16 Giugno 2020
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16 Giugno 2020

Andrea Nardinocchi intervista: “Potete stare tranquilli che la musica non si esaurirà mai”

Intervista ad Andrea Nardinocchi, il cantautore rinasce con il nuovo album dopo un periodo difficile

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Oggi pubblichiamo la nostra intervista ad Andrea Nardinocchi, cantautore bolognese, uscito da poco con un disco notevole intitolato La stessa emozione.

Nardinocchi si è fatto notare dal grande pubblico nel 2012 con la pubblicazione del singolo Un posto per me.

La canzone viene accolta positivamente dalle radio che la iniziano a trasmettere, cosa rarissima per un artista emergente, attorno a lui si crea nel giro di pochi mesi un hype mediatico che va a culminare con la sua partecipazione al Festival di Sanremo.

I giornalisti già lo avevano definito il futuro della musica italiana e, probabilmente, avevano ragione. Andrea Nardinocchi con il suo primo album, Il Momento Perfetto, ha portato un suono fresco, internazionale, contemporaneo, produzione originali che raramente in Italia si erano sentite prima di allora, anticipando di qualche anno la moda dell’elettropop che è arrivata poi a colpire anche alcuni dei nomi più classici del pop italiano.

Oggi Andrea Nardinocchi con la pubblicazione del tanto atteso terzo album La stessa emozione (ve ne abbiamo parlato qui) ne è ufficialmente uscito.

L’incontro con i suoi nuovi collaboratori è stato fondamentale, a un certo punto pensava che questo album sarebbe rimasto nel cassetto per sempre, ma in quel caso non c’avrebbe perso solo lui, ci avremmo perso tutti.

INTERVISTA ANDREA NARDINOCCHI

La stessa emozione è il tuo nuovo album da cui sono stati estratti numerosi
singoli che hai già presentato, diamo luce invece alle restanti canzoni che
compongono il progetto, partiamo da Sono sicuro, com’è nata questa canzone?

Sono sicuro è nata mentre ero al mare, era un periodo in cui ero sereno e stavo lavorando a degli esperimenti con i Mamakass, perché per me la musica è continua sperimentazione.

L’idea di una canzone mi nasce da una suggestione, una melodia che in
maniera spontanea mi viene nella mente. In quel momento stavo pensando a quanto è importante la mia compagna nella mia vita, spesso penso a lei e a qualcosa che è legato alla nostra relazione. In quel momento ero molto felice e quel senso di felicità era data dal fatto di avere la sua presenza costante nella mia vita e da questa riflessione è nata Sono Sicuro.

L’amore è un elemento sempre presente nei tuoi lavori, penso a canzoni come Bisogno di te del tuo primo album alla già citata Sono sicuro. In Bisogno di te dicevi “guarda cosa hai fatto alle mie canzoni sono pezzi di te” questi nuovi pezzi che compongono il nuovo album sono sempre pezzi di quella stessa persona?

Sì, assolutamente. Io ho passato la mia adolescenza a giocare a basket, poi intorno ai 18 anni ho capito che non volevo più che il basket diventasse il mio lavoro.

Iniziai a pensare ad altre passioni, ho sempre rifiutato l’idea di un lavoro tradizionale dove devo timbrare il cartellino, perché non mi ci sono mai riuscito a vedere, forse perché avevo l’immagine di mio padre che rientrava tardi la notte distrutto.

Un’estate ero con lei al mare in vacanza dai parenti, c’eravamo conosciuti da poco ma già avevamo un legame particolare. le dissi che forse volevo cantare e lei con una nonchalance disarmante mi rispose “Ah ma non mi preoccupo, tanto poi tu qualsiasi cosa ti metti a fare la fai bene”.

In un momento in cui ero pieno di dubbi mi diede una tale convinzione il modo in cui lo disse, le devo tanto… dopo tanti anni sì è sempre lei quella persona.

Un’altra canzone che mi ha colpito particolarmente è Solo Pensieri, una canzone così intima che però è universale perché chiunque ci si può rispecchiare…

Solo Pensieri è nata in momento in cui stavo bene anche senza tutto il mondo della musica in testa… anzi ero tornato a stare bene proprio perché ero riuscito a dimenticarmene, e a quel punto, mi sono soffermato sul vedere i miei pensieri più da lontano, con più distacco, e non come quando ce li hai invece dietro l’angolo.

Così mi sono reso conto di quanto effettivamente i pensieri che ci fanno stare male sono solo immagini e parole che stanno lì, che galleggiano nella nostra testa, solo che facciamo fatica a rendercene conto e ci ritroviamo a restare immobili a fissarli, e magari proviamo tristemente a risolverli lì dentro, ma è proprio perché sono lì dentro che non riusciamo a risolverli, perché sono appunto solo immagini e parole.

Questo pezzo quindi è una riflessione su quanto è frustrante rendersi conto di questo e volevo comunicare agli altri questa riflessione per far sapere che funziona cosi per tutti.

Poi, ovviamente, le parole, le immagini cambiano per ogni individuo, però funziona per tutti allo stesso modo ed è molto frustrante accorgersi di quanto sia in realtà una cosa così rarefatta. E poi sul finale c’è un pensiero a mio padre…

A proposito di padre, l’ultima canzone che chiude il disco è Ti voglio bene
un’intesa canzone dedicata ai tuoi genitori che sembra un continuo di Come stai del tuo primo album…

Penso che capiti a molte persone di avere con i genitori un rapporto fatto di alti e bassi, forse è un fatto che riguarda la generazione dei miei, non sono stati molto abituati a esprimersi apertamente e quindi noi figli abbiamo imparato queste cose di riflesso.

Sicuramente il rapporto tra figli e genitori è un discorso molto complesso e alla fine forse il modo per uscirne sta in mano proprio ai figli. Io, attraverso le canzoni e riflessioni personali, sono riuscito a migliorare quella sensazione di rabbia e accusa nei loro confronti per essere come sono… e sono riuscito a fare un passo indietro anche grazie a queste canzoni.

In “Ti voglio bene”, in particolare, ho tirato fuori la frustrazione per essermi reso conto di cosa dovevo fare, ovvero fare un passo indietro per riuscire ad aprire le braccia, però era difficile e non riuscivo a farlo.

La canzone è diventata proprio una via di mezzo tra l’aver capito una cosa e aver capito come bisogna risolverla senza però non essere riuscito ancora a farla nella pratica.

Nel 2013 esce il primo album Il Momento Perfetto un disco molto riflessivo e malinconico, poi nel 2015 arriva Supereroe e viene fuori un Nardinocchi molto più leggero e ironico (penso al video di Hu he e canzoni come Coretti a palla e L’unica semplice), questo terzo album cosa aggiunge al
profilo artistico di Andrea Nardinocchi?

Sì, decisamente Il momento perfetto era un album introspettivo dove veniva fuori il mio lato più pesante e riflessivo che però poi è anche quello per cui mi sento maggiormente stimolato a scrivere canzoni.

In Supereroe poi è venuto fuori, ma con molta naturalezza, un ritmo diverso e una voglia di divertirmi, perché poi, oltre alla malinconia, ho anche quel lato.

Penso che La stessa emozione più che aggiungere qualcosa al mio percorso
artistico sia più un continuo dei miei primi due album, forse più del primo, perché non ho dato molto spazio al mio lato più leggero in quest’ultimo. Però in quello che sarà il mio quarto album, anche se è ancora troppo presto per parlarne, ci sarà roba più divertente e sono contento di questo.

A me piace quando faccio le cose divertenti, ma devono essere spontanee, non mi devo forzare. Per il video di Hu he per esempio è stata una cosa che è nata con molta semplicità perché la sentivo al cento per cento, avevo voglia di fare lo scemo e mi sono buttato.

Una volta mi sono imbattuto per caso in una canzone di Max Gazzè che aveva un sound particolare, sono andato a leggere nelle informazioni e ho scoperto che era un tuo remix del brano, com’era nata quell’idea e perché, dato che sono note a tutti le tue abilità da produttore, non ti sei cimentato nella produzione di brani per altri artisti?

Sì, in realtà mi piacerebbe e potrebbero succedere delle cose. Con Max Gazzè è successo perché eravamo entrambi a Sanremo, c’eravamo scambiati stima reciproca e gli dissi di fare qualcosa insieme, lui mi propose di fare un remix di un suo pezzo.

E’ nato così un po’ per caso, queste cose alla fine nascono così, anche perché io non mi ritengo un vero e proprio produttore che riceve un pezzo e poi lo rimanda con un arrangiamento finito senza nemmeno parlare.

A me piace confrontarmi, fare esperimenti, lavorarci insieme.

Chi ha avuto la fortuna di assistere a un tuo concerto sa che è uno spettacolo unico nel suo genere per i continui mash up tra pezzi storici del pop internazionale con le tue canzoni, più una tua forte e carismatica presenza scenica, quando torneremo a vederti live?

Eh, questo è un tasto dolente per me, perché è da cinque anni che non salgo sul palco ormai è passato veramente tanto dal mio ultimo concerto, ma vorrei tanto riprendere perché è la parte che più mi manca.

Solo che a oggi onestamente non so dire quando accadrà. Non voglio mettermi fretta, perché ho un po’ di ansia a riguardo. Ma ci tengo tanto a ricucire questa parte qua.

Ad oggi è difficile perché è correlata di tutta una serie di cose che hanno bisogno di tempo per essere costruite bene, e io voglio farlo senza nessuna fretta, quindi sì sicuramente ci lavorerò, però non mi chiedete quando accadrà perché non lo so… sto aspettando che torni il momento perfetto.

Un elemento che ha costituito l’inizio della tua carriera sono state le collaborazioni, cosa che invece è mancata negli ultimi due album, ti piacerebbe tornare a collaborare in futuro? I tuoi fan sognano un nuovo duetto con Mecna e Dargen D’Amico

Se devo essere sincero le collaborazioni non le sento come una necessità, perché quando mi vengono delle idee sono sempre cose molto intime e personali che poi è difficile far inserire ad un altro artista.

Durante il periodo del mio primo disco furono probabilmente dei casi per cui mi ritrovai a fare tutte quelle collaborazioni. A partire dalla conoscenza con Dargen e con Mecna di cui ho un bellissimo ricordo, ma anche delle collaborazioni con Marracash in Tu sei pazzo e Danti in Le pareti. Però sono nate molto spontaneamente, in questi ultimi anni ammetto di non aver più particolarmente cercato la collaborazione, anche perché io faccio fatica a chiedere, ma sono uno che c’è e che se viene chiamato risponde sempre.

Con Corrado (Mecna) nell’ultimo periodo ci siamo sentiti un po’ di meno, però da parte mia c’è tutta la volontà.

Ultima domanda sul tuo futuro, il tuo pubblico si chiede se dovrà aspettare altri cinque anni per aspettare un tuo nuovo album, possiamo tranquillizzarlo?

Mi viene da ridere (dice ridendo :Nda) perché è appena uscito il mio terzo album, che probabilmente se non avessi incontrato Davide D’Aquino di Artist First e poi Massimo Bonelli e Lucia Stacchiotti di I-Company non sarebbe mai uscito, quindi ora ritrovarmi a parlare di un quarto album mi sembra surreale, però ne sono felice.

A me è dispiaciuto veramente nei confronti soprattutto delle persone che si sono affezionate alla mia musica essere mancato tutti questi anni, non ho saputo gestire bene la situazione dopo Sanremo, c’ho provato, ma non ci sono riuscito.

Come ho detto prima però il quarto album c’è, già esiste, le canzoni ci sono. Non so dirti quanto ci vorrà perché ci sono dei tempi per la produzione artistica, ma anche per quanto riguarda le questioni burocratiche che non
dipendono solo da me, però da parte mia c’è tutta la volontà di pubblicare un quarto album, fosse per me uscirebbe domani… quindi sì, potete stare tranquilli che la musica non si esaurirà mai.