26 Gennaio 2017
di Interviste, Recensioni
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26 Gennaio 2017

INTERVISTA a LELE: “I talent? Non ho preso nessuna scorciatoia, studio musica da quando avevo 3 anni e ho fatto il conservatorio”

Prima della sua prima esperienza Sanremese intervistiamo Lele che ci parla si di Amici, ma sopratutto dei tanti anni di studio e sacrificio

lele
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Sarà protagonista nella sezione giovani al prossimo Festival di Sanremo, dove presenterà il brano OraMai e la riedizione del suo album Costruire (qui tutte le info), ma Lele ( Esposito ndr ) da Pollenatrocchia in provincia di Napoli, ha già le idee ben chiare sulla musica, arte che studia sin dall’età di tre anni presso il Teatro San Carlo di Napoli prima ed il conservatorio poi. Senza tralasciare l’impegnativa esperienza di Amici di Maria De Filippi e del suo primo album che ha raggiunto la top 10 dei più venduti in Italia adesso è pronto a questa nuova fibrillante esperienza.

Ecco la nostra intervista…

Sei giovanissimo ed hai subito questo approdo importante quale il Festival di Sanremo. Ma quali sono esattamente i tuoi rapporti con questa manifestazione? Sai, i tuoi coetanei in genere ne parlano malissimo…

Non ne ho mai parlato male, forse perché sin da piccolo, a casa, mi han sempre fatto capire l’importanza di questo evento per la musica italiana in genere, come fosse un appuntamento imperdibile. In più avendo iniziato a far musica da piccolissimo, forse anche per stimolarmi, mio padre me lo faceva vedere e mi raccontava anche cose del passato relative al Festival.

E che effetto fa, alla luce di questa tua preparazione, approdarci come artista?

Non solo come artista direi, ma anche portandoci una mia composizione, una mia canzone, è qualcosa di inimmaginabile. Meraviglioso.

Come è nata l’idea di prendervi parte? Lo volevi tu, o te l’ha proposto la tua etichetta?

E’ in verità stata un’idea comune, nata quasi subito. Da parte mia c’era la volontà di mettermi in gioco sul palco più importante d’Italia, la cattedrale della musica italiana, e quando l’ho comunicato, mi è stato risposto che anche loro erano della stessa idea e non avevano ancora avuto modo di parlarmene.

Ma ci hai pensato che magari in quel momento ci saranno circa 15 milioni di persone che guarderanno ed ascolteranno te?

Ah vuoi mettermi ansia? ( ride ndr )

Ci mancherebbe…

Non è che al momento ci stia pensando più di tanto. Penso piuttosto che ho l’occasione di raggiungere un bacino quanto più ampio possibile nello spazio di una canzone e quella canzone è mia, l’ho scritta io. Già questo per me è motivo di orgoglio e al momento mi basta, sperando di non risultare retorico. Paura intesa come tale non ce ne ho al momento, poi bisogna vedere quando sarò li, perché certo, quando sei all’Ariston, ed io ci sono stato per vedere un live di Raphael Gualazzi, la percezione di essere in un luogo magico ce l’hai. Cioè sei all’Ariston e di li sono passati tutti o quasi.

La tua canzone s’intitola OraMai, scritto proprio tutt’attaccato e con la maiuscola nel mezzo, come a dare doppia valenza alla parola che se scritta staccata ha un altro significato…

Si, la doppia valenza è voluta e difatti l’ho anche cantata dandogli una doppia valenza. Il tutto è nato da un pensiero che mi era nato proprio riguardo a questa parola. Se ci si pensa oramai indica qualcosa che è passato, ma in realtà è costituita dall’unione di due parole separate che si contrappongono. Ora che è anche qui, adesso, in questo momento e mai che invece è una negazione assoluta, una chiusura. Sono quelle chicche insolite che ci fornisce la nostra lingua.

Sulla tua pagina social hai subito postato le foto delle prime prove a Roma con l’orchestra, definendoti entusiasta. Che significato ha avuto per te?

Un brano accompagnato dal fiore dei musicisti è ovviamente qualcosa che ti da grandissima soddisfazione, rispetto a che cantare su base. Poi fortunatamente con l’orchestra io ci sono cresciuto, avendo frequentato il teatro San Carlo di Napoli. La differenza però è che in questa circostanza stanno suonando la tua canzone. Quel che hai scritto è come se prendesse vita. Non so se sono riuscito a spiegarlo per bene.

Chi ti dirigerà all’Ariston?

Il maestro Pino Perris, con cui ho lavorato ad Amici.

Amici appunto, che esperienza è stata per te?

Formativa sotto tutti i punti di vista, sia artistica che personale e le due crescite viaggiano assieme, perché più cresci sotto il punto di vista personale, più ne giova la tua capacità di saperlo mettere in musica. E’ stato una specie di master in cui in ogni momento sentivi di dover apprendere quanto più si poteva dai professionisti messi li al lavoro con te, attorno a te. Poco importava se si sono fatte tantissime notti, soprattutto nel periodo di lavorazione del disco. La stanchezza non vinceva quella voglia di assorbire e fare.

E ci sono anche qui, come sempre, due facce della medaglia; rispondiamo a tutte e due, per primo a chi è positivo in tal senso, consiglieresti l’esperienza?

Assolutamente si. Non posso che augurare a chiunque voglia far musica, a prescindere da cosa e quale, lavorare con professionisti del settore per mesi non può che far bene.

Ed a chi invece critica i Talent a spada tratta che dici?

Il Talent è un sistema e come tale è criticabile, attaccabile. Amici è però un sistema aperto, non ti impone nulla. Sei tu e resti veramente tu ed io l’ho provato sulla mia pelle. Posso ricordare l’esperienza di quando proposi di cantare steso per terra, solo con la chitarra; mi hanno assecondato, mi hanno messo a disposizione mezzi per seguire cosa volessi fare. Quindi le critiche vanno anche bene, basta che si sappia di cosa si parli e non diventino un clichè. E’ facile pensare che fare un talent sia una scorciatoia. Intanto per farlo devi prima vincere un provino tra migliaia di persone per essere tra i 20/25 che ci arrivano ogni anno. Mica è facile? E poi bisogna conoscere il percorso di ognuno di noi; io non ho preso nessuna scorciatoia, studio musica da quando avevo 3 anni e l’ho fatto al conservatorio e al San Carlo, uno dei più prestigiosi teatri del mondo. E poi comunque di quelli che ci entrano, mica tutti riescono a conquistare l’utenza? Ti viene dato un mezzo importante, ma poi lo devi saper sfruttare.

Durante Sanremo sarà ripubblicato il tuo album Costruire in una nuova versione arricchita. In cosa credi di averlo migliorato?

Ci saranno all’interno 5 canzoni nuove, tra cui OraMai e credo che esse siano già in partenza più mature di quelle scritte prima. Sono tutte state scritte dopo la pubblicazione del disco ed io stesso credo di non esser lo stesso di prima. Credo che nonostante il poco tempo intercorso ci sia una maggiore maturità sia nei testi che nell’arrangiamento. Sto crescendo e alla mia età lo si fa abbastanza in fretta. E’ normale che questo finisca anche nelle canzoni.

Hai subito sentito che OraMai era il pezzo giusto da portare al Festival?

Si, perché si prestava in maniera particolare all’arrangiamento orchestrale, all’entrata degli archi. Comunque posso dire che anche se non avessi presentato questa al Festival, l’avrei comunque arrangiata così.

Ad oggi quale è il momento più significativo che ti è accaduto in carriera?

Dovrei dirne tanti perché ogni evento ha la sua importanza, è un tassello unico. Se proprio mi costringi però a dirtene uno…

Assolutamente devi!

Quando ho avuto tra le mani il mio primo disco.

A chi andrà il tuo pensiero quando sarai dietro le porte del palco, sapendo che all’annuncio del tuo nome dovrai scendere quella scala famosa?

L’emozione di sicuro mi toglierà pensieri. Non penserò a nessuno, solo a scendere e cantare come meglio posso.

L’intervista è finita: noterai che non ti ho chiesto nulla di gossip…. ( Lele è fidanzato con Elodie, anche lei in gara a Sanremo tra i Big )

Già vero!

E non lo farò… unica cosa, che sicuro chi ci legge lo vuol sapere, va tutto bene?

Diciamo che va tutto molto bene, sono davvero contento.