1 Settembre 2019
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1 Settembre 2019

Biennale di Venezia 2019 – J’Accuse – Recensione

Nonostante le polemiche, il nuovo film di Roman Polanski è stato presentato in anteprima alla 76. Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia.

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Biennale di Venezia 2019. La nuova opera del regista Roman Polanski, “J’Accuse“, è stata accolta in modo caloroso dal Lido, nonostante le polemiche degli scorsi giorni a causa delle dichiarazioni della Presidente della Giuria, Lucrezia Martel (“Non applaudirò Polanski“).

Ecco l’opinione del nostro inviato, Matteo Mori.

J’Accuse – Sinossi

Il 5 gennaio 1895 il capitano Alfred Dreyfus, giovane e promettente ufficiale dell’esercito francese accusato di essere un informatore dei tedeschi, viene degradato e condannato alla deportazione a vita nell’Isola del Diavolo nell’Oceano Atlantico, al largo delle coste della Guyana francese.

Tra i testimoni della sua umiliazione c’è Georges Picquart, promosso a capo dell’unità di controspionaggio che lo ha accusato.

Quando però Picquart scopre che le informazioni riservate continuano a essere passate ai tedeschi, viene attirato in un pericoloso labirinto di inganni e corruzione, che minaccia non soltanto il suo onore, ma la sua stessa vita.

BIENNALE DI VENEZIA 2019 – J’ACCUSE – LA NOSTRA OPINIONE

Ancora una volta Polanski ci mostra, con grande classe, come si fa il Cinema. In ogni inquadratura ci si confronta con la maestria di uno dei migliori registi viventi.

J’Accuse ci mostra come una storia di fine 1800 sia facilmente riconoscibile nella società contemporanea. Polanski riesce a rendere coinvolgente una vicenda che ha ancora oggi dell’attuale. tempi cambiano, ma la Storia è sempre destinata a ripetersi.

Ma andando oltre il messaggio destinato ad un’intera società, il regista stesso ha lasciato intendere un paragone autobiografico con il caso Dreyfus:

Di questi tempi, è possibile un nuovo caso Dreyfus. Ci sono tutti gli ingredienti perché accada: accuse false, procedimenti legali discutibili e social media che condannano senza un processo

Il sottotesto autobiografico, infatti, è tutt’altro che velato e che allude alla vicenda accaduta nel 1977, quando il regista venne accusato di stupro. Ma ciò non priva la sceneggiatura di una fedeltà storica esatta e coerente, anzi.

J’Accuse ci mostra come una storia di fine 1800 sia facilmente riconoscibile nella società contemporanea. I tempi cambiano, ma la Storia è sempre destinata a ripetersi.

Gli attori, completamente irriconoscibili grazie ad un meraviglioso lavoro di make-up, ci regalano delle performance eccellenti.

Da Jean Dujardin, nei panni dell’ufficiale Georges Picquart, a Louis Garrel, nel ruolo di Alfred Dreyfus, tutti riescono a portare sul grande schermo delle interpretazioni convincenti ed toccanti.

La colonna sonora del premio Oscar Alexandre Desplat (La forma dell’acqua, 2018) fa da cornice emotiva all’opera, evidenziando al meglio le situazioni poste davanti allo spettatore.

Ma ciò che più colpisce è la cura quasi maniacale per i dettagli, dai set maestosi ai costumi fino alla fotografia, di grande potenza visiva.

Probabilmente il miglior film del regista da anni e che potrebbe benissimo ambire al Leone d’Oro di questa 76. Mostra, sperando in una imparzialità da parte della giuria.

Appuntamento a domani con nuovi articoli del nostro speciale sulla Biennale di Venezia 2019. Qui trovate l’indice dei nostri articoli dalla Laguna in continuo aggiornamento.