Concerto Primo Maggio Roma 2021: pagelle 1MNEXT
Claire Audrin – D dance
In questo brano Claire strizza un po’ troppo l’occhio a cose già sentite del pop mondiale, tra l’altro non proprio recentissimo. Il risultato è qualcosa di prevedibile che non sottolinea nessuna peculiarità perché esso possa essere distintivo di uno start di carriera importante, pur se non brutto.
Cinque
Brujas – Niente
Brano che gioca sull’atmosfera, suoni elettronici che creano spazi, aree dove la voce può muoversi fra pienezza e falsetto. L’arrangiamento vocale dell’inciso, lavorato di raddoppio, dona, nonostante il falsetto, corposità alla proposta tutta. Strano immaginare un brano così d’atmosfera su un palco da sempre molto più rock. Però, però… non male davvero, anzi.
Sette
Cargo – Viole
Un po’ anni 70, un po’ Tommaso Paradiso, questo brano gode di una buona preparazione di inciso ed una linea melodica nello stesso, che pur avendo dei richiami evocativi noti, sono ricantabili facilmente, rendendo il pezzo appetibile per percorrere la strada della popolarità. Forse avrei sussurrato meno. Decisamente accettabile.
Sei +
Guasto – In che senso?
Ritmi funkeggiati con tanto di fiati con cui discutere letteralmente sul palco. Il testo poggia sulla dissacrazione di un vivere quotidiano, tra l’omologazione e la libertà di affrontare il mondo con il proprio piano b… che è in realtà il vero piano a.
Sette
Junior V – Odore d’incenso
Ballata solida, basata sulla pasta della voce che, nonostante il tono che ne svela la giovane età, ha una buona corposità che ben si sposa con il suono genuino della chitarra e l’accompagnamento ritmico in divenire che si potenzia nel corso della canzone.
Sette
Marte Marasco – Sarà per me
Va d’impertinenza la Marasco in questa traccia in cui però riesce a non perdere la particolarità delle modulazioni della sua voce, che se su una melodia più tradizionale possono essere facili, su un ritmo più serrato lo sono meno. Pezzo facilotto, ma anche molto immediato, di quelli che posso piacere a primo ascolto… ma anche stancare in fretta.
Sei
Marte – (l’artista non ci ha autorizzato a pubblicare il titolo del brano)
C’è un’idea nella proposta di Marte, uno stile che può cavalcare per conquistare un suo pubblico e distinguersi dalla massa della musica al femminile. Detto questo, di suo il pezzo non mi fa impazzire, perché ha strofe che sono troppo un susseguirsi di frasi che potevano essere legate fra loro, invece che essere slacciate, lanciate così una dopo l’altra. Più potente l’inciso che però andava ripetuto dopo il breve special, fregandosene di stare nei tre minuti scarsi.
Sei=
Giorgio Moretti – Serio?!
Racconto pop che in maniera simpatica ( e con una buona presenza vocale ) prende in esame tutto quello che oggi sono i cliché per essere “accettati dal gruppo” e come possa apparire strano chi non li segue, disinteressandosi di avere il telefono rotto. Chiedetelo ad un ragazzino di questi anni: vi risponderebbe che è inconcepibile. Tutto però un po’ abbreviato per lasciar spazio ad un inciso che occupa oltre mezza canzone.
Sei
My Girl Is Retro – Corallo
Scrittura piena di suggestioni, soprattutto nei suoni scelti, per un cantautorato che ha il piacere di non somigliare ad altro; forse, forse giusto alcune cose non note, interne ai dischi, di Niccolò Fabi e l’ispirazione sarebbe comunque alta. La scelta stilistica è comunque di classe e rinuncia a strizzare l’occhio al mondo radio. Forse come singolo può non esser molto potente, ma all’interno di un album, di un concetto più completo, può essere invece un ottimo pezzo del puzzle.
Sette
Neno – Bla bla bla
Tra i brani in lizza è probabilmente questo quello col maggiore senso pop, dove con questo termine intendo dire, che ha possibilità di bucare l’airplay radiofonico, di farsi canticchiare anche dai bambini ma di non farsi odiare dagli adulti, dato il senso compiuto del racconto. Inoltre la voce di Neno non è di quelle che senti non possa esprimere altro che un jingle facile, inficiandone la credibilità. Buono.
Sette
Novaffair – Weekend
Di suo la canzone è di senso compiuto ed è anche piacevole nell’ascolto, con la voce armonizzata e resa compatta su una base elettropop che ha qualche suono stereotipato ma che al fine ti rendi conto che meglio non ci sarebbe stato nulla al posto. Pienamente sufficiente.
Sei ½
Omar – Ci risiamo
Qui c’è la mia solita battaglia sulle “e” troppo aperte, che mi sembra di essere effettivamente ripetitivo come lo zio che ti chiede sempre: “e tu quando ti sposi”? Però è oggettivamente una cosa odiosa che snatura le parole ed il loro suono. Detto questo, il pezzo è buono, perché la voce della nostra è particolare e gode, nell’arrangiamento, di cambi tempo che rompono la prevedibilità.
Sei ½