7 Febbraio 2018
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7 Febbraio 2018

SANREMO 2018: Conferenza stampa LUCA BARBAROSSA “Un disco in dialetto non è un disco per pochi ma per tutti”

Luca Barbarossa descrive in conferenza stampa il suo nuovo progetto musicale, ricordando che il dialetto non è per pochi ma per tutti

luca barbarossa
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Luca Barbarossa in gara al Festival di Sanremo 2018 con il brano Passame er sale è il protagonista della conferenza stampa.

Venerdì 9 febbraio uscirà l’album Roma è di tutti etichetta Margutta 86 e distribuito da Sony.

Perche roma è di tutti?

Le cose belle sono di tutti, viviamo in un paese fortemente fortunato. Per coloro che ci hanno preceduto dovremmo avere rispetto dei nostri paesaggi, centri storici, Roma è un patrimonio universale. Roma è di tuti, perdere a Roma è un perdere di tutti, è un modo per includere, per unire.
Un disco in dialetto non è un disco per pochi ma per tutti, c’è la pigrizia intima di quando si sta in intimità, in radio mi sforzo di parlare italiano anche se sono romano.
Con gli amici provate a raccontare una battuta in dialetto e a tradurla in italiano, vale la metà. Ho voluto dare intimità, sono canzoni nate dalla pancia, sono molto spontanee.

Due duetti con Fiorella Mannoia e Alessandro Mannarino, il tour partirà il 16 marzo da Bari e finirà a Roma.

 

Perchè Mannoia e Mannarino?

Sono due talenti romani straordinari, due amici straordinari, Fiorella è la prima che ha ascoltato le canzoni chitarra e voce, scrivevo e cantavo e le mandavo a lei.

A Mannarino sono grato per aver sdoganato la lingua romana, canzoni straordinarie, un mondo diverso per raccontare la canzone romana della tradizione, cantare in romano senza nostalgismo. Alessandro me lo insegna.

 

Dieta? Che rapporto hai con la bilancia?

Non si può parlare di Roma senza il cibo, la cucina locale, nella dieta si mischia il cibo con l’amore, un’essenza importante, dalla cacio e pepe alla picchia po’, la carne di bollito ripassata in padella con cipolla e pomodoro.

 

La scelta del dialetto è un segno di quotidianità… passame er sale

Che belle le inflessioni, gli accenti, la verità è che le canzoni sono venute da sole. Ho rivisitato il repertorio romano, sono cose spontanee, il dialetto ha scelto me, la prima canzone è stata Come stai? Da non morì mai, risposta di un mio amico al tavolo al mare in estate, non lo vedevo da molto tempo e mi ha risposto così. Noi corriamo sempre di più, ci arrivano email, messaggi, devi fare qualcosa, i momenti in cui ti ritagli gli spazi fondamentali sono rari, ti ricordano come è la vita. Il concetto di godersi la vita era molto chiaro, ci sono città con ozio creativo, filosofico, teatrale, questo disco è una vacanza.

 

Assonanze con Lando Fiorini, possiamo considerarti il degno erede?

Non lo sono, ho partecipato al suo disco di duetti, c’è una sfida diversa in questo disco, Lando ha cantato la grande canzone tradizionale romana, queste sono canzoni inedite. Sono due strade divers, due percorsi diversi, lo dico nel ripsetto di Lando come lo è stato per Gabriella Ferri.

 

Come l’ispirazione hai nominato Mannarino, il resto dell’album come sarà?

Descrivere l’album è difficile, con Fiorella cantiamo il manifesto della romanità con un po’ di orgoglio ed una vena ironica, con Mannarino canto una canzone di un ragazzo di colore che viene massacarato in metropolitana a Roma, si scopre alla fine quando arrestano i ragazzi che l’unico romano era il ragazzo di colore morto. Roma è di tutti, ci dobbiamo abituare che si è cittadini di questo paese. Prima lo impariamo e prima la insegnamo ai nostri figli è meglio per tutti.

 

Tra tua moglie Ingird e Roma chi ami di più?

Mia moglie è metà francese e metà catalana un bel mix, ho un nonno abruzzese ed uno napoletano, in ognuno di noi scorrono diversi tipi di sangue, ho detto che sono a Sanremo per amore, una canzone che fotografa una storia di amore della vita, vedendo nascere e crescere i nostri figli.
Le donne sono sacre perchè ci danno la vita ci mettono al mondo. Ho dedicato due canzoni a due donne importanti, nel 1992 a mia mamma, oggi nel 2018 mia moglie che mi ha dato tre figli. Sono 20 anni che stiamo insieme, è una confessione per stare sempre con lei.

 

Hai avuto modo di confrontarti con storie di vita popolana?

Ci sono canzoni ironiche ed altre di vicende umane, la dieta, la pennica, il famoso spazio vitale, c’è una canzone Se penso a te, che è una storia di un suicidio in carcere, deriva dal fatto che frequento Rebibbia e Regina Cieli per parteciapre a concorsi letterari, Racconti dal carcere, i detenuti  si sono avvicinati alla letteratura, ho fatto da tutor ad un giovane scrittore e da queste storie è nata la canzone.

 

C’è una volontà di raccontare politicamente, sei pro ius soli?

Non l’ho mai nascosto. Ad esempio il compagno di banco di mio figlio, i suoi genitori hanno scelto di farlo nascere qui, non vedo perchè non debba essere considerato come mio figlio.

 

Premio Lunezia come Miglior Testo.

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