30 Dicembre 2020
Condividi su:
30 Dicembre 2020

angeli e demøni chapter 4: dal singolo di oli?, la storia di ansia, depressione e attacchi di panico di Marco, in arte oli?

Nel penultimo capitolo del nostro viaggio in storie vere che hanno sfiorato depressione, attacchi di panico e suicidio, a raccontarsi oggi è proprio oli?

Condividi su:

Si avvicina alla conclusione il viaggio che, grazie all’uscita del nuovo singolo del giovane cantautore oli?, angeli e demøni, abbiamo intrapreso per conoscere le storie di ragazzi e ragazze, uomini e donne, che hanno sfiorato quei mostri moderni che sembrano così lontani, eppure sono così reali, e che prendono il nome di ansia, depressione, attacchi di panico e suicidio.

Un viaggio coraggioso che abbiamo voluto affrontare grazie ad oli? e al contributo delle testimonianze di alcuni suoi fan (qui, qui e qui) e che oggi trova proprio in oli? stesso, in Marco per la precisione, questo il suo vero nome, un altro degno testimone prima del capitolo conclusivo che pubblicheremo domani e che ci riguarda personalmente.

Ma ora lasciamo la parola ad oli? e alla sua storia da cui ha preso vita angeli e demøni.

30.12.2020

Prego di Dio di morire nel sonno
Che non sopporto più il peso del mondo
Scusa Dio, ma mi sento di troppo
Vorrei solo morire nel sonno
Fammi morire nel sonno

Beh, che dire? Questo è il ritornello di angeli e demøni e parla da sé.
Sono le frasi che in uno dei miei peggiori attacchi di panico continuavo a ripetermi.
Pregavo un Dio, a cui nemmeno credo, che facesse finire tutto.

Il pensiero di farla finita una volta per tutte aveva completamente invaso la mia testa.
Continuavo a pensare al suicidio, a convincermi che quella era la soluzione più giusta per me, per tutti.
A portarmici è stata l’eccessiva aspettativa che avevo nei confronti degli altri, la paura di affrontare un mondo così incentrato sull’individualità e così poco sul rispetto reciproco, sulla gentilezza e sull’umanità, la perenne fobia di non farcela, di non riuscire a diventare l’artista che ho sempre sognato di essere, deludere tutti e dare ragione a tutti quelli che hanno sempre cercato di smontarmi.

Sentivo il peso del mondo, della cattiveria. Soffrivo anche ‘’solo’’ guardando il TG e ascoltando tutte quelle notizie che parlavano di morti, omicidi, guerre.
Vedevo tutto nero, la scuola mi soffocava e mi sentivo come se non avessi mai avuto la mia età.
Mi sono sempre sentito più grande di quello che diceva la mia carta d’identità.
Uscivo con delle persone che non mi piacevano, parlavo di cose che non mi interessavano, facevo cose sbagliate.
Ad oggi probabilmente qualcuno non ci crede, perché in pubblico ero sempre sorridente, scherzoso, facevo ridere tutti.

Così mi sono rinchiuso nel mio mondo, nella mia musica e nella mia solitudine.
Ho scoperto cosa fosse il silenzio, quello vero, ed è lì che ho avuto i momenti peggiori, ma anche quelli migliori.
È nella mia stanza, nella mia testa, nelle mie paranoie e nei miei discorsi, che mi sono trovato.
Ho trovato la mia dimensione e le armi necessarie per poter VIVERE ogni giorno la vita che merito.
Staccarsi dal giudizio altrui, dal proprio condizionamento, dalla propria mania di autodistruzione, è stato difficilissimo, ma necessario.

Per questo sono qui, a cercare di inquadrare in poche righe che non annoino, le poche cose che ho imparato, sperando che qualcuno fra i lettori trovi un piccolo spazio di comprensione.
Non sono qui per dirvi che io ce l’ho fatto o che è facile. Mentirei.
La vita, almeno per me, è una montagna russa continua.
Continuo ad avere i miei alti e bassi, ma ora riesco a guardarli con CONSAPEVOLEZZA e a trattarli e trattarmi nel modo a me più consono, che magari non è il modo giusto per voi.

Quello che voglio dirvi è che so come ci si sente e come lo so io, lo sanno milioni di persone là fuori.
Non siete soli e no, non siete inutili, incapaci o insignificanti.
Ognuno di voi vale e può prendere il proprio dolore e trasformarlo in bene per se stessi o per qualcun altro.

Nel mio piccolo farò di tutto per cercare di promuovere gli aiuti professionali in questa direzione e per abbracciarvi tramite la mia musica.
Quella stessa musica che mi prendeva per mano e mi aiutava ad alzarmi dal letto, nei momenti in cui pregavo Dio di morire nel sonno.