13 Maggio 2020
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13 Maggio 2020

Intervista a Tropico: “Questo periodo ci dimostra che non si può stare senza arte…”

Con l'uscita del quarto singolo del cantautore abbiamo colto l'occasione per parlare con lui della sua musica ma anche di quello che sta accadendo nel mercato musicale italiano

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Tropico Egotrip.

E’ uscito Egotrip il nuovo singolo di Tropico. Il brano va ad aggiungersi agli altri singoli già usciti del cantautore, Non esiste amore a Napoli, Doppler, e Contro, quattro canzoni in tutto che faranno parte di un album che dovrebbe vedere luce entro la fine del 2020.

All Music Italia ha colto l’occasione per intervistare Tropico e parlare di questa nuova canzone, della visione dell’artista sulla musica e della sua doppia vita da autore e cantautore.

Tropico infatti è il nome d’arte di Davide Petrella, uno degli autori italiani più richiesti in Italia.

Davide ha collaborato alla stesura di diverse canzoni per Cesare Cremonini “Tutto è cominciato con Cesare per gioco” ci ha detto, con lui ha scritto brani come Logico e Poetica, giusto per citarne due, ma poi da lì è arrivato a scrivere per Fabri Fibra, Elisa, Fedez & Jax, Gianna Nannini e tanti altri.

Oggi è uno degli autori più apprezzati, ed è notizia delle ultime ore che i nuovi singoli di Elodie e The Kolors vedono la sua partecipazione nella scrittura (ve ne abbiamo parlato qui e qui). Insomma un vero talento che però con umiltà e garbo ci dice “Non ho mai pensato alla musica come fosse un lavoro e spero di non iniziare a farlo mai” .

Un talento che a un certo punto ha sentito l’emergenza emotiva di pubblicare il suo primo album da cantautore, Litigare, ma ciò non è bastato a far sentire Davide Petrella.

Nel 2019 arriva il nuovo singolo, il primo con il nome d’arte di Tropico, Non esiste amore a Napoli, nel quale sente di aver finalmente trovato la dimensione giusta “Cambiare il nome mi serviva per separare di più la vita dell’autore da quella dell’artista e mi ha svoltato la vita”.

A seguire la nostra intervista.

Tropico egotrip ascolta il brano

INTERVISTA A TROPICO

Ciao Davide, come stai? Come hai passato la quarantena?

Sto bene e mi sento fortunato per questo, nel primo periodo mi sono preso un mese di break totale ed è stato strano per me stare un mese senza scrivere, penso non mi sia mai successo.

Poi ho cominciato a reagire, mi è cambiato l’umore e sono tornato a scrivere e a tornare a lavorare sui miei progetti.

Nonostante tutto è uscito da poco il tuo nuovo singolo di Egotrip, cosa ti ha spinto a pubblicare questa canzone?

Sono contento di essere uscito con questa canzone in questo momento così strano perché è un periodo che non si può buttare via, nonostante tutto non si può stare senza arte, senza musica.

Quindi volevo tirare fuori una canzone che dicesse cose sincere, sono soddisfatto perché è il mio quarto singolo come Tropico e con questa canzoni ho ricevuto dei messaggi e dei commenti molto belli che non avevo ricevuto con gli altri brani.

In effetti in questa canzone si sente che c’è tanto dentro. Dal concetto del tempo e dello spazio a quelli che sono per te i punti di riferimento in questo caos che è la vita…

il senso alla fine è quello, per lavoro mi piace stare in giro, viaggiare fa parte della mia vita.

In questo periodo in cui siamo dovuti stare fermi, l’unico modo che per viaggiare era quello di andare a scavare dentro se stessi, nella testa, nei ricordi, nelle facce, nelle persone care e nei posti che ti mancano.

E’ stata questa la chiave per arrivare a scrivere questa roba.

Hai scritto tanti successi per i più importarti artisti italiani, però nei tuoi brani c’è una maggiore impronta distintiva e una scrittura più ricercata, cosa cambia?

Io cerco di non mischiare mai la mia vita da autore con quella di cantautore perché sono una persona che scrive tutti i giorni e quindi ho la possibilità di sfogare la mia creatività.

Quando scrivo per me non ho un pubblico di riferimento, non devo trovare la chiave per parlare a un pubblico che già so cosa vuole.

Quando scrivo per me penso alla gente in generale, analizzo quello che c’è in giro in maniera molto spontanea e sincera e questo mi permette di esprimermi in maniera più mia e personale.

Quando hai capito che la tua passione per la scrittura sarebbe potuta diventare un mestiere?

Credo di non averlo ancora capito, è una cosa che faccio fin da piccolo quindi ha sempre fatto parte di me. L’unica differenza è che poi hanno iniziato a pagarmi.

All’inizio giravo con la mia band in giro per l’Italia in cambio di pizza e birra, poi qualcuno ha notato che ero portato per la scrittura.

E’ cominciato per gioco con Cesare Cremonini con cui ho iniziato a scrivere delle cose che poi hanno spaccato in radio e da lì è partito tutto. Ma non ho mai pensato alla musica come fosse un lavoro e spero di non iniziare a farlo mai.

Per la prossima domanda cito una tua canzone “Cosa ne pensi quindi dell’esplosione dell’indie” e della trap?

Io sono molto curioso, la musica quando è fatta con onestà mi piace tutta, anche quando non rientra nel mio gusto personale.

Per quanta riguarda l’indie e la trap penso che forse l’Italia si sia fatta prendere troppo la mano, nel senso che è arrivato tutto come una novità in un mercato dove c’era un tappo e non c’era più qualcosa di veramente nuovo, solo che poi quello che era la novità è diventata talmente tanto che è diventato il nuovo tappo.

Sia gli artisti indie, ma lo stesso discorso per quelli trap, sono sempre di più e sono tutti molto simili, si potrebbero attribuire tutti i brani di tantissimi artisti diversi a un unico nome, per quanto si assomigliano. Come dicevo si è creato un nuovo tappo, ma penso se ne uscirà presto.

Invece tu nei tuoi brani mescoli tanti generi, come descriveresti la tua musica?

Non saprei come descrivere la mia musica, penso sia curiosa l’alchimia che si crea, perché ascolto tante cose diverse dai cantautori, ai rapper, al jazz.

Penso che il futuro sia la contaminazione e credo che la mia musica lo sia, sarà che sono di Napoli e quindi sono abituato alle contaminazioni.

Prima dell’uscita del tuo album hai pubblicato diversi singoli, in futuro pensi che si abbandonerà il concetto di album per lasciare spazio alla pubblicazione unicamente di canzoni? Tu che modalità preferisci?

Io ho una mia visione romantica della musica per cui penso che il disco sia sempre una cosa bella e che rappresenti un percorso di vita per un artista, è la chiusura di un periodo, qualcosa di bello e importante.

Capisco che oggi non abbia più molto senso pubblicare dischi almeno che non sei un grande nome, però per tutta una serie di dinamiche promozionali, il disco ha ancora una funzione di apertura e chiusura di un cerchio che poi viene portato anche nei concerti, quindi magari morirà il supporto fisico come sta già succedendo, ma non il concetto di album.

Arriverà quindi un album di Tropico?

Si arriverà il mio album, ora sono cambiati un po’ i piani visto quello che è successo, doveva arrivare dopo l’estate.

Le canzoni ci sono però è un po’ cambiata la tempistica e io scrivo di continuo cose nuove, ma spero comunque di pubblicarlo entro il 2020.

Sei passato da Davide Petrella a Tropico, ci sarà spazio nel futuro di Tropico per Petrella? Suonerai le vecchie canzoni ai tuoi concerti?

Si le canzoni le suonerò, ci sono brani a cui sono molto affezionato. Dopo tanti anni penso che Tropico sia il contenitore giusto, perché comunque Davide Petrella è il nome di un autore che scrive per altri e non volevo che quel nome ingombrasse il mio percorso né in positivo né in negativo.

Cambiare il nome mi serviva per separare di più la vita dell’autore da quella dell’artista e mi ha svoltato la vita, sono molto felice della separazione sempre più netta.