24 Ottobre 2022
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24 Ottobre 2022

Emanuele Dabbono: guida all’ascolto di “Buona strada”, il nuovo album prodotto da Tiziano Ferro

Alcune delle 16 canzoni di questo progetto erano state inizialmente scritte per altri artisti

Emanuele Dabbono Buona strada
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Emanuele Dabbono guida all’ascolto di Buona strada

Cominciamo questo viaggio nelle 16 canzoni dell’album attraverso le parole di Emanuele Dabbono.

INTRO – LE CHIAVI ALL’INGRESSO

Idealmente ho pensato sarebbe stato bello cominciare questo album, che alla fine è un doppio, con un particolare della soglia di casa, comune a tutti e finirlo con VIA DELLA PIETA’, quasi ci fosse da percorrere un viaggio fino a un civico preciso.

Qui ci sono solo io che canto otto linee vocali una sopra l’altra, nessun altro strumento, per costruire l’armonia mentre nel testo guardo verso l’alto, nonostante sopra la mia testa non ci siano stelle ma un soffitto. Nel finale la voce è di mia figlia Anna, sei anni.

CEREZO

Per me è più di una canzone. È un manifesto. Sono felice di uscire con qualcosa che parli così tanto e in profondità di me. Dirsi le cose quando è il momento. Di questo parla CEREZO. Credo sia una lettera piuttosto fedele delle cose che avrei voluto dire a mio padre. Se solo l’avesse letta. Speriamo lo faccia ora, dovunque sia. Il momento giusto, d’altronde, non lo sai mai, ma è all’improvviso.

FAME

Ho suonato in Irlanda e qualche eco è spesso venuto a galla nel mio modo di trattare le melodie o di vivere la sinergia con il pubblico quando si tratta di un live. La gente può entrare a far parte della band, battendo le mani, restando in silenzio, cavalcando un testo, battendo il piede o semplicemente, per tre minuti, evadere da una preoccupazione.

Abbiamo girato un video in tre ore di questo brano in un pub e le persone che hanno fatto da comparsa non facevano altro che sorridere con noi. Nessuno gli aveva detto di farlo. Parte della magia della spontaneità della canzone l’ho capita lì.

RESTA FORTE

La pazienza è un valore che ho imparato a coltivare e non più a subire. Saper tenere duro quando sei messo alle corde, quando la vita ti chiede un altro time out e sembra il tuo momento non venga mai. Ci vuole coraggio e lucida passione per non uscire dai binari e rimanere fedeli alla promessa di chi volevi diventare. E a volte, pur se doloroso, è necessario scioglierlo qualche nodo. O la mongolfiera non sale.

IL MIO CUORE MIGLIORE

Quando scrissi questa canzone sognavo la ascoltasse Giorgia. Ne è venuta fuori un blues lento con venature gospel sulla dipendenza affettiva. Tutto quello che sentite (qui come del resto in tutto il disco) è suonato, non ci sono programmazioni. Nessuna scelta di campo, è solo che ho la mia band, sono i miei amici e insieme abbiamo un suono che Tiziano ha promosso come autentico.

NEL TUO RETROVISORE

Ho scritto questo brano per mia figlia Anna. La sa già a memoria. L’idea del testo è nata dall’immaginare lei adulta al volante e io dietro, su una bici scassata. “Lascia pure la mia mano, per andare più veloce“. Un giorno la vedrò diventare grande, accelerare e diventerò un puntino, ma ci sarò sempre, nel suo retrovisore.

BUONA STRADA

È il brano che da titolo all’album e racconta di aggiungere anni ai calendari a fianco a una persona che conosce tutte le curve, i parcheggi, i sotterranei che hai dovuto attraversare per non perdere la rotta. E anche senza toccare la cima, c’è bellezza se ti ricordi di guardare fuori dal finestrino, non domani. Oggi.

INSEGNAMI

Uno dei dischi che amo di più è Graceland di Paul Simon. Mi sono fatto una cultura sulla musica sudafricana, sul loro modo di intendere il ritmo. Volevo raccontare con il testo che molte delle cose che impariamo, spesso è come se le conoscessimo già, in un substrato e aspettassimo una conferma chiara e gentile da qualcuno o da un fatto improvviso, per farle uscire alla luce. Lì proviamo quella sensazione strana come se ci suonassero familiari. Impariamo ciò di cui abbiamo bisogno.

Questo è un brano che avrei fatto ascoltare volentieri a Lorenzo (Jovanotti) … beh, può farlo ora, comunque.

PER MANO

È una ballad retro in cui mi metto a nudo. Non sono qui per compiacere nessuna moda. Non mi sono mai sentito quello da seguire alle feste. Mi piace la tenerezza di chi ti guarda per la prima volta e scosta i capelli pensando di rendersi più presentabile con un semplice gesto della mano. Le persone semplici. Fare le cose con un significato, altrimenti non farle affatto.

CAMPO DI BATTAGLIA

Nella prima versione era orchestrale, tenorile. Con la band ha preso una piega più club rock, viscerale. È stata scritta molto prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina, ma si adatta bene a descrivere più che quel contesto sociopolitico, cosa tiene nel taschino il soldato, cosa lo tiene vivo. Mi è sempre interessato il particolare umano.

Ci sono guerre quotidiane, barriere e milioni di fronti anche nelle nostre città. Ci infiliamo un elmetto e spesso colpevolmente fingiamo di guardare altrove quando qualcosa ci infastidisce purché non intacchi nessuno nostro diritto. Finché non tocca a noi essere l’escluso, il discriminato, l’ultimo della fila al quale non viene nemmeno chiesto di chiudere la porta.

IL RUMORE DEL TEMPO

Diventerà un mini-cartoon in stop motion grazie al lavoro di Giulia Del Monte. Pensavo a due anziani a tenersi la mano in una sala d’aspetto per fermare, una volta di più, il tempo in un ultimo personale e tutto loro fuoco d’artificio. Ci sono nostalgie più grandi di altre. Basta avvicinare un po ‘ di più l’orecchio e rischiamo di sentire non più solo le nostre.

PRINCIPESSA DEI FIAMMIFERI

Ogni volta che pubblico un disco, mi piace inserire un brano degli esordi. Questa canzone la scrissi a 20 anni ed è una story song dal taglio springsteeniano. Ogni riferimento a persone o cose realmente accadute è puramente casuale.

A SANGUE FREDDO

Racconta di una rapina andata male. Un’altra storia che permette a una coppia di amarsi e dirsi quelle cose che solo nell’ultima volta in cui ci si vede si è capaci di dire. Ci sono scelte che riflettono il nostro amore, altre la nostra paura.

RIFUGIO

L’ho dedicata al colore degli occhi di Claudia, mia figlia più grande. Due fari che dal primo istante mi hanno sempre fatto sentire a casa più di qualsiasi abbraccio, semplicemente guardandomi o ogni volta che mi ha detto un “sei tornato, pà!“. Dylan avrebbe detto “Shelter from the storm“. Glielo chiedo spesso: Cosa vedono i tuoi occhi Claudia?

CATTEDRALI

È una canzone soul, solare che parla di mantenere saldo l’abbraccio della tua famiglia, quale essa sia. Ci sono tesori che solo le esperienze vissute assieme a chi ami acquistano valore. Noi facciamo ancora “la busta con le fotografie” di ogni viaggio. Ci aiuta a ripercorrere sentieri che non pensavamo essere nostri. Ormai sentiamo casa l’Islanda, il Grand Canyon, Portovenere, Creta, Genova, la Bretagna, la Monument Valley, New York, Lisbona, Varazze.

VIA DELLA PIETA’

La conclusione. Ascoltare il master di questa canzone è stato come vedere un film. Un inno a guardarci di più l’un l’altro negli occhi. E provare a riconoscerci. Perché a dispetto delle latitudini, delle abitudini, dei gusti… un sorriso, una lacrima, un dolore, una gioia sono uguali in ogni parte del mondo. E io voglio partecipare alla vita. Una canzone alla volta.

Foto di copertina di Luigi Cerati

 

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