effetto collaterale dell’escalation russa in Ucraina è stato l’esclusione di Alina Pash – cantante accusata di essersi esibita in Crimea ed aver mentito sul regolamento che lo proibiva – e la sostituzione di quest’ultima con i Kalush Orchestra, un progetto che fonde l’hip hop con i motivi e il folklore della musica tradizionale. A seguito dell’invasione, l’Ucraina è volata al primo posto delle scommesse e ci rimane tuttora: tanti la vedono come una vincitrice scontata del televoto, per un effetto simpatia che porterebbe il pubblico di tutta Europa a votarla in massa.

L’ostacolo principale alla vittoria è sicuramente quello delle giurie, che verosimilmente vorranno votare la canzone più bella e si lasceranno condizionare meno da fattori esterni: è anche da verificare il supporto dell’EBU, storicamente pronto ad evitare qualsiasi controversia volta a brandizzare l’Eurovision come un contest politico. Una vittoria di Stefania farebbe sicuramente venire meno questa pretesa, oltre ad aprire una discussione su quale città europea si possa arrogare il diritto di organizzare l’edizione 2023 al posto degli ucraini: la BBC, che si è offerta di portare il contest in patria in caso di successo ucraino, potrebbe diventare la più grande alleata del frontman Oleh Psiuk e dei suoi nella corsa al titolo.


🇮🇹 ITALIA: Mahmood & Blanco, Brividi ☆☆☆☆☆

Si dice che storicamente la nazione che ha vinto l’Eurovision si impegni per non ottenere lo stesso successo nell’edizione seguente: questo paradigma non vale assolutamente per l’Italia, che nell’edizione di casa ha messo in campo due degli artisti più innovativi del proprio panorama musicale. Mahmood e Blanco, già vincitori di Sanremo 2022 con le dimensioni del plebiscito, arrivano all’Eurovision con la richiesta di ben figurare e il desiderio segreto ma ben riposto di bissare il titolo dei Måneskin e il loro travolgente successo intercontinentale.

Tanti i fattori che giocano a nostro favore: la chimica sul palco tra i due protagonisti, le potenzialità di Blanco (un artista che ha tutto per sfondare nella musica a livello globale), la struttura del pezzo e il suo gradimento da parte dei fan, soprattutto il desiderio  neanche troppo velato dell’EBU di evitare a tutti i costi la vittoria dell’Ucraina (che potrebbe portare a un convergere in massa delle giurie sulla proposta italiana, l’unica che forse può davvero mettere i bastoni tra le ruote ai Kalush Orchestra). Ancor più di Zitti e buoni, Brividi ha tutto il potenziale per diventare un instant classic da inserire a pieno titolo nella storia dell’Eurovision.

Mettendo da parte per un attimo la scaramanzia, si può davvero dire che anche quest’anno l’Italia sia la squadra da battere – e che se proprio dovrà essere un’altra nazione a vincere, Mahmood e Blanco siano più che pronti a vendere cara la pelle.

 

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