La Gen Z spremuta come un agrume
Non è fragilità, è logoramento. I ragazzi della nuova scena sono stati trattati come mucche da mungere (o “cash cow”, come la chiamerebbe il Boston Consulting Group). Sfruttati finché vendono. Poi, se saltano, si cambia cavallo.
Madame l’ha detto chiaramente: «Preferisco essere dimenticata perché non pubblico, piuttosto che essere dimenticata perché sono scarsa». Un silenzio attivo, come resistenza. Il gesto più radicale: sottrarsi.
Chi ha difeso Blanco a Sanremo, nel momento in cui tutti lo attaccavano per aver preso a calci le rose, è stato Gianluca Grignani. Forse perché si è riconosciuto. Anche lui è esploso giovanissimo. E anche lui ha reagito con un gesto estremo: un disco scomodo, La fabbrica di plastica, quasi un sabotaggio al sistema che lo stava confezionando.
Oggi quel rifiuto suona familiare. Più umano di tanti singoli pensati per funzionare. Perché il problema, forse, non è chi si rompe. È chi pretende che restino integri dopo essere stati venduti, spremuti, impacchettati. Come se fossero contenuti. Non esseri umani.









