27 Agosto 2019
di Direttore Editoriale
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27 Agosto 2019

Amadeus Sanremo 2020 ma quale conflitto d’interessi?

Il nuovo direttore artistico del Festival ancora deve iniziare a costruire Sanremo 2020 che già si parla di conflitti d'interesse... e se Sanremo potesse davvero tornare ad essere di "tutti"?

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Sanremo 2020 Amadeus e il conflitto di interessi. Il nuovo presentatore e Direttore artistico della kermesse musicale più seguita e discussa d’Italia ancora deve iniziare a mettere mano al suo primo Festival che qualcuno, sotto forma di consiglio, parla di possibili conflitti di interessi.

E pensare che quando lo scorso anno Michele Monina lanciò, ripreso poi da Striscia la notizia, la questione sul conflitto di interessi tra Claudio Baglioni, il suo manager Ferdinando Salzano e la sua società di booking, F&P Group, nessun giornalista musicale parlò.

Eppure a Sanremo 2019 il conflitto di interessi c’era ed era evidente, ma non volò una mosca, silenzio.

Dal canto nostro noi abbiamo sempre pensato che quel tipo di conflitto, nel momento stesso in cui si sceglie un grande artista che ha come manager il capo della più grande agenzia di booking in Italia, era inevitabile.

Del resto F&P Group gestisce praticamente l’80% dei cantanti più noti in Italia. Se vuoi un cast con nomi forti, in gara o come ospiti, è impossibile non coinvolgerli.

Eppure nonostante questa oggettività il silenzio da parte di certa stampa musicale mentre quest’anno si parte addirittura con ben sei mesi di anticipo a parlare di qualcosa che non esiste.

Del resto la polemica dà visibilità e Amadeus è sicuramente un bersaglio meno scomodo da colpire.

In realtà la Rai, proprio alla luce delle polemiche dello scorso anno, è stata chiara su questo tipo di questioni ancora prima di annunciare il nome di Amadeus:

Scegliere un valido deus ex machina per la kermesse, qualcuno che possa comprendere i meccanismi televisivi ma soprattutto quelli musicali, senza che questi abbia dei collegamenti con addetti ai lavori o artisti creando quindi il sospetto di conflitto di interessi è qualcosa di praticamente impossibile.

La soluzione che la Rai stessa ha dato è semplice: l’azienda si è impegnata a dichiarare fin da subito qualsiasi tipo di conflitto di interessi.

Certo, gli va dato il tempo visto che nella Tv di stato subito dopo l’annuncio del conduttore e direttore artistico sono partiti per le vacanze.

Ma andiamo a capire questi conflitti di interessi di cui si parla…

Amadeus e il conflitto di interessi… anzi i conflitti d’interessi

I tipi di conflitto di interessi in cui Amadeus potrebbe essere coinvolto sembrerebbero addirittura tre: Gli amici, la squadra del suo manager, Lucio Presta e i cantanti di Ora o mai più.

Per amici si intende coloro che fin da subito hanno spalleggiato la candidatura del presentatore: Fiorello e Jovanotti.
I due hanno già confermato la propria presenza all’interno della kermesse per dare manforte all’amico anche se, ad oggi, ancora non si conoscono i dettagli ma Fiorello sarà presente anche su RaiPlay, per dire…

Insomma altro che conflitto di interessi, Amadeus porterà Sanremo 2020 un grande valore aggiunto.

Del resto Fiorello è il presentatore più ambito sulla piazza, da anni corteggiato invano dal Festival, e Jovanotti è un artista di punta del panorama musicale italiano, uno che, come dimostra il successo del recente Jova Beach Party, è sulla cresta dell’onda e non ha certo bisogno di andare a farsi vedere a Sanremo…

Riuscire a portarlo sul palco dell’Ariston, in qualsiasi veste, può solo essere visto come un qualcosa di apprezzato dal pubblico che porterà giovamento alla Rai e alla kermesse.

La mano DI LUCIO PRESTA

Il secondo conflitto di interessi è sicuramente quello più simile a quanto avvenuto lo scorso anno. Del resto Amadeus ha come manager una delle personalità più influenti del dietro le quinte del mondo televisivo, Lucio Presta. Televisivo, non musicale intendiamoci.

Ora logica vuole che un manager tuteli il proprio artista e, se questi si trova nella situazione di condurre lo show più ambito e seguito d’Italia, è normale che cerchi di tutelarlo mettendo a disposizione tutte le proprie risorse artistiche per mettere su un Festival che possa essere ricordato positivamente.

A maggior ragione quando nei cinque anni precedenti, tre di Carlo Conti e due di Baglioni, i risultati dal punto di vista degli ascolti, ma non solo, sono stati eccellenti.

Lucio Presta dicevamo non è manager di personaggi musicali ma principalmente televisivi come Antonella Clerici, Lorella Cuccarini, Paola Perego, Belen, Paolo Bonolis, Federica Panicucci, Ezio Greggio per fare qualche esempio.

Ora ancora prima della nomina di Amadeus, quella di Sanremo 2020 è stata annunciata come un’edizione corale visto che sarà la 70esima. Un’edizione che coinvolgerà volti che hanno fatto incrociato in modo significativo la propria storia con quella del Festival.

Quindi se oltre a Pippo Baudo dovessero essere coinvolti Paolo Bonolis (presentatore di due edizioni molto innovative della kermesse, nel 2005 e nel 2009), Lorella Cuccarini (valletta al fianco di Baudo nel ’93 e cantante in gara due anni dopo) e Antonella Clerici, una delle quattro donne ad aver condotto Sanremo (oltre lei Loretta Goggi, Simona Ventura e Raffaella Carrà) a nostro pare non ci sarebbe nulla di male, anzi, onestamente lo diamo quasi per scontato.

Sul resto ovviamente Lucio Presta potrà essere sia criticato che elogiato, dipenderà da come spalleggerà Amadeus.

Le critiche potrebbero arrivare se su quel palco apparissero, tra le sue assistite, personaggi la cui caratura artistica non è al momento da Festival di Sanremo, nomi come Elena Santarelli, Federica Fontana, Melissa Satta, Elenoire Casalegno

Ma se su quel palco arrivasse un altro suo assistito, un numero uno come il Premio Oscar Roberto Benigni e allora ben venga “il conflitto d’interessi”. Parliamo, come per Jovanotti e Fiorello, di un valore aggiunto, di un artista che non insegue la Rai ma che dalla Rai di solo è inseguito.

Archiviate per quel che ci riguarda le polemiche televisive passiamo all’unica musicale…

SANREMO 2020 AMADEUS, IL CONFLITTO D’INTERESSI e ORA O MAI PIÙ

Partiamo da una premessa, la carriera di Amadeus, per chi se lo fosse dimenticato, parte proprio dalla musica.

Il presentatore nasce come Dj nella mitica Radio Deejay dell’epoca Claudio Cecchetto e, in seguito, diventa volto televisivo conducendo tra l’alto per ben cinque anni consecutivi la trasmissione musicale per eccellenza dell’estate italiana, il Festivalbar.

Da due anni a questa parte Amadeus è tornato ad avere a che fare con la musica in tv presentando Ora o mai più, format televisivo che ha l’obbiettivo di provare a dare una seconda chance ad artisti che, dopo un exploit, più o meno lungo, hanno perso il treno del successo.

Va detto che Ora o mai più è stato un programma sbeffeggiato da una parte degli addetti ai lavori del mondo della musica ancora prima della partenza. Il pubblico invece lo ha premiato con ascolti crescenti rendendolo probabilmente il programma rivelazione degli ultimi dieci anni.

Talmente seguito, funzionale e ben condotto da mettere seriamente in difficoltà il dominio incontrastato sul sabato sera televisivo di Maria De Filippi.

Eppure nonostante questo sembra esserci quasi del “bullismo psicologico” nel voler scoraggiare il presentatore dal coinvolgere artisti provenienti da questo programma.

Non si capisce perché vanno bene quelli di Amici di Maria De Filippi, quelli di X Factor (da cui il vincitore per anni, anche nell’epoca Sky, ha avuto accesso diretto alla kermesse) ma non quelli di Ora o mai più no.

Insomma bisogna strizzare l’occhio ai giovani e solo a loro. perché, testuali parole, “al pubblico non interessano le canzoni di un bollito“.

Ora ci piacerebbe soprassedere su questa definizione decisamente offensiva, soprattutto quando arriva da qualcuno che ha sempre criticato chi, come Michele Monina per esempio, di questo linguaggio ne ha fatto una firma, ma non ci riusciamo.

È vero, la maggior parte dei cantanti che hanno partecipato a Ora o mai più difficilmente ritroverà o imboccherà la via del successo. Alcuni di loro però potrebbero ritagliarsi uno spazio, se gliene viene data la possibilità.

Dal programma sono passati artisti con uno storico non trascurabile per quel che concerne le vendite (Massimo Di Cataldo per esempio) o la credibilità (vedi Paolo Vallesi) oppure indiscusse doti vocali, come la vincitrice della prima edizione, Lisa e Silvia Salemi.

I “bolliti” ci sono ovunque, anche tra i giovani, anche tra quelli che escono da Amici di Maria De Filippi, per dire eh! Certo è che se chi si occupa di musica appare in tv più degli artisti stessi…

Tra l’altro fa sorridere come per dare una risposta su quel che il pubblico gradisce viene usato Mahmood, vincitore della scorsa edizione, artista praticamente ignorato per tre anni dalla stampa musicale, fatta eccezione per quella web che ha sempre parlato dei suoi progetti.

Insomma, ci piacerebbe capire perché in un cast di 20/22 cantanti non si potrebbe trovare posto per un artista di Ora o mai più in caso questi presentasse una canzone davvero bella.

In un mondo giusto se qualcuno cade, lo aspetti. E questo Amadeus lo sa perché uno che nella sua carriera è caduto e si è rialzato, a volte aiutato dai colleghi stessi.

SANREMO 2020 È di tutti

Il motto del Sanremo 2020 di Amadeus è molto semplice Sanremo è di tutti.

Qualcuno potrà persino dire che è una frase banale e scontata. Ma chi lavora nell’ambiente musicale non può fingere di non sapere che Sanremo, da diversi anni a questa parte, non è di tutti e, sopratutto, non è per tutti gli artisti.

Eppure con 22 posti in gara si potrebbe cercare di far convivere tutti i generi musicali, dal pop al rap, dal cosiddetto “indie” all’ elettronica, artisti che abbracciano tutte le fasce di età, dal teen idol al cantautore.

Si potrebbe dare spazio a quelli che appaiono regolarmente nelle classifiche di vendita ma anche a chi invece non ci appare, e forse per riprovarci avrebbe bisogno di esposizione.

Questo dovrebbe essere Sanremo, un palco per tutti in cui è la canzone a vincere ed è il pubblico a sceglierla col tempo.

Ma questo non accade. Ci sono nomi che non hanno più accesso al palco del Festival di Sanremo nonostante la bellezza della canzone che presentano; ce ne sono altri che invece vengono considerati troppo big per gareggiare nei giovani e troppo giovani per farlo nei big.

Ecco big/campioni, già il nome stesso della categoria andrebbe rivisto se vogliamo evitare le solite polemiche.

Andiamo sul pratico…

Seguendo questa logica sbagliò Carlo Conti quando prese, a poco tempo dall’esperienza nel suo Tale & Quale Show, Valerio Scanu con un bellissimo pezzo (interpretato magistralmente) scritto da Fabrizio Moro?

E lo stesso Conti sbagliò quando, sfidando questi pregiudizi e regole non scritte, decise di puntare sul nome di Michele Bravi, un ragazzo che a vent’anni era stato già bollato come finito (o “bollito”) dalle discografiche e dalla stampa musicale? Pubblico e i numeri direbbero il contrario.

Sono state scelte coraggiose e controcorrente a fare la differenza per Conti, nel bene e nel male (vedi improbabili accoppiate dei suoi Festival).

Grazie a queste Ermal Meta è stato riconfermato nei big e ha spiccato il volo.

Grazie a queste Paola Turci, da 16 anni tenuta lontana dal Festival nonostante il suo storico, ha potuto rinascere artisticamente sotto gli occhi del pubblico.

Detto questo non facciamo finta di non vedere che anche un cast stellato, osannato e al passo coi tempi come quello dello scorso Festival, ha purtroppo faticato nelle vendite. Solo 3 dei 24 album usciti infatti hanno superato il traguardo delle 25.000 copie (disco d’oro).

Questo perché è la discografia che è in crisi e al momento vive di streaming. E Sanremo non può inseguire solo lo streaming.

Sanremo deve mostrare le nuove tendenze musicali, deve mostrare la tradizione italiana, deve dare nuove possibilità agli artisti, deve trovare giovani di talento come Ultimo… il Festival di Sanremo ha una grande responsabilità essendo l’unica vetrina musicale rimasta nel panorama televisivo italiano.

E Amadeus, tra consigli e critiche, questo lo sa. Sanremo è di tutti.