23 Luglio 2019
di Direttore Editoriale
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23 Luglio 2019

Live Nation Usa ammette di aver utilizzato il Secondary Ticketing su richiesta degli artisti. E in Italia?

Dall'America arriva un nuovo e imponente caso di Secondary Ticketing che coinvolge Live Nation Usa e, questa volta, in modo diretto gli artisti. Un analisi della situazione cercando di capire come è la situazione in Italia.

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Live Nation Secondary Ticketing. Arrivano dall’estero importanti rivelazioni che gettano nuove ombre in una situazione già molto complicata, quella del mercato parallelo dei biglietti per i concerti a prezzi maggiorati. E questa volta coinvolgono anche gli artisti.

Da molto tempo ormai è scoppiata la bufera sul fenomeno del Secondary Ticketing, un problema che sta generando una soluzione, Il Biglietto nominale (di cui vi abbiamo parlato qui) che rischia di generare ulteriori problemi, anche se di natura diversa, sia agli organizzatori che, sopratutto, al pubblico.

Problemi che andrebbero a colpire un settore già complicato come quello della musica.

Le rivelazioni importanti degli scorsi giorni arrivano dall’estero e sono molto gravi, se dovessero trovare effettivo riscontro.

Billboard Usa ha reso nota, attraverso un articolo (leggi qui, in inglese), una conversazione registrata, risalente al febbraio del 2017, tra il presidente di Live Nation Usa, Bob Roux, Tony DiCioccio (socio dei Metallica) e Vaughn Millette, importante promoter di concerti e CEO della Outback Presents Events.

Nella conversazione DiCioccio chiederebbe al Presidente di Live Nation Usa di mettere da parte un numero consistente di biglietti del tour WorldWired Tour, ben 88mila, perché Millette possa venderli su siti di mercato secondario come StupHub.

In questo modo ai fan sarebbe stato impedito di acquistarli sui canali ufficiali a prezzi normali, in quanto considerati “troppo bassi”. Nel corso delle telefonata le parti in causa discuterebbero anche di come tenere segreta questa operazione facendo sembrare questi biglietti destinati agli sponsor.

A seguito della pubblicazione dell’articolo di Billboard, Live Nation Usa si è trovata costretta ad ammettere di aver by-passato i canali di vendita convenzionali ed essere quindi stata complice nel proliferare del Secondary Ticketing. La cosa ancora più grave è che questo è stato fatto su specifica richiesta degli artisti che rappresentava.

Il tutto è stato comunicato da Live Nation Usa attraverso un comunicato stampa:

Tra il 2016 e il 2017 una dozzina di artisti sulle migliaia con le quali lavoriamo ci hanno chiesto di fare così“.

Ma non solo, in questa comunicazione Live Nation Usa, assicura di aver compiuto questo atto solo sporadicamente e solo su esplicita richiesta degli artisti coinvolti.

Inutile sottolineare che se accertate si tratterebbe di azioni molto gravi che vanno a ledere tutto il mercato e, sopratutto, il pubblico. Fatti ancora più gravi visto che in casi come questi le fanbase sarebbero state letteralmente sfruttate dai propri idoli.

LIVE NATION USA e SECONDARY TICKETING: LA POLITICA ITALIANA COMMENTA…

A seguito di queste importanti informazioni che gettano nuove ombre sul rapporto tra gli organizzatori dei concerti e la piaga del Secondary Ticketing, Sergio Battelli del Movimento 5 stelle ha commentato:

Questo scandalo, se appurato, confermerebbe i miei sospetti, e quelli di molti altri, sull’operato di un sistema, quello legato ai grandi eventi, che io definisco marcio e corrotto.

A chi giova questo mercato sommerso? E perché la legge del M5S contro il Secondary ticketing, a mia prima firma, è così osteggiata nel nostro Paese?“.

I motivi per cui questa legge ha fatto storcere il naso agli operatori del settore sono diversi e hanno una loro logica ben precisa.

Il primo riguarda i costi.

Il biglietto nominale infatti richiederà dei nuovi macchinari per la produzione di questo tipo di biglietti. Il personale presente ai live dovrà controllare singolarmente ogni persona in entrata con documento alla mano. Questo comporterà necessariamente un aumento del personale e lo spostamento degli orari di ingresso al luogo dell’evento.

Questi costi non graveranno solo sugli organizzatori dei concerti, ma anche sull’acquirente. Un rincaro di circa 8/10 euro che andrà a pesare su spettacoli che, in molti casi, hanno già un costo elevato, rischiando di penalizzare un ambiente lavorativo come quello della musica, che proprio sul live poggia oggi la fonte primaria del proprio guadagno.

Queste nuove procedure rischiano di dissuadere il pubblico dal presenziare agli show dal vivo, anche per motivi logistici. Spesso i concerti sono organizzati in settimana, giorni in cui il pubblico lavora, anche fino a tardo pomeriggio.

Il grosso del flusso di persone che partecipano a concerti di musica pop e rock possono arrivare nelle location dei live solo all’ultimo, spesso in orari tra le 19 e l’inizio del concerto (quindi 21/ 21:30 per la stragrande maggioranza dei live). Come sarà possibile in così poco tempo e con le attrezzature attualmente a disposizione, eseguire controlli così accurati?

Ma non solo, l’avere un biglietto nominale potrebbe dissuadere il pubblico dall’acquisto anche per altri motivi.

Se la persona che ha acquistato il biglietto non può presentarsi al concerto con quale procedura macchinosa potrà cambiarne il nominativo? Dovrà sostenere un ulteriore costo come avviene per il cambio di un biglietto aereo per esempio?

Una domanda lecita oggi più che mai visto che spesso le prevendite dei tour aprono anche con un anno di anticipo.

Il biglietto nominale, come è noto, è già utilizzato da anni per le partite di calcio di Serie A e Serie B, settore di eventi con maggiori introiti e pubblico (oltre che ripetitività) rispetto ad un concerto.

Se forse utilizzando gli stessi strumenti per il controllo di biglietti e documenti, non sarà così difficile risolvere il problema dei concerti negli stadi (infondo se vengono controllati i biglietti nominali di una partita di calcio, non ci sarà una grande differenza, secondo noi), andranno invece implementati da zero per tutte le altre location, comprese piazze, discoteche e palazzetti dello sport.

Eventi come il Jova Beach Party diventeranno quasi irrealizzabili, se non con costi crescenti.

Questi sono interrogativi da porsi perché la musica in Italia non gode della stessa “fede” e fidelizzazione del calcio, dove il biglietto nominale è in vigore da diversi anni.

E IN ITALIA CON GLI ARTISTI COSA SUCCEDE?

Ci sono però altre domande su cui tutti noi dovremmo interrogarci, dagli addetti ai lavori ai politici ma anche il pubblico stesso. Del resto se qualcosa avviene in America, ed è già avvenuto in Italia, il dubbio che possa continuare ad avvenire è lecito. Tutto il mondo è paese, no?

Sia chiaro, parliamo di domande e non di accuse, ma sono domande che diventano necessarie anche alla luce di quanto successo qualche anno fa con la vicenda del concerto dei Coldplay che ha visto coinvolta proprio Live Nation Italia.

Una situazione di cui ricordiamo si sono occupati proprio tutti, da Le Iene al Codacons (qui per chi volesse approfondire quanto accaduto) e che ha visto Live Nation Italia finire in giudizio per poi essere pienamente assolta perché “il fatto non sussiste” e non vi era nessuna rilevanza penale riguardo a quanto avvenuto.

La prima domanda, visto che in questo articolo si è parlato abbondantemente di Live Nation Usa nasce da questa riflessione:

Live Nation è un’azienda internazionale con filiali in varie parti del mondo, Italia compresa. E come tutte le aziende di questo tipo, si può pensare che segua delle linee internazionali nell’operare.

Alla luce di quanto venuto allo scoperto negli Usa, Live Nation Italia, e gli artisti da essa rappresentati, possono garantire di non aver mai utilizzato il mercato del Secondary Ticketing nel nostro paese?

Sia chiaro, è Una domanda che potremmo in contemporanea girare a tutti i principali organizzatori di concerti in Italia, quelli presenti alla conferenza stampa sul biglietto nominale (Otr Live, International Music & Arts, Di & Gi, Vertigo, F&P, Ponderosa e Vivo Concerti).

Noi la facciamo a Live Nation in quanto, ad oggi i due maggiori casi di presunto Secondary Ticketing emersi ( quello americano di qualche giorno fa, e quello italiano di qualche anno fa), hanno visto coinvolta proprio questa società.

Le altre già nel 2016, incalzate da Le Iene, hanno dimostrato con i fatti di non essere coinvolte in queste pratiche.

Quindi una sola domanda, semplice e diretta… Quanto avvenuto con gli artisti in America avviene anche in Italia?

Un quesito che è meglio porsi e porlo oggi per evitare di sentire nuovamente pronunciare con il prossimo caso di Secondary Ticketing portato alla luce dai media, frasi come: “Ce lo hanno chiesto gli artisti…

 

Ed è proprio sugli artisti l’ultima considerazione…

In tutte le situazioni in cui esiste un esecutore vi è anche un mandante. E questo, logica vuole, dovrebbe essere identificato nell’artista.

Per questo le prime rassicurazioni dovrebbero arrivare proprio dagli artisti coloro che invece, troppo spesso, si nascondono dietro ad un “io non so nulla, io canto e do emozioni… non è il mio lavoro occuparmi di queste cose…“. Cavolate!

L’artista è il motore di tutto, è colui che ci mette la faccia e, quindi, è responsabile di quello che avviene nei confronti del proprio pubblico.  Quante volte sentiamo asserire da alcuni di loro frasi tipo: ” Ho fatto in modo che il biglietto dello show fosse economico… e via dicendo?

Ecco, l’artista ha il dovere di tutelare chi lo segue e fare in modo che il proprio staff si accerti che il costo del biglietto stabilito per il suo pubblico venga rispettato e che non avvengano situazioni di lucro sulle persone. Anche questo fa parte del lavoro dell’artista in uno scenario in cui la musica è sì arte, ma anche business.

 

Articolo a cura di Massimiliano Longo e Oriana Meo