20 Maggio 2022
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20 Maggio 2022

Eugenio in Via di Gioia: guida all’ascolto dell’album “Amore e rivoluzione” canzone per canzone

Dodici canzoni e diverse collaborazioni per il quarto disco della band

Eugenio in via di gioia Amore e rivoluzione
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Eugenio in Via di Gioia Amore e Rivoluzione è il nuovo disco della band in un’uscita venerdì 20 maggio. Andiamo a conoscere meglio questo progetto canzone per canzone…

Gli Eugenio riassumono così il concept del disco:

Durante un discorso all’Università della California il grande scrittore di fantascienza Ray Bradbury invitò gli studenti in platea a “salire sugli scogli più alti, saltare verso il mare e imparare a costruirsi le ali durante il volo”.

Questo aforisma racchiude molto bene il senso del disco in cui si canta l’insensatezza di una società che si sta autodistruggendo ma con la leggerezza di chi sa di dover imparare a costruirsi nel frattempo le ali per andare altrove.

Amore e rivoluzione è stato prodotto da Vittorio Cosma e dagli Eugenio in Via Di Gioia con la produzione addizionale su Plot twist di Duffy. Tutti i testi sono stati scritti da Eugenio Cesaro e Lorenzo Federici. L’album esce per Virgin Records – Universal Music Italy.

Eugenio in via di gioia Amore e rivoluzione canzone per canzone

1. Quarta rivoluzione industrialeIl

Brano di apertura del disco catapulta subito nello scenario sociale e lavorativo contemporaneo, in quella quarta rivoluzione industriale che ha generato una realtà sociale aumentata rispetto ai soli sensi naturali e alle capacità industriali degli umani. Si tratta di una società abitata da grandi promesse di felicità che però nascondono, neanche troppo velatamente, la mancanza di senso, di comunità e di meraviglia.

Nei versi del brano viene messo in luce il sistema che ridicolizza qualunque tentativo di messa in discussione e di ripensamento delle sue fondamenta, smaltate da quegli anglismi che vengono usati come parole d’ordine per certificare la propria appartenenza alla cerchia di chi, nella vita, ha capito tutto.

Magistrale la partecipazione sul finale, al contempo ironica e tragica, di Elio, che interpreta il corrispettivo contemporaneo di quel che, negli anni Ottanta, era stato messo in scena da Paolo Villaggio attraverso la figura di Fantozzi: il lavoratore sottomesso, sfruttato e prigioniero (ma Fantozzi una famiglia, una casa e un’auto di proprietà l’aveva).

2. Terra

Terra gioca sui canoni della classica dichiarazione d’amore della forma canzone, declinando però le immagini evocate (l’aria è irrespirabile ormai, stiamo bruciando e non è gelosia, niente più rifiuti tra noi) in una presa di responsabilità verso il Pianeta Terra, deturpato dalla specie umana. L’invito del brano è ad accorgersi di aver considerato sempre più la Terra come una miniera di risorse infinite a cui attingere, e non come un essere vivente di cui si è parte integrante.

Questo approccio predatorio e, a tutti gli effetti, autolesionista è messo in luce nei versi, che a questa pars destruens aggiungono anche un invito all’azione concreta e costruttiva: un dirsi pronti a tutto, forti dell’aver riconosciuto nell’essere terrestri la quintessenza dell’essere umani.

3. Filastrocca per grandi

Crescere per crescere è una trappola: comincia così questa traccia, capace di mettere immediatamente in chiaro quanto, a volte, sia necessario passare dalle formulazioni chiare e semplici di un bambino per mostrare l’insensatezza del mito della crescita contemporaneo.

Mito che sopperisce all’assenza di senso e futuro del nostro tempo, fornendo l’illusione di un aumento infinito a cui puntare. Mito che ha convinto gli Occidentali del fatto che quel che conti di più nella vita sia crescere, senza badare a comecrescere, dovecrescere e perchécrescere. Le atmosfere alla Tim Burton, noir e giocose riescono a fare da perfetto contrasto alla durezza del messaggio: vale a dire che sia assurdo che “una casa che per non cadere debba continuare a crescere esponenzialmente”.

4. Libero

Nella società della performance contemporanea votata alla crescita costante, il diktat imperante che ne segue è quello di non fermarsi mai, per nessuna ragione. Bisogna agire, produrre, consumare, e in questo modo aggrovigliarsi nella rete dei doveri social e sociali e degli acquisti, perdendo gradualmente libertà. Libero è un invito a sottrarsi da queste dinamiche, a non sentirsi sempre in dovere di fare. Sembra quasi il canto di una pianta, che è capace di essere libera stando ferma e immobile, diretto verso quegli umani sempre indaffarati, perennemente confusi e infelici.

5.In cima

Dopo quattro brani civici, impastati da un’urgenza sociale e un’afflato attivista e comunitario, In cima descrive la scalata privata di una coppia d’amanti, impregnata da fatiche, asperità e sforzi condivisi, eppure capace di rinsaldare gli intenti, rinnovare le promesse e spronarsi vicendevolmente. Si tratta di un brano intimo e denso, in cui le atmosfere evocative strumentali si mescolano alle voci quasi spezzate di Eugenio e di Francesca Michielin.

L’amore tra umani qui è cantato a partire dal dolore e dalle difficoltà, come due compagni di scalata che sopperiscono a turno alle difficoltà dell’altro, uniti verso il raggiungimento comune della cima.

6. Rabbia

Una delle definizioni possibili dei social network è laboratori di rabbia. Viviamo un tempo molto complesso, nel quale è difficile orientarsi e elaborare un pensiero personale, così come è arduo prendere posizione sui grandi temi che ogni giorno emergono all’attenzione dell’opinione pubblica. Abbiamo quindi bisogno di appigliarci a visioni del mondo indubitabili, a certezze assolute che però rappresentano il nutrimento essenziale della rabbia, emozione primordiale che paradossalmente governa la nostra avanzatissima civiltà.

Si tratta di un animale feroce che, spiega il brano, impedisce la creazione di luoghi di confronto sani, di spazi di discussione e dialogo, e finisce piuttosto col divorare la gente, quasi inglobandola in un’emozione collettiva che dirige e governa le nostre azioni, confinandoci nell’inconsapevolezza.

7. Provincia assassina

In questo brano riaffiorano i ricordi legati alla provincia, che a guardar bene è l’ambiente principale d’Italia. Una provincia fatta di piccoli gesti, di strade e persone imparate a memoria, di abitudini dolci e terribili. Di amici e amori che si perdono, che finiscono, di rapporti interrotti per viaggi, per lutti, per dissapori. La nostalgia e la malinconia intessono il testo e l’atmosfera del pezzo, impregnato della dolcezza del ricordo misto all’amarezza dell’impossibilità del ritorno.

8. Nuvola

Si torna alle atmosfere rarefatte di Libero e al bisogno di spargersi, perdersi, disciogliersi e alleggerirsi attraverso gli elementi naturali, capaci di insegnare all’umano la meraviglia d’essere l’ultima parte di tutto, parte integrante del divenire delle cose. È una visione panteista dell’esistenza che spinge a prendersi meno sul serio, a godere dell’essere vivi, dell’essere qui e ora, immersi nel grande e potente spettacolo della vita, a cui è possibile, con Walt Whitman, contribuire con un verso.

9. Plot Twist

Plot Twist è una canzone che critica la spinta alla polarizzazione del nostro tempo, intesa come una scorciatoia del pensiero e dell’azione che obbliga a scegliere una e una sola posizione, e a considerare nemico chiunque ne prenda una diversa. È una critica agli estremismi che affollano le giornate di tutti, quando ci si sente in dovere di esprimere pubblicamente la propria posizione su temi intorno ai quali non si ha sufficiente contezza e preparazione.

È necessario allora un plot twist, un cambio di rotta inaspettato che sia capace di tenere acceso il cervello, e che rinfocoli la creatività, il desiderio e la curiosità, godendo l’ebbrezza del poter cambiare idea.

10. Giornalaio

Attraverso la figura di colui che vende e consegna i giornali, in questo brano si gioca sul prendere a “testate”, che indica all’apparenza il colpo violento di testa ma che in realtà afferisce alle testate giornalistiche capaci di istruire la gente, in particolare gli ignoranti. Ma anche attestate tutto attaccato, inteso come l’atto di attestare, di accertarsi, di prendersi la cura e la responsabilità di quello che giornalisti e editori offrono quotidianamente ai lettori; e all’atto di testare, ossia provare, saggiare, sperimentare la filosofia di qualcuno.

Attraverso questi giochi di parole si delinea l’urgenza ironica e serissima di informare e informarsi bene, oltre le logiche del clickbaiting e della polarizzazione.

11. Umano

L’undicesima traccia dell’album è dedicata alla tracotanza degli umani, ossessionati dall’idea di conquistare e vittime di un’evidente sovrastima di sé. L’umano è descritto come ossessionato dalla propria ambizione e incapace di godersi i frutti dei propri sforzi, vincolato all’accumulo del potere e all’accelerazione costante. Il brano offre all’umano un suggerimento molto chiaro: imparare a fermarsi o quantomeno a rallentare, ricordandosi che alla fine si muore; che, cioè, si corre sempre più velocemente verso l’abisso, finendo colperdersi la bellezza del viaggio e del panorama. Cui prodest?

12. Utopia

Questo pezzo chiude sia l’album che il discorso aperto con Quarta rivoluzione industriale, e portato avanti di brano in brano, in una tensione costante tra critica e proposta, tra bisogno di decostruire i condizionamenti sociali e l’urgenza di praticare la libertà. Utopia è l’inizio di qualcosa di nuovo, un canto che sembra provenire da qualche parte tra le stelle, quasi a ricominciare -come il pianto del neonato che si sente nel brano -riconoscendo il fallimento inesorabile di un certo modo di essere umani e l’urgenza di ripartire Altrove.

Siamo energia che se ne va, e concentrandoci sul concreto non valorizziamo l’astratto della mente, dell’intelletto che c’è in ognuno di noi. Quell’energia inquantificabile che contiene il nostro cervello.Utopia è descritta come quel luogo immaginario fatto di quiete, di convivenza serena con l’ignoto, di natura e di bellezza; di tutto ciò che permette la felicità, ossia il riconoscere di essere attraversati dalla stessa energia che permea ogni cosa. Utopia, quindi, è questa stessa Terra, che può riemergere se impareremo di nuovo a cantarla.

 

Foto di Laura Balardini