6 Ottobre 2022
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6 Ottobre 2022

Andrea Faccenda: “Prigione” è la via d’uscita verso nuova musica al fianco di Zenit

La necessità di urlare e liberarsi da una relazione tossica per tornare a sognare è alla base del brano

Andrea Faccenda Prigione
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Andrea Faccenda Prigione testo e audio del nuovo singolo.

A distanza di 10 mesi dalla pubblicazione di Per non ricadere, torna con un nuovo singolo il cantautore trentino Andrea Faccenda, per gli amici “La Faccenda“. Fuori da venerdì 7 ottobre Prigione segna l’inizio della collaborazione di Andrea con il produttore Zenit, già noto per tante hit lanciate con diversi artisti.

In questi dieci mesi il cantautore ha messo in discussione le radici stesse della sua musica per trovare la sua strada. Fondamentale è stato proprio Zenit in questa ricerca:

Zenit mi ha cambiato la vita, e per me è stato una fortuna iniziare a lavorarci insieme. E non è tanto per un modo di dire… dal punto di vista musicale, nel modo di concepire le idee, di lasciarsi andare, mi ha completamente aperto un mondo e ha tirato fuori una parte di me che non consideravo.

Ho sempre fatto uscire l’artista che si ispirava a ciò che ascoltava. Ora grazie a Sam posso dire di aver trovato la mia dimensione, quello che sono io, quello che posso portare io nel mondo, il mio linguaggio e il mio essere musica.

Il brano, scritto da Andrea Faccenda e Samuel Balice (Zenit) è il primo di 6 e più brani che usciranno nei prossimi mesi. Il nuovo sound segna il passaggio da un pop “classico italiano” ad una visione più internazionale per il cantautore.

Prigione è la metafora di una relazione tossica, della voglia di uscire da una quotidianità che ci fa sentire in gabbia. La necessità di urlare, sentirsi liberi e appunto sognare.

Zenit ha suonato tutti gli strumenti presenti nella produzione, cucita su misura per la voce dell’artista, che ha potuto dare sfogo alla propria creatività. Il brano esce distribuito da ADA Music.

Andrea Faccenda Prigione copertina

Andrea Faccenda Prigione testo e audio

(di Andrea Faccenda – Zenit)

Occhi chiusi, sogni appesi
Sguardi che non scompaiono
in un cielo azzurro, solo tu
vedi stelle che cadono
e non so se ti ricordi ancora il peggio di me
vorrei solo sapere ma
tu non sorridi mai, ti vedo fragile, siamo invisibili
a volte instabili
è tutto un cinema,
mi senti ridere,
ti scorderò se non c’è posto per noi …

E non so se mi sentirai, ho un pò
di vertigini se a fari spenti non c’è una via …
E non so se mi chiamerai oh no,
se qui il telefono non prende le cazzate che dico io ,
e vanno via, lontano dai posti che credevo casa mia
e vado via, lontano dai giorni in cui non eri più la mia prigione

Lasciarsi a peso morto così nel vuoto
Amare così poco o amare affatto
Mi prendi come un gioco ma perdi tutto
E mi bruciasse il mondo chiamalo poco
Il cielo piange lacrime di cristallo
La primavera è nebbia sto sull’asfalto
Solo a pensare ai passi che abbiamo fatto

E non so se mi sentirai, ho un pò
di vertigini se a fari spenti non c’è una via …
e non so se mi chiamerai oh no ,
se qui il telefono non prende le cazzate che dico io ,
e vanno via, lontano dai posti che credevo casa mia
e vado via, lontano dai giorni in cui non eri più la mia prigione

E non so se mi sentirai, ho un pò
di vertigini se a fari spenti non c’è una via …
E non so se mi chiamerai oh no ,
Se qui il telefono non prende le cazzate che dico io ,
e vanno via, lontano dai posti che credevo casa mia
e vado via , lontano dai giorni in cui non eri più la mia prigione