14 Agosto 2020
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14 Agosto 2020

Alla scoperta del Trash musicale italiano con il Prof di latino pt.1. Da Drudi a Young Signorino

Direttamente dalle spiagge di Mondello, il Prof di latino Davide Misiano ci guida alla scoperta delle Canzoni trash italiane

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Canzoni Trash italiane, è questo il tema di questa nuova rubrica del Prof di latino Davide Misiano, che ci terrà compagnia quest’estate in attesa del ritorno dell’amata Testo&Contesto.

Il mio direttore sostiene che in estate c’è bisogno di leggerezza, specie dopo un lockdown.

Non si riferisce alla “leggerezza pensosa” di cui parla Calvino nelle Lezioni americane. Si riferisce all’attrazione per il cortocircuito cerebrale, a quell’ebbrezza demente (nel significato etimologico del termine, de-mens) che si impadronisce di noi mentre decliniamo in ventisette TikTok diversi “Buongiorno da Mondello” o “OGGI AMMARE”.

Mi chiede, quindi, una rubrica sul trash. “Anche il trash avrà delle strategie, prof”, mi dice. Io fingo di credere all’intellettualismo con cui infarcisce la richiesta e mi metto a lavoro.

D’istinto decido di dedicare il mio primo articolo al tormentone di Baby K e Chiara Ferragni. “Tu fra queste bambole sembri Ken / Ti ho in testa come Pantene” non può non meritare un articolo.

Ma poi penso ai saggi di Labranca, dedicati al trash inteso come una sorta di bovarismo, “l’emulazione fallita di un modello”. E decido che anche trash è troppo: cringe per Baby K (e la sua pubblicità con Alexa, vedi qui) è più che sufficiente.

Cosa renda un prodotto trash ce lo dice Marcello Garofalo in Enciclopedia del cinema (Treccani, 2004): «povertà di mezzi, volgarità di forme e contenuti, provocazioni più o meno consapevoli e risultati di scarso valore artistico». Cosa ci attira del trash è, a mio avviso, il limbo in cui esso ci sospende: l’ironia dell’operazione è volontaria o involontaria?

Il quesito aprirebbe la strada a un’analisi del concetto di “cattivo gusto” e all’approfondimento di altre categorie come kitsch e camp. Ma vi confesso che sto solo prendendo tempo, perché la ricerca ha generato in me dei sussulti.

A un certo punto ho capito i veri intenti di Massimiliano Longo: vedere un prof di latino alle prese con Finalmente ho comprato l’uccello era la sua sadica ambizione. Perché, vi assicuro, che in questo contenitore smisurato del “cattivo gusto”, Gelato al cioccolato è un mero gioco di allusioni, roba da pivelli.

Ma io, ostinato a vedere poesia ovunque, convinto che la poesia e l’illusione della poesia (con il suo potenziale comico) salveranno il mondo, procedo. E con me l’imbarazzo.

Voi non tiratevi indietro; anzi, se vi va, venite in mio soccorso laddove io sia insufficiente nell’esegesi di cotanta poesia. Che il buon Apollo e le Muse Eliconie ci perdonino!

Cliccate su continua per scoprire queste autentiche perle.