Quando la nostalgia era un’altra cosa
Ai tempi di Luca Carboni, la moto era usata ma dignitosa, e il massimo del rischio era una curva presa male o un caffè versato sulla giacca.
Max Pezzali si faceva la Statale 526 come fosse un’autostrada verso l’adolescenza felice (e poi andava al parchetto con il gomito sul finestrino), mentre Nek ci raccontava storie di cuori in tempesta come se fosse un film drammatico in cui nessuno si salva, ma tutti ci provano lo stesso.
Insomma, la nostalgia era meno appiccicosa, meno “stereo a palla nella Toyota”, più “caffè al bar e una sigaretta” e al massimo una radio a 1000 watt.
Oggi invece? È tutto un mix di drammi su quattro ruote, playlist esasperate e qualche sospiro connesso a batterie che durano un’ora.
E quindi? Guida piano, ma guida
Mentre Blanco cerca di non far esplodere la macchina e Giorgia tenta di salvargli l’anima dalla Toyota con lo stereo a mille, noi milanesi ci arrangiamo con monopattini che sembrano cavalli impazziti e piste ciclabili disegnate con un compasso da ottuagenario.
La vera sfida? Guidare la vita possibilmente senza perdere troppi pezzi per strada, e magari senza fare troppo rumore.
La Mosca vi saluta da dietro il parabrezza con l’aria condizionata a palla (al posto della radio), pronta a raccontarvi il prossimo capitolo di questa tragicommedia su quattro ruote.
Intanto, fate piano specie sui tornanti.











